ARES POVIl tempo sembra non passare mai. Ripenso in continuazione alla scommessa fatta con mio fratello: devo farmi perdonare da quella ragazza, ma come faccio se non so nemmeno come si chiama?
La verità è che non m'interessa affatto farmi perdonare da lei. Non sono un mostro, mi sento in colpa per come l'ho trattata, ma non reputo così grave la questione da doverla inseguire mentre le chiedo perdono in aramaico antico. Però non posso rischiare di perdere una scommessa con mio fratello: ho sempre vinto io e Dio solo sa quanto Apollo vorrebbe rinfacciarmi una mia sconfitta.
Non abbiamo mai scommesso con i soldi perché non ci è mai piaciuto, al massimo chi perde deve offrire un gelato all'altro, non mi importa del gelato ma di mantenere il mio record di vittorie, altrimenti che figura ci farei?
Finalmente quella maledetta campanella suona e in un batter d'occhio sono già nel corridoio in direzione dell'uscita.
La solita massa di ragazzi si dirige verso l'ingresso della scuola ed io non faccio altro che aggregarmi ad essa.
Mentre scendo i gradini che conducono ai cancelli rivedo lei: la ragazza che oggi mi è venuta addosso.
Mi affretto nella sua direzione e, proprio mentre sto per raggiungerla, un ragazzo la spintona per farsi spazio tra la folla .e lei cade per terra.
Sento la rabbia ribollirmi in corpo: come cazzo si fa a spingere una persona non vedente?
Con passo deciso vado verso il ragazzo dai capelli rossi che l'ha spinta e lo afferro per il colletto della sua stupida camicia bianca.
"Se le rimetti le mani addosso giuro su quello che ho di più caro che ti farò finire sottoterra, ci siamo intesi?"
Lo minaccio fissando i suoi occhi marroni.
Mollo la presa sul suo colletto e lui cade per terra: ben gli sta'.
Senza curarmi di quel verme ritorno verso la ragazza di stamattina che sta disperatamente tentando di alzarsi, ma che ogni volta che ci prova viene bloccata da degli imbecilli che non si curano della sua presenza e si fermano a chiacchierare.
Mi incazzo ancora di più perché tutti coloro che le passano vicino vedono che è in difficoltà, ma nessuno si ferma ad aiutarla.
La sollevo a mo' di sposa e la porto via da tutta quella marmaglia.
Lei si dimena ed io sorrido: è così tenera mentre mi tira dei pugnetti sui pettorali, inoltre non pesa quasi niente.
"Lasciami!"
Esclama ed io ridacchio di gusto.
Lei sbuffa: probabilmente ha riconosciuto il timbro della mia risata.
"Ancora tu? Che diamine vuoi da me?"
La appoggio a terra, ma, prima di lasciare andare completamente la presa sul suo corpo, mi assicuro che sia in equilibrio e che non rischi di ricadere.
"Dove diamine mi hai portata?"
Domanda voltandosi nella direzione totalmente opposta alla mia e mi fa quasi tenerezza.
Le prendo il mento a coppa con la mano destra e giro il suo volto nella mia direzione.
"Dall'altro lato della strada, così eviti di essere spinta per terra di nuovo"
Rispondo ovvio.
Digrigna i denti e sbuffa: fa quasi ridere.
"Non ho bisogno di un paio di gambe nuove, le mie funzionano benissimo"
STAI LEGGENDO
Grazie di...
Romance‼️⚠️STORIA NON CONCLUSA⚠️‼️ Ares, Artemide e Apollo sono tre gemelli che non hanno nulla in comune se non il cognome: Leclerc. Figli di Venere Verstappen e Hervé Leclerc i tre gemelli si ritroveranno a dover affrontare le loro difficoltà e tormenti...