Kitty

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Stava tenendo sotto tiro il suo obiettivo attraverso il mirino di un fucile di precisione.

Era una succube rosa con delle enormi corna a strisce bianche e nere. Non ricordava il suo nome, né sapeva il motivo per cui il cliente la voleva morta - sapeva solo che la stavano pagando profumatamente e che quei soldi le servivano.

Adesso la succube stava ridendo e scherzando alla battuta di un suo simile, era a tiro.

Trattenne il respiro, concentrata. Posizionò bene l'indice destro sul grilletto. Non era la prima volta che lo faceva e non sarebbe stata l'ultima.

Il cuore le batteva in petto, l'adrenalina le scorreva nelle vene, le orecchie si piegarono all'indietro.

Solo un secondo e...

Prima un rumore statico la distrasse e il colpo partì per sbaglio, mancando il bersaglio e scatenando il panico, poi fu inghiottita da fiamme incandescenti.

«Ma che cazz...»

Le fiamme si spensero e si ritrovò sei paia di occhi a osservarla, in silenzio. Beh non proprio. Sei person... sei creature. Una era un ciclope... Niffty? E un'altra aveva un occhio solo.

«...zzo succede?»

Una in particolare le fece ghiacciare il sangue.

Gli occhi di Alastor erano puntati dritti nei suoi e sorrideva, come sempre. Non aveva sue notizie da anni.

Come se niente fosse, il Demone della Radio le passò un braccio attorno al collo e si rivolse al gruppo di persone di cui lei non sapeva assolutamente nulla. Un momento. Husk? Che cazzo stava succedendo?

Alastor era molto più alto di lei. Con la punta delle orecchie gli arrivava forse al gomito, non era poi tanto più alta della piccola ciclope vestita da cameriera.

«E questa qui, infine, è la mia assistente: Kitty. È eccezionale a fare i conti, provare per credere!» fece l'occhiolino e la lasciò andare.

«Veramente ero nel bel mezzo di...» tentò di protestare, ma un leggero rumore statico le fece sollevare i peli bianchi che aveva sulla nuca e voltandosi si rese conto che l'espressione di Alastor non ammetteva alcun tipo di repliche. Deglutì e le orecchie le si abbassarono completamente. «Sissignore» merda.

Ci mise poco a capire cosa stesse succedendo... non poteva rifiutarsi di aiutare Alastor, avevano un accordo.

L'idea della figlia di Lucifero era piuttosto assurda, ma non era compito suo giudicare. Probabilmente, per lei non ci sarebbe mai potuta essere una redenzione. Aveva commesso molti più peccati all'Inferno che in vita, eppure eccola lì... alla fine, ci stava bene. Il Paradiso non le interessava. Non le interessava più nulla.

*

Più tardi, nella sua nuova stanza, camminava avanti e indietro, con il cellulare in mano, aspettando che squillasse.

Al primo squillo per poco non lo fece volare in aria.

Rispose velocemente e con una voce nervosa.

Dall'altro capo del telefono iniziarono ad arrivare urla e imprecazioni.

«Kitty! Che cazzo ti è preso? Il bersaglio è fuggito... vivo!!»

Lei sospirò e si passò una mano tra i capelli, finché non diventavano pelliccia e si incontravano con le orecchie. «Lo so... mi dispiace, non...»

«Ti dispiace? Ti dispiace? Per cosa cazzo pensi ci paghino? Io non tratto questo genere di cose! Sei tu quella che fa questo lavoro! E adesso cosa dico al cliente? Che mi dispiace?» altre urla furiose.

«No, lo so! È che è successo...» tentò di spiegare, ma fu interrotta.

«Avevamo un accordo! Io mi occupo solo di quelli al piano di sopra ma se mi chiamano per un demone ti faccio una telefonata, te ne occupi tu e facciamo a metà! Tu sei brava con i numeri, sai dirmi quanto cazzo è la metà di zero? Te lo dico io: NIENTE DI NIENTE! Perché cazzo te ne sei andat...»

«Blitz! Blitz, ascoltami!» stavolta fu lei a interromperlo, alzando la voce. «Non me ne sono andata. Alastor mi ha convocata all'improvviso, non ho potuto fare nulla».

Silenzio.

Ancora silenzio.

«Blitz? Ci sei?» chiese, dopo una lunghissima pausa.

«Alastor? Cioè, il Demone della Radio?»

«Sì...»

«Il Demone della Radio... cioè, il signore supremo?»

Stavolta sbuffò, indispettita e le orecchie si appiattirono. «Quanti cazzo di Alastor conosci?»

«Era per essere sicuro... quiiiiindi... come va?» chiese, l'altro, cambiando tono.

Con un sospiro, Kitty sollevò lo sguardo verso il suo riflesso alla finestra. Era meno "gatto" di Husk, ma quei tratti felini erano inequivocabili.

I suoi occhi erano due pozze nere, vuote e profonde. Aveva dei denti affilati come rasoi.

Tutto il corpo era ricoperto da un sottile strato di peluria bianca, tranne il viso e le mani. Le punta delle dita erano nere e finivano con degli artigli che poteva estrarre e ritrarre a piacimento.

Aveva la coda... lunga e spumosa... che detestava perché nonostante fossero passati anni, ancora non ci si era abituata e continuava a chiudersela da tutte le parti...

E poi aveva quelle maledette orecchie che non stavano mai ferme.

Ovviamente Kitty non era il suo vero nome, ma quando era arrivata all'inferno tutti avevano iniziato a chiamarla così e lei detestava il suo nome così tanto che alla fine aveva preferito tenersi quello che le avevano dato gli altri demoni.

«Come vuoi che stia, Blitz? Avrei preferito un avvertimento, ma... senti ti mando qualcuno che conosco a finire il lavoro, ok?»

«Dove sei, adesso?»

«Pentagram City... un hotel, poi ti racconto. Che c'è ti preoccupi?»

«Chi io? Non dire puttanate. Vorrei solo sapere se tornerai a lavorare o no...»

Con un mezzo sorriso a fior di labbra, trattenne un sospiro. «Lo spero. Non mi piace qui... non mi piace per niente».


xXx

[Nda: un'immagine di come dovrebbe più o meno apparire Kitty, creata usando un sito online

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[Nda: un'immagine di come dovrebbe più o meno apparire Kitty, creata usando un sito online.]

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