ARES POV
Apro lentamente gli occhi e vedo una luce scura provenire dalla finestra, mi guardo intorno: la casa è molto più buia rispetto a quando ho aperto gli occhi l'ultima volta. Devo essermi addormentato e si dev'essere fatto tardi a giudicare dall'oscurità che intravedo dalle finestre.
Un esile corpo raggomitolato su di me si muove appena, sorrido: Luce è così carina quando dorme. le sue ciocche di capelli più corti le si sono schiacciate sulle guance arrossate, le sue labbra sono così rilassate che sembrano meno fini di quello che sono in realtà e questo accentua ancora di più la loro forma perfetta.
Muovo il collo che mi sta dando fastidio dato che non lo muovo da ore.
Un mugolio riempie la stanza: Luce si sta svegliando.
Mi ritrovo a diventare un semplice spettatore del suo risveglio, sono immobile. Per la prima volta della mia vita non interpreto il protagonista, sono solo uno spettatore che si gode un film meraviglioso: il suo lento e pigro risveglio.
Sospira rumorosamente, muove le piccole mani sopra al mio petto, lo tasta in più punti, proprio come aveva fatto qualche ora fa.
Non so spiegarmi perchè, ma, ogni volta che Luce mi sfiora una sensazione molto calda s'impossessa della zona da lei toccata. Le sue docili mani si portano sempre con loro una scia di calore che sembra essere come una calamita per un magnete: irresistibile.
"Che ore sono?"
Domanda con la voce impastata dal sonno.
"A giudicare dall'oscurità del cielo penso che siano le 19:30 più o meno"
Rispondo.
Mi volto in direzione dell'orologio da parete per auto-confermare la mia supposizione e vi leggo l'orario: 19:45.
"Com'è?"
Chiede con un tono di voce che è un mix di felicità e malinconia.
"Com'è che cosa?"
Chiedo.
"Il cielo. Com'è il cielo?"
Risponde tranquilla, senza volermi punire per il fatto che io non abbia colto al volo il significato della sua domanda.
"Umh...beh è..."
Mi blocco farfugliando monosillabi.
Non ho mai prestato molta attenzione al cielo, ho una vita decisamente frenetica ed il cielo è l'ultima cosa che guardo durante le mie giornate impegnative.
Mi giro verso la finestra e mi prendo qualche attimo per osservare il cielo.
Lei non reclama la mia parola, semplicemente aspetta che io finisca d'osservare il paesaggio.
Finalmente mi sento pronto per rispondere alla sua richiesta. Prendo fiato e tento di non tralasciare alcun dettaglio.
"A quest'ora il cielo è diventato scuro, ma non ancora del colore della notte, è più un azzurro molto scuro. Ci sono solo poche nuvole bianche che lo popolano. Una di queste riflette ancora pochissimi riflessi aranciati del sole che ormai è tramontato, mi trasmette un non so ché di sereno. C'è anche un piccolo stormo di gabbiani, non sono tanto grandi, ma risaltano bene sul cielo azzurro scuro. I lampioni qui sotto si sono accesi, il problema è che rovinano l'atmosfera tranquilla con la loro luce fredda e bianca."
Finisco la descrizione con il cuore in gola: sono più nervoso di quando sta per cominciare una gara. Ho paura di aver trascurato qualcosa, di non averle detto tutto e questo mi fa sentire tremendamente in colpa perché, in questo momento, i miei occhi sono i suoi e non posso permettermi di non guardare tutto quanto attentamente.
Lei sorride, questa volta sembra un sorriso più gioioso rispetto a quelli di qualche ora fa.
"Sono già fiorite le rose rosse del giardino del palazzo accanto a questo?"
Domanda a bassa voce, piena di purezza e curiosità: sembra una bambina nella fase del <<Perché?>> e non posso fare altro di trovarla tremendamente carina mentre si rannicchia sul mio petto con i capelli spettinati e la voce assonnata.
Osservo il giardino del palazzo affianco al nostro e constato che sì, sono già fiorite.
Passiamo le successive due ore così, lei che mi chiede descrizioni del mondo circostante, ma sapendo già quali saranno le risposte, ed io che guardo davvero il mondo per la prima volta. Restiamo avvinghiati l'uno all'altra senza staccarci mai, il perché non lo so. So solo che è un momento più intimo di tutte le scopate che mi sono fatto nella mia vita e non capisco perché.
Spazio Autrice
So che questo è un capitolo estremamente corto, però è molto significativo per i nostri due protagonisti. Avrei voluto che fosse più lungo, ma il mio cuore mi ha suggerito di lasciarlo di 700 parole scarse.
Purtroppo non so dirvi se aggiornerò ancora durante questo finesettimana perché, come alcuni di voi già sanno, la mia bisnonna è venuta a mancare.
Questo capitolo, seppur breve, lo dedico a lei perché è una delle poche persone che mi hanno insegnato a guardare il mondo e non solo a vederlo, un po' come Luce sta facendo con Ares.
Grazie di essere arrivato/a fin qui, prometto che tornerò il prima possibile.
❤️⭐
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Romance‼️⚠️STORIA NON CONCLUSA⚠️‼️ Ares, Artemide e Apollo sono tre gemelli che non hanno nulla in comune se non il cognome: Leclerc. Figli di Venere Verstappen e Hervé Leclerc i tre gemelli si ritroveranno a dover affrontare le loro difficoltà e tormenti...