La canzone di Kitty

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«A tutti piace confessarsi col barista!» stava sbraitando Husk, mentre Angel Dust stava costringendo tutti a vedere il suo ultimo capolavoro del porno. «Ormai io so tutto di te e di questi poveri figli di troia» continuò l'ex signore supremo, senza venire interrotto.

 «Ormai io so tutto di te e di questi poveri figli di troia» continuò l'ex signore supremo, senza venire interrotto

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Poi indicò Sir Pentious con la zampa con cui reggeva la bottiglia da cui ogni tanto tracannava. «Quello lì è un buffone insicuro e mi striscia vicino al letto per guardarmi dormire» snocciolò l'informazione come se niente fosse, umiliando il serpente che a Kitty non era mai piaciuto, ma... al momento le faceva un po' pena. Husk continuò. «La principessa... una buonista che vuole risolvere i problemi altrui non potendo risolvere i suoi» ouch! No... non avrebbe... glielo aveva confessato in amicizia... «Occhio di lince qui giudica tutti perché odia se stessa» e poi si voltò verso di lei, noncurante delle occhiate che lei stava lanciando, mentre Charlie e Vaggie si lamentavano. «La gattina qui ha dei sensi di colpa talmente forti da non riuscire nemmeno a dormirci la notte ed è innamorata persa del capo» Kitty abbassò le orecchie, infuriata e gli soffiò mostrando i denti, tutta rossa in volto, ma Husk era già passato a Niffty. «Non conviene a nessuno sapere che problemi ha» e tornò a bere.

Fortunatamente nessuno diede peso alle parole di Husk. Tutti troppo concentrati su loro stessi.

Mentre Angel Dust iniziava a scaldarsi, lei ne approfittò per uscire dalla stanza con la coda fra le gambe, pensando a quello che aveva detto il gatto più anziano.

I sensi di colpa. Non avrebbe dovuto essere così... era all'inferno perché l'avevano costretta a fare quello che aveva fatto, eppure... eppure lei stava male.

Corse in camera, ignorando le lacrime che le scorrevano lungo le guance, i singhiozzi che spezzavano il respiro.

Si nascose dietro la porta chiusa della sua stanza.

Il volto di sua madre, di suo padre e dei due fratelli minori... l'avevano costretta. Era stata colpa loro. Se l'avessero lasciata in pace, se l'avessero lasciata partire per la congrega... ma volevano chiamare un prete, volevano bruciarla. Doveva per forza ammazzarli. E poi i loro corpi senza vita. Il senso di colpa di averli avvelenati. Aveva mangiato la stessa zuppa... sperando di non doverli vedere mai più.

Invece...

Un'ombra le scivolò sotto i piedi e Alastor prese forma davanti a lei, il suo sorriso era sempre al suo posto ma negli occhi vibrava una luce sinistra.

Kitty si asciugò il moccio dal naso con la manica della giacca da lavoro e non disse nulla, confusa. Nemmeno c'era quando Husk aveva condiviso tutti i loro segreti, che voleva, adesso?

Alastor rimase in silenzio ma allungò una mano verso di lei. Kitty la prese e lui con l'altra le asciugò una lacrima dalla guancia.

«Cosa ti turba, mia dolce colomba?» chiese, in tono preoccupato.

Kitty non avrebbe buttato sotto un treno Husk... non era giusto. Odiavano tutti quel posto e ognuno di loro gestiva e processava la cosa in maniera diversa.

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