la gabbia di ferro

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sono passati vent'anni dalla morte di Anthony.
tutto il male che ho fatto in vita, dev'essermisi ritorto contro.
sto morendo lentamente di tumore al fegato, probabilmente dovuto al mio alcolismo.
ho scoperto questo tumore pochi mesi fa, peccato che io lo abbia scoperto troppo tardi.
oramai è irrecuperabile.

"due settimane"

mi avevano detto, appena lo avevano scoperto.

"due settimane è tutto il tempo che ti resta. ospedalizzarti sarebbe inutile, potremmo provare con la chemioterapia.. il tumore ha preso una parte consistente, operarlo sarebbe troppo rischioso."

da quel giorno, questa camera di ospedale è diventata la mia casa.
appena mi hanno detto che mi rimanevano due settimane, ero quasi felice.
da quando Anthony se n'è andato, ho chiuso Nuovamente il mio cuore ad ogni tipo di emozione.
quando ero ancora fuori da questo ospedale, gli portavo spesso i fiori.
ogni giorno andavo a trovarlo al cimitero, ed ogni giorno incontravo sua madre, una persona spettacolare.
conoscerla è stata una delle mie fortune più grandi. lei mi ha spinto ad andare avanti, e le sono molto grato.
forse quei pochi momenti in cui mi sento quasi felice sono con lei, le ore passate a parlare di Anthony.
per me è quasi come la madre che non ho mai avuto.

ma ad un certo punto ho iniziato a sentirmi male, pesantemente.
lo stomaco mi provocava un costante tormento atroce, in particolare in alto a destra.
febbre alta, massiccia perdita dell'appetito e conseguente perdita di peso, una fatica immonda per fare anche solo pochi passi.
questo mi ha costretto a stare a casa, senza andare più al cimitero.
non ho potuto spiegare alla madre di Anthony perché, ma sono sicuro che lei abbia capito che non è per colpa mia.

ora sono in questo letto, sfinito.
in questi mesi passati qui, molti miei amici sono venuti a trovarmi.
ho scoperto della morte di alastor, dovuta allo sparo sbagliato di un cacciatore.
non sapevano perché si trovasse nel bosco, e saperlo, detta francamente, non mi fa stare un granché bene.
poi della successiva morte di niffty, che è stata sparata da un poliziotto.
rimango solo io.
e le due settimane sono oramai passate da un po'.
perché sono ancora qui?
perché sono ancora vivo?
io dovrei essere morto già da un bel pezzo, cosa mi tiene ancora in vita?
forse anche questo è parte del male che sta tornando indietro.
farmi sperare in una morte veloce, per poi farmi soffrire sempre più ogni singolo giorno della mia vita.
oramai ho perso troppo peso, sono un cadavere che per qualche strano motivo respira ancora.

sento bussare alla porta della mia stanza.
vedo ma maniglia tirarsi giù, una donna piuttosto alta entra nella mia camera.

<<husk?>>

riconosco subito la sua voce.
è sicuramente la madre di Anthony.

<<signora! da quanto tempo. mi spiace farmi trovare in queste condizioni, e mi spiace non averti potuta avvertire..>>

noto subito i capelli grigi spuntare dalla sua chioma bionda.
i suoi occhi tristi, sembrano felici di vedermi, anche se non si aspettava di trovarmi ridotto così.

<<spiace a me di non esserti mai venuto a trovare, husk. scusa ma non sapevo fossi qui>>

<<ma ora lo sai, sono contento che tu sia venuta..>>

le sforzo un sorriso, che lei ricambia con naturalezza.
sospiro con pesantezza.

<<..non mi resta molto tempo, dopo avermi diagnosticato il tumore, mi hanno comunicato che mi rimanevano due settimane di vita. sono ancora qui per miracolo.>>

<<non pensi possa significare qualcosa, husk?>>

la guardo negli occhi, confuso.

<<credi nel destino?>>

<<penso di sì, perché?>>

la donna si siede sulla sedia subito affianco al mio letto.

<<se sei ancora qui, significa che c'è ancora qualcosa che devi fare o devi risolvere, qualcuno che devi ancora incontrare. il mondo ti sta tenendo stretto a sé, perché il destino pensa che la tua vita non possa finire qui. la vita è come un grande puzzle, ed a te manca un pezzo.>>

un pezzo?
cosa potrebbe mancare?
sento un brivido.

<<husk, da quando Anthony se n'è andato hai chiuso il tuo cuore in una gabbia di ferro stretta, quasi impedendogli di battere. ma tu pensi fosse questo il volere di mio figlio?>>

<<dopo aver perso Anthony, non sono più stato in grado di amare. ho completamente perso la capacità di amare. sono passati vent'anni, e continuo imperterrito a non amare nessuno, non amerò mai nessuno quanto ho amato Anthony.>>

stringo la coperta fra le mie mani.
per la prima volta, mi sono aperto davvero.
ho nuovamente mostrato un'emozione, per quanto brutta fosse.

<<Anthony non vorrebbe questo per te, Anthony vorrebbe che tu fossi felice>>

<<ma Anthony sa che andandosene, si è portato con sé il mio sorriso. quello che tanto amava.>>

la donna mi guarda rattristita.
la porta della camera si apre, un'infermiera irrompe nella stanza.

<<è finito l'orario delle visite, signora>>

la madre di Anthony si alza.
mi guarda attentamente negli occhi, con le sue orbite verdi.
verdi come smeraldi.
verdi come gli occhi di Anthony.
esce dalla stanza, lasciandomi solo con i miei pensieri.
ho letto quello sguardo, so cosa significa.

"apri il tuo cuore"

ma non posso, non posso più.
ho perso la capacità di amare anni fa.

devo riposare.
sono sfinito, per quanto io non mi sia nemmeno alzato dal letto.
faccio un lungo sospiro.
mi metto comodo, chiudo gli occhi.
non sapevo che non li avrei riaperti mai più.

non più su questa Terra.

spalanco gli occhi.
un cielo rosso mi abbaglia.
una luce che fa venire il mal di testa.
dove mi trovo?
sto sognando?
mi alzo in piedi, mi guardo intorno.

sono.. morto?

simboli satanici mi circondano.
esserini con le corna scorrazzano e si uccidono a vicenda.
urla, disperazione.

sono all'inferno?
dio esiste?

ho troppe domande, poche risposte.
ma un dubbio mi colpisce.

Anthony è qui?

ma perché dovrebbe essere all'inferno?
probabilmente per la droga, è permesso dalla bibbia drogarsi?
non ne ho la più pallida idea.
inizio a camminare su questo suolo, confuso.
mi guardo i piedi, e la mia confusione aumenta esponenzialmente.
unghie affilate, peli su tutto il corpo.
mi specchio alla vetrina di un negozio.
sono un gatto?
sono un cazzo di gatto con le ali?
ma sono seri?
sento la rabbia scorrermi nelle vene.
se il mio cuore è rimasto chiuso, ora è sigillato.
sigillato ad ogni tipo di emozione, se non la rabbia.
rabbia allo stato puro.
quella che ti fa stringere i pugni, urlare, digrignare i denti.

ho iniziato a giocare d'azzardo molto più di quanto lo facessi in vita.
ho iniziato a bere molto più di quanto facessi in vita.
tramite il gioco, ho vinto un paio di anime.
forse è stata la mia rabbia a portarmi in alto, a quello che sono oggi.
ho una professione importante qui all'inferno, e possiedo uno dei casinò più pregiati.
ho perso ogni mio valore, ogni mia passione.
infatti, il mio nome ora mi si addice.
sono solo la scorza dell'uomo che ero una volta.
ma finché non riavrò Anthony fra le mie braccia, rimarrò il freddo, spietato e colmo di rabbia, overlord del gioco d'azzardo.

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