5. Effetto Lucciola

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ARES POV

Non so che ore si siano fatte, ma è decisamente tardi: il tempo sembra essere volato. Io e Luce siamo rimasti l'uno abbracciato all'altra. Mentre io le descrivevo l'ambiente circostante, lei continuava a pormi domande alle quali potevo rispondere solo guardando attraverso la finestra.

"Lucciola"

La chiamo gentilmente.

In risposta emette un mugolio leggermente infastidito.

"Non pensi che dovremmo andare a letto? Lo so che abbiamo dormito tutto il pomeriggio, ma se restiamo svegli tutta la notte poi domani a scuola dormiremo in piedi. In più dobbiamo anche andare in auditorium per la lezione di educazione sessuale"

Spiego mantenendo sempre un tono basso, ma morbido.

Lei annuisce e, lentamente, si discosta dal mio petto che immediatamente si irrigidisce per via della perdita di contatto con la sua pelle.

Con molta attenzione si rimette in piedi, lo stesso faccio io e mi precipito al suo fianco per paura che possa inciampare da qualche parte.

Luce si dirige in direzione del corridoio, quando è praticamente sull'uscio della porta di una stanza a me ignota, inciampa in un vaso posto affianco alla soglia della porta. Non faccio in tempo a protrarmi nella sua direzione per prenderla al volo che è sul pavimento che geme di dolore.

"Cazzo, io gliel'avevo detto che quel vaso mi intralciava!"

Si lamenta tra sé e sé mentre si massaggia la caviglia tentando di alleviare il dolore.

Mi siedo sul pavimento accanto a lei.

"Mia madre si è fossilizzata sul fatto che quello stupido vaso debba stare sull'uscio della porta del bagno"

Mi spiega con tono più cauto, ma ancora decisamente frustrato.

Vederla mentre si arrabbia con l'universo e si ripiega su sé stessa per far passare il dolore fa male: lei è l'ultima persona al mondo che si merita questa sorte.

Senza dirle nulla la sollevo e la prendo in braccio a mo' di sposa.

"Ares? Ma che cosa stai-"

"Ti sto aiutando"

La interrompo e la porto nella stanza in cui aveva intenzione di condurmi, tasto la parete e trovo l'interruttore per accendere la luce: siamo in bagno.

La stanza non è molto grande, ma c'è spazio per una vasca con doccia, un lavandino e la toilette.

Poso Luce a terra e la vedo decisamente disorientata, allunga le mani per tastare qualcosa che le permetta di comprendere in quale punto della stanza si trovi esattamente.

"Vedi quel mobiletto bianco che si trova sulla stessa parete del lavandino? -Domanda senza aspettare una mia risposta.- Lì dentro ci sono degli asciugamani grandi di colore bianco, potresti prenderli?"

Faccio come mi ha chiesto e le dò gli asciugamani.

"Ti dispiace se mi faccio prima io la doccia?"

Domanda.

"No, tranquilla"

Rispondo e mi avvio verso la porta per lasciarle un po' di privacy.

"Aspetta"

Mi sento richiamare mi volto velocemente. La trovo immobile al centro della stanza tutta rossa in viso, sospira e sembra un po' a disagio.

"Io -Prende un grande respiro e, con la testa china come se sentisse il mio sguardo sulla sua figura, comincia a parlare molto lentamente.- Ho bisogno di una mano per entrare nella doccia perché la vasca mi ostacola. Solitamente mia madre mi dà una mano, quando non c'è ci provo da sola, ma va sempre a finire che mi faccio male e vorrei evitare"

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