Capitolo 7: Contraddizioni

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Rachel si sentiva ancora turbata dall'incontro con il tenente Hans. La sua reazione inaspettatamente compassionevole e il suo interesse genuino per ciò che le era accaduto avevano scosso le fondamenta delle convinzioni di Rachel. Si era abituata a vedere gli ufficiali delle SS come nemici senza cuore, ma l'atteggiamento di Hans aveva messo in discussione tutto ciò che credeva di sapere.

Mentre tornava alla sua postazione di lavoro nella baracca della corrispondenza, Rachel si sentiva divisa tra il senso di gratitudine per l'umanità mostrata da Hans e la consapevolezza dei pericoli che ancora la circondavano. Aveva visto abbastanza per sapere che non poteva fidarsi di nessuno, nemmeno di un ufficiale delle SS che sembrava diverso dagli altri.

Ma c'era qualcosa in Hans che la faceva riflettere. Forse era il modo in cui aveva guardato oltre il suo numero identificativo e aveva chiesto il suo nome. Forse era stata la sua promessa di proteggerla e di fare in modo che nulla di simile le accadesse di nuovo. Era una speranza flebile, ma era meglio di niente in un luogo così buio e disperato.

Tuttavia, non poteva permettersi di abbassare la guardia. Le parole gentili di Hans non avevano cancellato il ricordo ancora molto fresco del tatuaggio incisole nella carne, per suo volere. Doveva restare vigile, pronta a difendersi da qualsiasi minaccia si presentasse.

Arrivata alla sua postazione, Rachel si sedette al tavolo e prese un respiro profondo. Doveva concentrarsi sul lavoro, mettere da parte le sue emozioni e mantenere la testa bassa. In questo luogo, la debolezza poteva essere fatale.

Con determinazione, Rachel si immerse nella sua attività, cercando di ignorare il tumulto delle sue emozioni. Ma nel profondo del suo cuore, una piccola fiamma di un sentimento a cui non sapeva dare un nome, iniziò a bruciare, alimentata dal lampo di gentilezza che aveva trovato in un luogo così oscuro.

Rachel si trovò a riflettere, quasi involontariamente, sull'aspetto del tenente Hans. Non poteva negare che fosse un uomo attraente, con il suo aspetto fiero e deciso. I suoi capelli biondi, gli occhi azzurri ghiaccio che sembravano scrutare l'anima e il portamento sicuro gli conferivano un'aura di autorità e fascino. Era come se una luce improvvisa avesse illuminato un angolo oscuro della sua mente, risvegliando sensazioni che pensava di aver sepolto per sempre in quel luogo dell'orrore.

Era strano, pensò Rachel con stupore, provare un senso di attrazione in un posto come Auschwitz e, per di più, per uno dei suoi aguzzini. Ma la presenza di Hans aveva scosso le sue certezze, aprendo una breccia nelle sue difese. Scosse la testa, cercando di riprendere lucidità. Non poteva permettersi di lasciarsi distrarre da tali pensieri, sapeva che sarebbe stato pericoloso, ma la tentazione di lasciarsi andare a quei sentimenti era irresistibile.

Con un sospiro, Rachel cercò di scacciare quei pensieri dalla sua mente. Non aveva tempo per distrazioni, doveva concentrarsi sul sopravvivere in un mondo che cercava di strapparle via ogni briciola di umanità. Ma non poteva negare che la presenza di Hans avesse risvegliato in lei qualcosa di profondo e inaspettato, una fiamma di desiderio che ardeva debolmente nel buio della sua prigionia.

Quando Hans tornò nella baracca della corrispondenza e i loro sguardi si incrociarono, Rachel sentì un brivido di emozione correre lungo la sua spina dorsale. Si sforzò di mantenere la calma e di concentrarsi sul suo lavoro, ma non poteva evitare di sentire il suo cuore battere più forte nel petto.

Prima di abbassare lo sguardo, Rachel notò un fugace sorriso giocoso sulle labbra di Hans. Quel gesto la colse di sorpresa, quasi come se lui avesse compreso la turbinosa marea di emozioni che la stava travolgendo in quel momento. Era come se ci fosse un'intesa silenziosa tra loro, un'attrazione che non poteva essere ignorata, nonostante le circostanze avverse che li circondavano.

Rachel si sentì arrossire, consapevole della sua reazione evidente al semplice incontro visivo con Hans. Era una sensazione nuova e sconcertante, ma al tempo stesso eccitante. In quel momento, nel cuore della disperazione e dell'orrore di Auschwitz, Rachel si sentì viva come non mai, come se il breve scambio di sguardi con Hans avesse cancellato per un momento la consapevolezza del luogo in cui si trovasse, facendola sentire una ragazza normale alle prese con sentimenti normali.

Con un respiro profondo, Rachel tornò nuovamente al suo lavoro, cercando di scacciare le distrazioni e di concentrarsi sulle sue responsabilità. Ma nel profondo del suo cuore, sapeva che quel momento fugace con Hans sarebbe rimasto impresso nella sua memoria, un ricordo luminoso di umanità in un mondo di tenebre.

Arrivata la sera, dopo una giornata estenuante, a Rachel fu finalmente assegnata la doppia razione di pane promessa. Quel gesto, seppur piccolo, significava molto in quel luogo di fame e privazioni. Con gratitudine nel cuore, Rachel si unì alle altre ragazze per fare ritorno al "dormitorio", se così poteva essere chiamato quel tugurio fatiscente che stavano imparando a chiamare casa.

Le ragazze si strinsero l'una all'altra, cercando conforto e calore umano in una realtà così fredda e crudele. I letti a castello si stagliavano contro le pareti scrostate, e l'aria era impregnata dall'odore acre del sudore e del disperato desiderio di libertà. Ma nonostante le condizioni avverse, c'era un senso di solidarietà tra loro, un legame indissolubile che si era formato nel fuoco delle avversità.

Rachel si ritrovò ad affrontare una miscela di emozioni mentre si preparava per la notte. La fame era di nuovo lì, un costante bruciore nel suo stomaco vuoto, nonostante la gratitudine per quella doppia razione di pane. Quando si coricò c'era ancora una profonda tristezza nel suo cuore per tutto ciò che aveva perso, per la famiglia che non avrebbe mai più rivisto e per il futuro incerto che la attendeva ogni giorno.

Con un sospiro pesante, Rachel si ritirò nel suo letto a castello, cercando di trovare conforto nel sonno e nel breve respiro di pace che la notte poteva offrire. Ma anche mentre chiudeva gli occhi, sapeva che non avrebbe potuto scacciare i pensieri oscuri che la tormentavano, né l'eco dei terribili eventi della giornata che si ripercuotevano nella sua mente come un sinistro ritornello.

Nel buio opprimente della notte ad Auschwitz, Rachel si abbandonò alla sua stanchezza e alla sua tristezza, così, mentre si lasciava trasportare nel torpore del sonno, Rachel si rese conto di quanto fosse cambiato il suo mondo in un solo giorno. Da una profonda avversione nei confronti del tenente Hans Müller, aveva scoperto dentro di sé un turbine di emozioni contrastanti, un mix di rabbia, compassione e qualcosa di strano, di nuovo.

Quella sensazione di attrazione, così inaspettata e sconcertante, la tormentava mentre si dibatteva nel limbo tra il sonno e la veglia. Come poteva odiare così profondamente qualcuno e allo stesso tempo sentirsi attratta da lui? Era una contraddizione che la lasciava confusa e inquieta, come se il suo cuore fosse diviso tra due mondi opposti.

Rachel si aggrappò a quel pensiero, cercando di comprendere la complessità delle sue emozioni. Forse, pensò, c'era qualcosa di più profondo dietro quella fascinazione per il tenente Hans Müller. Forse, nel mezzo dell'orrore e della brutalità di Auschwitz, il suo cuore stava cercando un barlume di umanità, una scintilla di speranza che le ricordasse la sua stessa esistenza.

Con quel pensiero che le ronzava nella mente, Rachel si abbandonò a Morfeo, lasciando che i suoi sogni la trasportassero in un mondo di possibilità e incertezze, dove il confine tra amore e odio si dissolveva in un vortice di emozioni contrastanti. E mentre il sonno la avvolgeva, sapeva che il domani avrebbe portato con sé nuove sfide e nuove scoperte, una nuova pagina da scrivere nel libro della sua vita.

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