Controllo

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«Erano ovunque e da nessuna parte, ti dico...» Kitty abbassò la voce, nella sua stanza, con il telefono premuto contro l'orecchio e l'altro pronto a cogliere ogni minimo movimento che potesse provenire da fuori.

Dall'altro capo del telefono, un Blitz estremamente incuriosito stava molto probabilmente prendendo appunti - mentali o fisici, preferiva non chiederselo veramente.

«Mhmh...» fece l'Imp, per una volta con tutta l'attenzione rivolta verso di lei. «E quindi mi stai dicendo... tentacoli porno. Siete due depravati. Approvo» era terribilmente serio.

Kitty sospirò, pensando alla sera precedente e arrossendo come un peperone. «Sì, ma... non è solo questo... te l'ho detto che... è Alastor! Insomma, lui ha la mia anima, io lavoro per lui... e come una cretina me ne sono innamorata... non pensavo ricambiasse».

«Non è detto che ricambi» l'interruppe subito lui.

Kitty tirò istintivamente indietro le orecchie. «Blitz, stiamo parlando di me e di Al, per una volta tieni fuori il tuo piccione regale dalla conversazione! Solo perché sei così ottuso da non vedere che quel frocetto farebbe di tutto per te, non significa che qualcun altro non possa innamorarsi!» si mise subito sulla difensiva. Alastor era diverso. Lui non faceva certe cose. Con nessuno... se aveva scelto lei, un motivo avrebbe dovuto pur esserci, ne era certa e non avrebbe lasciato che Blitz le avesse messo i bastoni fra le ruote solo perché lui aveva troppa paura di esplorare la sua situazione sentimentale.

«Sì, sì...» fece l'altro, adesso più annoiato. «Ma non mi hai detto la cosa più importante: come ce l'ha il cazzo? È grosso? È da renna? Com'è l'uccello di una renna? Aspetta lo cerco online».

Kitty iniziò a fumare dalle orecchie. Blitz stava cambiando argomento perché lei aveva toccato un tasto dolente per lui. «Okay, prima di tutto... Alastor è in parte cervo. Non renna. E in secondo luogo, non lo so... non si è tolto i vestiti... ha fatto tutto con quelle sue ombre strane...» al solo pensiero le ginocchia tornavano deboli, dovette sedersi sul margine del letto.

«Cioè... non si è spogliato? È rimasto vestito tutto il tempo?» Blitz non sembrava crederci.

Kitty annuì. «Te l'ho detto, Alastor è particolare e a me sta benissimo così... è stato molto più eccitante di... qualsiasi altra cosa! E tu... stronzo... dovresti chiamare il piccione! È ancora in ospedale?»

Silenzio.

Ancora silenzio

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Ancora silenzio.

«No... ma gli ho mandato un messaggio» Blitz non voleva veramente parlarne dal tono della voce.

«Ti stai rovinando con le tue stesse mani, lo sai? Quando finalmente lo capirai potrebbe essere troppo tardi» Blitz non ascoltò la fine della frase dell'amica, perché le aveva attaccato il telefono in faccia.

Kitty sospirò. Blitz sapeva essere un ottimo amico, il migliore - forse - ma era davvero un grandissimo coglione.

*

RhiannonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora