11. Dolore

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Sono piena di lividi e tagli, solo la faccia è ancora integra, lui si diverte a stuzzicare la mia pelle con il suo coltellino svizzero. Posso dedurre dai rumori del mio stomaco che è da molto che non mangio. Osservo il mio corpo che ora assume di più un aspetto scheletrico, soprattutto le costole sono deformi.
Entra Davide senza preavviso e non faccio in tempo a fermare la lacrima che scende sulla mia guancia.
"Perché piangi? Dovresti essere contenta che sei ancora viva" la sua voce così dolce e calda in apparenza, serpeggia per tutta stanza fino ad entrarmi dentro come la lama di un coltello a doppia punta.
"Tu non hai neanche la ben che minima idea di quello che provo, di quello sono. Uccidimi, non è di questo che preoccupo" lo guardo amaramente e noto una valigetta bianca come neve. Credo che sia importante poiché la stringe al petto, noto anche qualcosa di rosso e mentre osservo incuriosita sento di nuovo la sua voce
"Mi dispiace per quello che ti faccio, ma è così che sono fatto".
Si avvicina lentamente al letto e si siede di fianco a e accompagnato da un mio sussulto per la paura che mi faccia qualcosa. Appoggia la sua valigetta e vedo che il colore rosso crea una croce al centro, la apre e cerco di sbirciare dentro. Tira fuori dei guanti bianchi, suppongo dal l'odore che siano di lattice, e li indossa facendo schioccare l'elastico infondo. Poi tira fuori una bottiglietta trasparente con dentro un contagocce e un liquido incolore, ha un odore stranissimo e sento le narici bruciare. Sento dei brividi sulla schiena, sento dentro di me un'istintiva paura di quella bottiglia.
Vorrei chiedere che cos'è, ma le parole mi muoiono in gola, sono muta.
"Non ti preoccupare " mi sorride"questo è il mio giochetto preferito, solo un paio di gocce.." Estrae il contagocce dalla bottiglia e io indietreggiò per quanto posso comprimendo il mio corpo contro il muro dietro di me e scalciando con le gambe come se facendo leva potessi rompere il muro.
Si avvicina a me con il volto e improvvisamente mi dimentico di ciò che ha in mano, mi perdo nei suoi occhi color nocciola chiari percorsi da ghirigori più scuri, le sue pupille sono dilatate a causa della poca luce e mi fissano con intensità. Per un attimo riesco a convincermi che almeno un po' gli interesso, fino a quando non sento qualcosa sulla pancia bruciare ancora più del fuoco e poi di nuovo in un altro punto. Grido come non ho mai gridato in vita mia e spero che questo sarà finalmente l'ultimo della mia esistenza voglio che finisca tutto quanto, voglio che finiscano le risa di Davide nei miei confronti, non sono un giocattolo.
Improvvisamente tutto finisce e ancora dolorante dal morso dell'acido cerco di raccogliere tutte le mie forze per continuare a respirare, anche se con pesante fatica.
Qualcosa di freddo e umido, ma piacevole sulla pelle, tocca le mie ferite. Riapro gli occhi e vedo Davide con un sorriso di compassione e delle garze in mano
"Scusa" le sue ultime parole.

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