terra bruciata

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ho promesso a mamma che non mi sarei più drogato.
ma è una promessa che non riesco a mantenere.
mamma ha ragione, husk è perdonabile.
ma per perdonarlo, ho bisogno minimo di una striscia liberatoria.
una pastiglia magica che risolva ogni mio problema.
ogni suo problema.
che risolva ogni mia bugia.
ogni nostra bugia.
è notte fonda.
i lampioni sono rotti, le strade completamente buie.
lo schermo del mio telefono si illumina.
una notifica.
devo andare a prendere la pastiglia magica.
la striscia liberatoria.
alzo la tapparella di camera mia.
prego che mamma non mi abbia sentito.
chiudo la finestra, facendo sempre il più delicatamente possibile.

conosco fin troppo bene il quartiere in cui mi ha dato appuntamento lo spaccino.
il quartiere dei locali jazz, il quartiere dei casinò.
ogni singola cosa in questo posto mi ricorda di husk.
mi ricorda di noi.
per perdonarlo, ho bisogno di scordarmi di noi.
di tutto quello che c'è stato.
di tutto quel che ha fatto.

entro in uno dei tanti vicoli nascosti.

<<hai portato i soldi, Anthony?>>

mi prende alla sprovvista, sobbalzo nel sentire una voce nel buio.

<<sì. tu hai portato le pasticche?>>

<<prima i soldi.>>

porgo al mio amico una mazzetta.

<<sono già giusti, li ho contati.>>

<<bene.. eccoti quello che mi avevi chiesto.>>

prendo i sacchetti chiusi accuratamente, e lì metto delicatamente nelle tasche della giacca, come se fossero la cosa più delicata ed importante al mondo.
come se dovessi proteggerle.
la paura di essere scoperto dai poliziotti è sempre alle stelle.
potrebbero portarmi in prigione, lì sì che mio padre mi ucciderebbe.
ma ora che ci penso, mio padre mi ucciderebbe sempre.
sarebbe meglio stare in prigione, che stare in casa con lui.

sono completamente perso nei miei pensieri, in un mare soffocante di ansie e paure.
vedo un lampione parzialmente rotto, sento dei lamenti provenienti da un vicolo in penombra.
merda.
ho paura.
non dovrei camminare da solo a quest'ora.
ma non ho nessuno da chiamare.
nessuno pronto ad aiutarmi.
osservo la persona nel buio.
è girata di schiena, ma mi è familiare.
camicia bianca.
pantaloni neri.
capelli scuri, segnati dal tempo.

ed una pistola sulla tempia.

sgrano gli occhi per la sorpresa.
husk?
dovrei aiutarlo?
le mie gambe si muovono da sole.
i miei occhi si riempiono di lacrime.
in una corsa disperata, afferro quella maledetta pistola.
sento il polso stretto con forza.
sento un forte pugno sullo stomaco, mi piego dal dolore.
cazzo.
è ubriaco.
alzo lo sguardo.
la gelida canna della pistola mi colpisce la fronte.
il suo sguardo disperato mi colpisce il cuore.
è colpa mia?
sta così per colpa mia?
vuole uccidersi per colpa mia?

<<STRONZO CHE CAZZO STAI FACENDO>>

<<Anthony...>>

la sua voce mi spezza il cuore.
sentire la sua disperazione, mi spezza il Cuore.
il grilletto si stacca lentamente dalla mia fronte.

<<HUSK MI SAI DIRE CHE CAZZO FAI? SEI COMPLETAMENTE IMPAZZITO?!>>

<<Anthony...>>

abbassa le spalle, vedo le lacrime scendegli giù per il viso.
un senso di colpa mi assale, divorandomi da dentro.
quest'uomo non può farcela da solo.
aveva me.
perché me ne sono andato?

<<husk.. senti.. non c'è bisogno ->>

<<Anthony perché mi hai salvato.. tu hai tutto il diritto di odiarmi.. tu non..>>

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