1. Giorno di merda

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ARES POV

Mi fiondo in cucina: sono nuovamente in ritardo cazzo!

"tarde otra vez ¿eh?"
(Un'altra volta in ritardo eh?)

Mi dice ironica mamá. Detesto quando mi guarda con lo sguardo di chi sa già tutta la verità e aspetta solo di sentire che aveva ragione lei.

Non le rispondo, o meglio, le rispondo con un piccolo grugnito che mi fa somigliare più ad una bestia che ad un essere umano.

Mi fiondo sullo sgabello dell'isola in marmo della cucina e mi avvento sulla mia ciotola di latte tiepido con i cereali.

Mio padre fa il suo ingresso in cucina poco dopo e mi guarda con un sorriso che mi suggerisce che più che essere arrabbiato è divertito.

Alzo gli occhi al cielo infastidito: possibile che questi due non abbiano di meglio da fare che stare qui a fissarmi e ridere?

Si scambiano una fugace occhiata d'intesa e sorridono.

A volte odio l'intesa che c'è tra di loro: mi fa sentire così solo, un intesa così non ce l'ho nemmeno con i miei fratelli gemelli...

"Buongiorno schatje"

Dice mamma avvicinandosi a papà e lasciandogli un veloce bacio sulle labbra.

Papà sorride, le cinge i fianchi e le lascia un piccolo bacio sulla fronte e poi le sussurra il suo solito "Buongiorno mia dea".

Dio, mi sta venendo il diabete a stare in questa stanza. Tento di finire la colazione il più presto possibile di modo da poter coprire la mia visuale con la tazza che mi porterò alle labbra per bere il latte.

Purtroppo il mio piano va a monte perché mi scappa un piccolo: "Me lo merito per aver fatto tardi anche questa mattina"

"Ti meriteresti anche di peggio mio caro Ares"

Dice mamma.

Giuro che non so come faccia quella donna a sentire tutto ciò che dico o che penso.

"Regarde plutôt quelle heure il est"
(Piuttosto guarda che ore sono)

Mi dice papà in francese ed il mio sguardo vola sull'orologio appeso al muro che segna le 8:00.

"Heilige shit"
(Porca troia)

Esclamo precipitandomi alla porta e afferrando lo zaino che avevo precedentemente lasciato sull'uscio.

Sento i miei ridacchiare ed alzo gli occhi al cielo con un sorriso sul volto: quei due mi fanno esasperare.

Nel tragitto casa-scuola non mi affretto, anzi mi godo tutto quello che Montecarlo può offrirmi.

Ovunque io mi giri ci sono fiori e ciò può significare solo una cosa: è il primo aprile e no, questo non c'entra nulla con il pesce d'aprile.

Adesso capisco come mai mamma e papà fossero di così buon umore: oggi è il giorno del fiore.

Mi fermo ad osservare il panorama: tanto sono già in ritardo, non ha senso che io mi affretti.

Sul lato del marciapiede opposto al mio ci sono due piccoli merli, sono in coppia pure loro.
Il sorriso che mi si forma in volto è amaro, possibile che là fuori non ci sia nessuna per me?
È mai possibile che per tutti sono un puttaniere, colui che detiene la degna eredità dei Leclerc?
Già, a quanto pare papà e nonno Charles erano "popolari" tra le ragazze durante i loro anni d'oro.

Probabilmente dovrei smetterla di lamentarmi delle romanticherie dei miei genitori perché se non fosse per quei fiori io probabilmente non sarei qui.

Sospiro e mi rimetto in marcia verso quella che tutti chiamano "scuola", ma che io definisco "Inferno Legale" per via della sua inutile complessità.

Grazie di...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora