12. 𝐢 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐔𝐨𝐦𝐢𝐧𝐢. (2/2)

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𝑰l marciapiede è completamente libero camminando per quella via, non ero per niente spaventata, anche perché ultimamente Glaskin era più sicura del quartiere dei ricconi, rispetto che un anno fa

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𝑰l marciapiede è completamente libero camminando per quella via, non ero per niente spaventata, anche perché ultimamente Glaskin era più sicura del quartiere dei ricconi, rispetto che un anno fa.

Forse la polizia aveva capito che la situazione stava degenerando.

Anzi, attirava pure più turisti del solito, soprattutto con il fatto che di gente famosa, ne avevamo a palate.

Stavano facendo splendere il quartiere.

Comunque fumando qualche sigaretta e bevendo il drink non mi accorgo di aver camminato così a lungo e aver fatto più di venti minuti a piedi, soprattutto quando inizio a vedere il condominio dove vive la mia collega Seléne.

Non l'ho avvisata nemmeno, avevo proprio bisogno di quei minuti di camminata con il drink, per svuotare i pensieri e riprendermi qualche attimo dal trauma.

Non posso piangere tutta la sera, non farei soldi, a nessuno piace una ragazzina fastidiosa che piange e si lamenta mentre tu stai spendendo soldi.

Mi avvicino all'edificio che sembra essere il doppio più grande di quello dove abito io e, anche messo molto meglio.

Alzando il mento osservo la finestra che da sull'appartamento di Seléne, vive con una coinquilina che non ho mai incontrato ed infatti l'ultima volta che ci sono stata, lei non c'era.

Non abbiamo più dormito insieme poiché era ritornata, non sapevo neanche il suo nome. Avevo solo una vaga idea che anche lei praticasse il nostro stesso lavoro, ma al contrario, che cedesse anche il suo corpo molte delle volte.

Il marciapiede mi fa strada verso il portone da dove suono al campanello, essa risponde con una voce un po' roca, riscaldata subito da una piccola tosse.

Seléne mi fa salire, abita al primo piano fortunatamente appena arrivo, mi dona le ciabatte della sua coinquilina dandomi un bacio sulla guancia per poi allontanarsi e guardarmi in viso. I miei occhi grandi si abbassano, una riga nera è segnata sulla guancia.

«Direi che ti stai divertendo con i tuoi amici eh...», accenna un piccolo e premuroso sorrido.

L'ingresso dove vi sono giubbotti e scarpe è separato da una porta di vetro che da subito sulla cucina.

Ricambio il sorriso guardando il tavolo rotondo, mi appoggio su una delle sedie avanti a questo. Mettendomi le mani sul viso.

«No, tu forse non hai capito...», mi interrompo per il nervoso. lei inizia a lavare i due piatti rimanenti nel lavandino davanti a me, «tra tutti i ragazzi esistenti su questa terra, i più coglioni, li dovevo prendere io!».

Sbuffo mentre lei ride.

Non dovrei neanche avere questo tipo di problemi, vorrei avere la possibilità di pensare solo e solamente a me stessa, concentrandomi esclusivamente sui miei studi e trasferirmi a New York o a Los Angeles. Le migliori scuole di tutti gli Stati Uniti in realtà risiedono in queste due città, ma mi hanno sempre consigliato quella di Loomore, mentre dopo essermi laureata avrei dovuto spostarmi per la fama.

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