è un appuntamento?

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mi sono dato appuntamento con Anthony proprio oggi.
voglio che la riunione finisca in fretta, e che non sia orrida come quella della scorsa settimana.
raccontare cose mie in giro non mi entusiasma, ma in quel posto siamo tutti nella stessa merda, anzi, c'è chi sta peggio, quindi raccontare qualcosa non sarebbe stato un pericolo, dato che tutti avevano i fatti loro a cui pensare.

con grace va.. bene?
non lo so nemmeno io.
siamo sposati da otto anni, lei c'è sempre stata per me, ma è decisamente arrivata nel momento sbagliato.
so che mi ama.
ma a volte, quando la guardo, riaffiorano tutti gli otto anni passati insieme.
otto anni pieni di dolore, uno peggio dell'altro, e con lei non ho ricordi che siano positivi.
certo, lei mi ha aiutato.
ma fatto sta, che non ho ricordi positivi.
per me è una sconosciuta.
e me ne accorgo solo da sobrio.
però non posso chiederle il divorzio, non dopo tutto quello che ha fatto per me.
le sono infinitamente grato, ma quando la guardo, non vedo altro che la morte di mia mamma e l'inizio dei miei problemi.
non voglio parlargliene.
so che sarebbe comprensiva, so che probabilmente capirebbe, ma non voglio rattristarla.
vederla triste mi fa male.
vederla triste per colpa mia, anche peggio.

sono davanti all'edificio bianco, che mi fa quasi paura come il primo giorno, ma appena vedo Anthony dentro mi calmo, ed un sorrisetto leggero nasce sul mio viso.
strano.
solitamente non sorrido, non dopo la morte di mia mamma.
però vederlo mi rende felice.
mi rasserena.
mi avvicino a lui, ed a che lui sembra sbigottito dalla mia allegria improvvisa.

<<da quando sorridi?>>

<<sono contento, tutto qui.>>

<<qualche motivo in particolare?>>

<<sono felice di godermi della buona musica con un mio amico.>>

voleva solo sentirsi dire che ero felice di vederlo.
fa un sorriso gigante, un sorriso che illumina la stanza.
in quel momento noto quanto fosse.. carino.
ha i capelli biondi, occhi verdi e delle lentiggini leggere gli puntinano il viso.
è bello quando sorride, sono felice di vederlo sorridere.
è la prima persona che reputo mia amica dopo anni.
sono abituato a stare solo con grace o qualcuno al bar, ma lui è proprio un amico stretto, e mi stupisce quanto ci siamo avvicinati in sole tre settimane.
mi piace pensare che il nostro incontro è stato frutto del destino.
è grazie a lui se sto piano piano smettendo di bere, ma penso che anche la sua situazione sia migliorata.
è più curato, non puzza troppo di fumo ed i suoi occhi sembrano più brillanti.
è bello vedere una persona riprendersi. è bello vedere che una persona sta bene, e pensare che sia anche grazie a te.

ci chiamano per entrare in una delle stanze semi illuminate di quel posto infernale.
dinuovo quelle sedie.
dinuovo quello stupido cerchio.
la mia serenità scompare, ed il mio amico sembra notarlo, ma non fa nulla.
penso sia offeso.
la scorsa volta che ha provato a fare qualcosa non l'ho nemmeno calcolato, anche io avrei avuto la stessa reazione.
riconosco di essere stato uno stronzo, ma non riesco a controllare le mie emozioni quando sono sotto stress.
in realtà non riesco a controllarle in ogni caso.
la mia serietà fa sembrare sempre che io sia in controllo di tutto, ma in momenti come questo perdo completamente il controllo su cosa dico o faccio.
come la scorsa volta, la psicologa elegante entra ed inizia a parlare.
scorsa settimana nessuno sembrava interessato alle altre persone nella stanza, ma oggi ci lanciavamo occhiate l'un l'altro.
Però quest'oggi non sembra avere domande.
sembra più star facendo un discorso profondo sul come oltre che per gli altri, dovremmo smettere per noi stessi.
non smetterei mai per uno come me.
ma smetterei per grace, per Anthony.

l'incontro finisce prima del solito.
meglio per me.
io ed Anthony usciamo chiacchierando, e prima di partire per il locale, ci fermiamo a parlare davanti all'edificio bianco.
tiro fuori, come al solito, il mio pacchetto di Marlboro rosse, e ne offro una al mio amico.

<<no, grazie. sto cercando di smettere>>

<<da dove viene tutta questa motivazione?>>

<<oggi ho effettivamente ascoltato la psicologa, strano vero?>>

sembrava felice, ma sarcastico come al solito.
faccio un tiro, per poi prenderla fra il Pollice e l'indice, iniziando a mandare giù la cenere creatasi toccandola leggermente con il medio.
sento la sigaretta venir tolta dalla mia mano, e vedo che Anthony l'ha presa e se l'è messa fra le labbra, facendo velocemente un tiro per poi restituirmela.
è bello.
molto.
vedo la nube di fumo grigio uscire dalla sua bocca, e sento le mie guance andare a fuoco.
è da tanto che non sento una sensazione simile.
mi nasce sul volto un sorriso spontaneo, forse anche un po' ebete, e mi incanto sul viso del più alto.
è davvero tanto bello.

<<husk, cos'è ti fa schifo? non la vuoi più?>>

Anthony ridacchia, facendomi uscire dalla trance in cui ero intrappolato.

<<scusa Anthony, mi sono incantato un attimo>>

dico, riprendendomi la sigaretta.
Anthony alza un sopracciglio, deve aver notato le mie guance rosse.
per distrarmi faccio un altro tiro, e sbuffando faccio fuoriuscire una nube di fumo grigio che si innalza verso il cielo terso e pieno di stelle.
finisco la sigaretta, la lancio in strada, ed inizio ad incamminarmi con il mio amico.
dopo pochi minuti di camminata, arrivamo davanti al locale.
non è in una bella zona, ma conosco tutti in questo quartiere, quindi nessuno cercherà grane.
appena entrati, una musica mi accarezza le orecchie, il suono dolce del pianoforte è in contrapposizione con il suono quasi metallico del sassofono, sento il cuore battermi a mille, e mi torna in mente tutto il bene che la musica mi ha fatto.
come mi ha sempre tirato su nei momenti bui.
come è sempre stata la mia unica salvezza per anni di sofferenze.
il profumo di alcol e sigari di quel locale rendeva il tutto perfetto.
perfetto per un.. appuntamento.
non so se il nostro si possa definire tale.
Anthony non sembra dispiaciuto della musica.
mi sembra quasi stupito.

<<che ne pensi?>>

<<ancora non mi piace il jazz, ci vorrà un po' a convincermi.>>

ridacchio, e chiacchierando, andiamo a sederci al bancone.
stranamente non voglio bere.
non voglio ubriacarmi, voglio che questo momento con Anthony rimanga nella mia mente, quasi come un tatuaggio sulla pelle.

<<vuoi qualcosa?>>

<<tu non prendi nulla, husk?>>

<<voglio ricordarmi di questa musica, se iniziassi a bere esagererei. sai cosa intendo.>>

<<capito.>>

mi fa un sorriso.
forse questa musica non gli faceva così schifo.
la musica non può fare schifo.
è l'unica cosa bella, in un modo pieno di merda.
non l'unica, forse.
Anthony se la batte.

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