Capitolo 17: Barlume di Perdono

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Rachel si svegliò all'alba con il cuore pesante e la mente tormentata dai ricordi del giorno precedente. Le immagini della ragazza sbranata dal pastore tedesco di Schwartz, Max, erano scolpite nella sua mente, un incubo vivido che la perseguitava senza sosta. Ogni volta che chiudeva gli occhi, sentiva le urla strazianti e il ringhio feroce di Max, e vedeva il sorriso crudele di Schwartz, una visione che la faceva rabbrividire.

Mentre si alzava dal giaciglio, cercò di scacciare quei pensieri, ma la sensazione di impotenza e terrore rimaneva. Si infilò l'uniforme a righe con movimenti meccanici, le mani che tremavano leggermente. Ogni fibra del suo essere era tesa, pronta a scattare, ma non c'era nessun posto dove scappare.

Uscendo dalla baracca, si unì al flusso di prigionieri che si dirigevano verso i loro compiti quotidiani. Il cielo sopra Auschwitz era grigio e minaccioso, un riflesso perfetto del suo stato d'animo. Il freddo penetrava attraverso i vestiti sottili, ma Rachel quasi non lo sentiva, troppo concentrata sui suoi pensieri oscuri.

«Rachel, stai bene?» chiese Lenka, affiancandosi a lei. I suoi occhi erano pieni di preoccupazione.

Rachel fece un cenno di assenso, ma non riuscì a trovare le parole per rispondere. Come poteva spiegare il terrore e il disgusto che sentiva? Come poteva condividere il peso che le schiacciava il petto?

Le due ragazze camminarono in silenzio, il rumore dei loro passi mescolato al brusio sommesso degli altri prigionieri. Quando raggiunsero la baracca della corrispondenza, Rachel si fermò un attimo fuori dalla porta, cercando di raccogliere il coraggio per entrare. Sapeva che avrebbe dovuto affrontare Hans, visto che fortunatamente il tenente Müller era tornato.

Appena entrata, i suoi occhi incontrarono quelli di Hans. Lui sembrava diverso, più teso e preoccupato. Si chiese cosa stesse pensando, se avesse qualche rimorso per quello che era accaduto. Ma la rabbia e la delusione che sentiva per lui erano ancora troppo forti, e distolse lo sguardo, dirigendosi verso il suo posto di lavoro.

La mattinata trascorse in un silenzio carico di tensione. Rachel lavorava con movimenti automatici, cercando di concentrarsi sulle lettere davanti a lei, ma i ricordi del giorno precedente continuavano a invadere la sua mente. Ogni tanto, alzava lo sguardo e vedeva Hans osservarla, ma lo abbassava immediatamente dopo, cercando di evitare il contatto visivo, ancora incapace di perdonarlo.

Hans non riusciva a concentrarsi sul suo lavoro. Ogni volta che alzava lo sguardo, i suoi occhi finivano per posarsi su Rachel. Il suo viso, solitamente forte e determinato, era segnato da un'espressione di angoscia e disperazione che lo tormentava. Sapeva che qualcosa di terribile doveva essere successo mentre era via, e si sentiva responsabile per non essere stato lì.

Dopo ore di tormento, decise di parlare con lei. Doveva capire cosa fosse successo e, se possibile, cercare di rimediare. Si avvicinò a Rachel, il cuore che batteva forte nel petto.

«Rachel, possiamo parlare?» chiese con voce bassa, cercando di non attirare l'attenzione degli altri.

Rachel alzò lo sguardo, i suoi occhi erano pieni di dolore e sospetto. Dopo un momento di esitazione, annuì lentamente e lo seguì nel suo ufficio. Una volta dentro, Hans chiuse la porta dietro di loro, cercando di creare un'atmosfera di intimità e sicurezza.

«Rachel,» iniziò Hans, cercando le parole giuste, «cosa è successo ieri mentre non c'ero? Ti ho vista molto turbata e... voglio capire.»

Rachel rimase in silenzio per un momento, il suo sguardo fisso sul pavimento. Poi, con un respiro profondo, iniziò a parlare, la voce carica di emozione repressa.

«Schwartz...» disse, le parole quasi soffocate dal dolore. «Una delle ragazze ha commesso un piccolo errore... niente di importante, solo una svista. Ma lui...»

Hans vide le lacrime iniziare a formarsi negli occhi di Rachel e si avvicinò di un passo, cercando di offrire conforto senza invadere il suo spazio.

«Schwartz l'ha fatta portare fuori,» continuò Rachel, la voce tremante, «e ha ordinato al suo cane, Max, di... di sbranar...»

Non riuscì a terminare la frase, le lacrime scesero copiose lungo il suo viso. Hans si sentì come se il mondo gli crollasse addosso. Sapeva che Schwartz fosse crudele, ma non avrebbe mai voluto che Rachel assistesse ad una cosa del genere.

«Rachel, mi dispiace tanto,» disse Hans, la voce piena di rimorso. «Non doveva succedere, non sarebbe mai dovuto succedere. Ti prometto che farò tutto il possibile per impedire che accada di nuovo.»

Rachel alzò lo sguardo, gli occhi colmi di una tristezza infinita. «E come pensi di farlo, Hans? Come pensi di fermare questo orrore? Sei mancato un giorno! Un solo giorno e guarda cos'è accaduto!»

Hans si sentì impotente, le parole di Rachel risuonavano come un'accusa giusta e meritata. «Non lo so,» ammise, la voce bassa. «Ma devo provarci. Per te, per tutti noi. Non posso lasciare che la crudeltà di uomini come Schwartz continui a distruggere vite innocenti.»

Rachel lo guardò a lungo, cercando di capire se poteva ancora fidarsi di lui. C'era una parte di lei che voleva credere nelle sue parole, che voleva sperare che ci fosse una via di scampo da quell'inferno.

«Dimostramelo, Hans,» disse infine, la voce ferma. «Dimostrami che posso ancora fidarmi di te.»

Hans annuì, determinato. «Lo farò, Rachel. Te lo prometto.»

Poi, con un gesto lento e deliberato, allungò una mano verso di lei, sfiorando delicatamente la sua guancia con il dorso delle dita. Rachel sentì il calore del suo tocco, e per un attimo, il peso del dolore e della disperazione sembrò allentarsi. Hans le accarezzò la guancia con una tenerezza che contrastava con la brutalità del mondo che li circondava, cercando di trasmetterle una speranza e una promessa di protezione.

Poi, con un sospiro, Rachel si allontanò leggermente, rompendo il contatto con Hans che le lasciò un'impronta di pace nel suo cuore tormentato. Con uno sguardo carico di riconoscenza, gli sorrise debolmente, un segno silenzioso della gratitudine che provava per la sua presenza.

E forse, nel profondo del suo cuore, Rachel sentì un piccolo barlume di perdono nascere dentro di lei. Sì, le azioni di Hans avevano causato dolore e sofferenza, ma in quel momento, nella tranquillità relativa del suo ufficio, riusciva a vedere al di là della sua colpa. Forse, sebbene non potesse cancellare il passato, poteva trovare la forza per guardare avanti e abbracciare la possibilità di un futuro diverso. Sì, forse Rachel sarebbe stata disposta a perdonarlo, se solo significasse trovare un po' di pace nel caos dell'orrore che li circondava.

Oltre il confine del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora