La Radio ha ucciso la Televisione

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Si trovava nella stanza di Alastor ed erano le prime ore del mattino. Lui era seduto a fare colazione - un cervo morto da poco, preso da chissà dove - lei, invece, era seduta su una comoda poltrona lì accanto e si stava leccando una mano per poi strofinarla furiosamente contro la pelliccia sulla testa, fra le orecchie.

Alastor la osservava incuriosito, mentre mangiava tranquillamente.

Più lei cercava di pulirsi, più lui le lanciava occhiate oblique.

«Hai un odore davvero... pungente» commentò lui, pulendosi gli angoli del sorriso con un tovagliolo.

Kitty sospirò forte, fermandosi solo un momento per sollevare la testa e rifilargli uno sguardo sofferente. «Puoi dirlo che puzzo da fare schifo...»

Il sorriso di Alastor si allargò impercettibilmente. «Sei stata tu a dirlo, non io».

Kitty riprese a leccarsi e pulirsi come poteva. «Ieri sera Blitz mi ha detto che aveva un lavoro per me... e quando sono arrivata ho scoperto che intendeva che aveva bisogno di una babysitter per sua figlia» spiegò, frustrata.

Quando Alastor non disse nulla, lei aggiunse: «Loona è un segugio infernale e lui si è anche dimenticato di dirmi che è proprio quel periodo dell'anno, e lei non ha ancora fatto il richiamo del vaccino! Ha tentato di sbranarmi per tutta la sera, ci mancava solo che mi pisciasse addosso!» sibilò tra i denti, rabbiosa, ricordando gli avvenimenti della sera precedente. «Come cazzo ha fatto quell'imbecille a non pensare al fatto che sono un gatto?!»

Il Demone della Radio storse il naso e fece sparire la sua colazione, evidentemente disgustato. «Potevi educatamente rifiutarti...»

«No, Blitz è un amico e doveva fare una cosa importante, non lo so...» sbuffò, iniziando a leccarsi un punto sulla spalla.

Alastor andò ad aprire le porte del balcone per far passare un po' d'aria.

«Nemmeno a te piacciono i cani, vero?» chiese cautamente Kitty.

Alastor non batté ciglio. «Ho una preferenza verso i felini» scherzò. «Come mai questa domanda?»

«Oltre al fatto che l'odore di segugio infernale ti fa quasi più schifo di quanto lo faccia a me?» Kitty sollevò un sopracciglio, poi si strinse nelle spalle. «Mimzy parla un sacco e dice un sacco di cose... soprattutto quando è ubriaca, ed è quasi sempre ubriaca».

La notizia sembrò sorprendere Alastor, che andò a sedersi su una poltrona accanto a quella di Kitty. «Non sapevo che tu e Mimzy foste amiche».

«Amiche è un parolone...» lo corresse, leccandosi la mano e pulendosi poi le orecchie. «Ma in questi sette anni cosa pensavi? Che fossi rimasta nella torre radio come una specie di Raperonzolo? All'inizio ti ho cercato ma nemmeno i tuoi amici sapevano che fine avessi fatto... quindi me ne sono fatta di nuovi... che, a quanto pare, mi incastrano la sera con le loro figlie rabbiose e puzzolenti» fermò un conato di vomito mentre ricominciava a leccarsi.

Alastor annuì, accettando le nuove informazioni e poi si sporse in avanti, incuriosito. «E ora che sono tornato, non vorresti sapere dove sono stato?»

Kitty sollevò lo sguardo su di lui, si strinse nelle spalle. «Di modi di dire su gatti curiosi che ci hanno rimesso la pelle ce ne sono fin troppi... ho la sensazione che lo scoprirò quando sarà il momento giusto».

«Una gatta molto saggia» commentò Alastor, anche se un po' deluso di non vedere troppo entusiasmo nella sua interlocutrice.

«Una gatta che ha bisogno di un bagno... questa puzza non va via!» si arrese, alzandosi e Alastor fece schioccare le dita, incenerendo immediatamente la poltrona dove fino a un secondo prima era stata seduta Kitty. «Ci vediamo dopo...» lo salutò lei, per niente stupita e il demone ricambiò il saluto con un cenno della mano.

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