8. Il ragno

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Apro gli occhi e vedo la mia stanza, ma c'è qualcosa di diverso nella luce, è un po' più scura.
Un punto si cala vicino al mio viso ancora addormentato, è un ragnetto. Ho sempre avuto una rara stima per loro, per la dedizione con cui costruisco la loro casa, per come le madri proteggono le uova prima di morire, per il loro straordinario modo di comunicare l'uno con l'altro, forse è anche per questo che non ho amici.
Il ragno inizia a dondolarsi avanti e indietro componendo un triangolo quasi perfetto, quasi invisibile e inizia la danza.
Corre freneticamente dal centro a un lato del poligono per costruire la base del suo nuovo rifugio. Improvvisamente si ferma e ho l'impressione che mi stia osservando, allora rido e come se avessi inteso il suo sguardo rispondo alle sue mute parole
"Non ti preoccupare, non distruggerò la tua casa, ho bisogno di qualcuno che mi faccia compagnia qua"
Poi riprende la sua frenetica danza avanti e indietro, indietro e avanti.
Osservo quel filo in contro luce che sembra luccicare. Quel filo così sottile mi ricorda involontariamente quella linea che divide la vita di un essere vivente dalla morte e sul quale, senza saperlo, io ci cammino sopra.
Il ragno finisce la base e partendo dal centro disegna una spirale confusa come i miei pensieri. Con le zampette posteriori si assicura che ogni filo sia ben saldato sull'altro e corre in un cerchio che mano a mano si allarga. Tanta fatica per costruire una casa che è necessaria per nutrirsi. Una casa scintillante, invisibile e letale per chiunque sia abbastanza piccolo da non riuscire a romperla.
Con questi pensieri mi rendo conto di essere io stessa vittima di una ragnatela, quella dell'amore e della disgrazia.
Una risata mi distoglie dal ragno e mi fa sussultare, entra Davide. Cerco di coprirmi con le lenzuola che mi accorgo ora che non sono le mie, si siede sul letto che crea una conca, mi viene in mente che il mio materasso è duro, non può sprofondare così. Guardo sopra di me c'è il soffitto, in camera mia c'è la libreria sopra il letto.
"Benvenuta nella mia cantina" guarda il ragno che si è messo a riposare al centro della tela, lo prende tra il pollice e l'indice schiacciandolo
"No! Che cosa ti ha fatto quel povero ragno? Almeno potevi spostarlo!" Lo so che è stupido, ma quel ragno ed io eravamo buoni amici, mi voleva proteggere.
"Qui può esistere solo un ragno e quello sono io. Questa è la mia ragnatela e tu sei il mio moscerino" cerco di alzarmi spaventata, ma sono legata ad una robusta catena che mi ha procurato un enorme ematoma sulla gamba.

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