perché, papà?

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un raggio di luce filtra fra le tapparelle chiuse di quel piccolo appartamento.
è mattina, sono stato tutta la notte qui?
stare con husk mi fa scordare i miei problemi, a tal punto da farmi scordare che dovevo tornare a casa prima dell'alba.
cazzo.
sono le otto del mattino, il sole è sorto a pieno nel cielo.
un raggio di sole illumina il viso di husk, ed a contatto con i suoi occhi li fa brillare come mai prima d'ora.

<<è tardi, Anthony. ora dovresti tornare a casa.>>

<<hai ragione husk, dovrei.>>

mi alzo in piedi, mi dirigo verso la porta.

<<Anthony, Aspetta>>

husk mi ferma, mettendosi seduto sul divano, così da guardarmi negli occhi.

<<noi ci rivedremo, vero?>>

la domanda sembra risuonarmi nel petto.
ci rivedremo?
riusciremo mai a tornare quelli di prima?

<<addio, husk.>>

esco.
esco definitivamente dalla sua vita.
vorrei restarci per sempre, ma non credo mi sia possibile.
ci facciamo male, ci facciamo molto male.
l'amore mi fa male il doppio della droga, ma il bene che mi fa stare è imparagonabile.
innamorarsi è bello.
ma io ne sono capace?
drogarsi è facile.
ma innamorarsi?
impossibile.

scendo le scale del condominio.
il mio quartiere è piuttosto lontano, un'oretta circa.
un'oretta perso nei miei pensieri.
nella mia mente risuona una frase.

ci rivedremo?

ci rivedremo?..
accendo il mio telefono, sblocco definitivamente husk.
mamma aveva ragione.
meriterebbe una seconda possibilità.
non è colpa sua.
non completamente.
dovrei perdonarlo, ma sono pronto a perdonarlo?

sono entrato nel mio quartiere.
ora inizio a pensare al presente.
sto tornando a casa.
in ritardo.
i miei avranno sicuramente notato che non sono in casa, la paura scorre nelle mie vene.
sono davanti alla mia porta.
apro?
devo aprire.
poggio delicatamente la mano sulla maniglia.
sono le nove e trenta del mattino, ci ho messo più del previsto.
più di quanto ci dovevo mettere.

entro in casa.
noto Molly, la mia sorellina, nascosta dietro alla porta di camera sua.
sento delle urla disumane provenire dalla cucina.
mi dirigo verso mia sorella, per consolarla.
lei odia quando mamma e papà litigano.
non riesce a sopportare le urla.
non si è ancora abituata.

<<hey Molly..>>

si gira per guardarmi negli occhi.
noto il rossore ed il gonfiore del suo volto, dovuto probabilmente al pianto.
la mia sorellina mi abbraccia in modo stretto, quasi per non farmi scappare.

<<Anthony.. ho avuto molta paura, pensavo fossi scappato per sempre.. dove sei stato..>>

<<non ti lascerei mai qui da sola con papà Molly, se dovessi scappare ti porterei con me, in ogni caso. sono stato chiaro?>>

mi stringe sempre di più nel suo abbraccio.
noto i miei genitori nella stanza affianco.
sento insulti di ogni genere provenire dalla bocca di mio padre.
mio padre..
non penso di poterlo definire tale.
lui non è altro che un mostro.
un infimo essere, malvagio fino al midollo.

<<Molly.. tu stai in camera tua, non guardare mamma e papà. usa le mie cuffie, metti la musica al massimo. quando tornerò in camera tua, sarà tutto finito. chiaro?>>

Molly annuisce, entra in camera e si chiude dentro.
sento delle urla provenire dalla cucina.
mamma.
spalanco la porta.

<<mamma, papà fermi. state urlando troppo, Molly vi ha sentiti.>>

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