1. 𝐏𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐚 𝐏𝐨𝐫𝐭𝐚.

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𝑼n tonfo mi fa aprire gli occhi di scatto, in un battito di ciglia i miei occhi scuri ritrovano la televisione spenta mentre l'ultima cosa che ricordo prima di essermi addormentata, era stata trovarla accesa

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𝑼n tonfo mi fa aprire gli occhi di scatto, in un battito di ciglia i miei occhi scuri ritrovano la televisione spenta mentre l'ultima cosa che ricordo prima di essermi addormentata, era stata trovarla accesa.

Muovo le pupille velocemente trovandomi, con il capo rivolto verso il petto di Tradis.

Ci siamo addormentati - un'altra volta - davanti al televisore. Il suo viso rilassato e dolce mi fa fare movimenti lenti per alzarmi e cercare di non svegliarlo.

Sposto il suo braccio che prima aveva attorno alla mia spalla insieme alla sua grande mano grande appoggiata alla mia clavicola.

I miei occhi assonnati riescono a introdurre una nuova figura a poca lontanza da me quando mi alzo, poggiando i piedi nudi e smaltati sul tappeto morbido.

Nate mi sta guardando dall'isola della cucina, mentre mi stiracchio.

So già cosa starà pensando, altra nottata di lavoro duro per tutti e tre a quanto pare.

Le sue occhiaie, come le mie segnano, la parte inferiore dell'occhio da un avvallamento violaceo e devo dire che in questo le sue mi battono.

Con un braccio teso mi porge una bella tazza rosa di caffé, la mia.

Era un piccolo regalo che ci eravamo fatti l'anno prima, era una mia passione avere tutta la cucina organizzata.

Tre tazze, tre bicchieri, tre piatti erano sempre stati scelti da me. Ovviamente avevamo la cucina piena di utensili, ma questi erano stati scelti da noi per abbellire di più la nostra vita da inquilini.

La sera prima, mi era venuto a prendere lui. Avevamo smesso incredibilmente alla stessa ora di lavorare e anche se quella sera toccava a Tradis venirmi a prendere, Nate prese la palla al balzo perché era di passaggio.

Già era tanto per loro farmi lavorare in quel locale, mai e poi mai si sarebbero permessi di farmi tornare sola, a piedi o addirittura con qualcuno che non avevo mai visto.

E conoscendomi... sapevano che ognuna di queste opzioni da parte mia, sarebbe stata molto possibile se non assoluta.

In realtà già all'inizio della nostra frequentazione avevano capito che ero una molto indipendente ma non si aspettavano che fossi così spericolata.

Per loro avrei dovuto essere già preparata a quella che è Loomore, soprattutto dopo aver visto certe notizie che succedevano in Italia.

«È comunque il paese più amato del mondo, no?»

Sì...

«Ma alcune zone, sono pericolose con la mafia e le babygang di ora e-»

Il discorso che accennavano loro, non avendoci mai vissuto e non avendola mai visitata facevano riferimento a uno stereotipo del mio amato paese e del loro abitante: l'italiano medio.

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