Hans Müller si svegliò con una sensazione di angoscia che lo avvolgeva come un manto pesante. La luce fioca del mattino filtrava attraverso le tende spesse della sua stanza, ma non riusciva a dissipare l'oscurità che gravava sul suo cuore. Aveva deciso di prendersi una giornata di licenza, un breve sollievo dall'inferno di Auschwitz, e tornare a casa dai suoi genitori. Forse, pensò, il conforto familiare avrebbe potuto alleviare il peso del rimorso che lo schiacciava.
Durante il viaggio verso il suo paese d'origine, Hans si sentì un po' sollevato, ma la gioia di rivedere i suoi genitori era offuscata dai pensieri di Rachel e delle atrocità commesse nel campo. Arrivò nella pittoresca cittadina dove era cresciuto, un luogo che sembrava immune agli orrori della guerra, con le sue strade acciottolate e le case ben curate.
Non appena varcò la soglia della casa dei Müller, fu accolto con abbracci calorosi e sorrisi genuini. Sua madre, una donna minuta con occhi brillanti, lo stringeva forte, mentre suo padre, un uomo robusto e autoritario, gli diede una pacca sulla spalla.
«Hans, figlio mio, come stai?» chiese sua madre, il volto illuminato dalla gioia. «Ci preoccupiamo tanto per te laggiù.»
«Sto bene, mamma,» rispose Hans, forzando un sorriso. «Solo un po' stanco.»
Seduti attorno al tavolo della cucina, iniziarono a chiacchierare. Il calore del fuoco nel camino e il profumo del cibo casalingo avrebbero dovuto confortarlo, ma Hans si sentiva fuori posto, come se non appartenesse più a quel mondo. Suo padre iniziò a parlare della guerra, della grandezza del Reich e della supremazia della razza ariana.
«Questi ebrei,» disse suo padre con disprezzo, «sono la rovina del nostro mondo. Finalmente stiamo facendo pulizia.»
Hans sentì il sangue gelarsi nelle vene. Quelle parole, che un tempo avrebbero potuto suscitare in lui un senso di dovere e giustizia, ora gli sembravano vuote e crudeli. Pensò a Rachel, alla sua forza e al suo coraggio nonostante l'orrore che la circondava. Come poteva conciliare l'immagine di Rachel con l'odio cieco dei suoi genitori?
«Papà, non tutti gli ebrei sono cattivi,» disse Hans, la voce più ferma di quanto si aspettasse. «Ho visto persone, uomini, donne, bambini... sono esseri umani come noi.»
Un silenzio imbarazzato cadde sulla stanza. Sua madre lo guardò con preoccupazione, mentre suo padre aggrottò le sopracciglia, il volto diventando una maschera di rabbia.
«Hans, cosa stai dicendo?» sbottò suo padre. «Abbiamo un dovere verso il nostro popolo. Non dobbiamo lasciarci ingannare dalla pietà. La Germania deve purificarsi.»
Hans si sentì soffocare. La sua mente era un turbinio di emozioni contrastanti. Aveva sempre rispettato e ammirato i suoi genitori, ma ora si rendeva conto di quanto fossero distanti dalla realtà che lui conosceva. Il campo di concentramento, con tutta la sua brutalità, gli aveva aperto gli occhi su un mondo di dolore e sofferenza che non poteva più ignorare.
«Forse,» disse Hans lentamente, «dovremmo ricordare che siamo tutti esseri umani. Forse dovremmo cercare di comprendere, piuttosto che giudicare e odiare.»
Sua madre posò una mano sul braccio di Hans, il volto segnato dall'ansia. «Hans, noi vogliamo solo il meglio per te. Sei un buon figlio e un bravo soldato. Ma devi fare quello che è giusto per il nostro popolo.»
Hans annuì, ma dentro di sé sapeva che le sue convinzioni erano cambiate. La confusione e il senso di colpa lo avvolgevano, rendendo ogni parola una lotta. Si alzò dal tavolo, sentendo il bisogno di aria fresca, di spazio per pensare.
«Scusatemi,» disse, allontanandosi. «Ho bisogno di un po' di tempo da solo.»
Uscì dalla casa, il freddo dell'aria mattutina gli sferzò il viso. Camminò lungo le strade familiari, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri. Rachel. Ogni pensiero tornava sempre a lei, alla sua forza, al suo coraggio. E al suo tradimento.
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Oltre il confine del cuore
Ficción histórica[Completa - In Revisione] Il romanzo segue le vite intrecciate di Rachel, una giovane ebrea deportata ad Auschwitz, e Hans, un tenente nazista incaricato di gestire la corrispondenza del campo. Separati da ideologie opposte e dalla brutalità della g...