Capitolo 9: Lili Marlene

151 7 4
                                    

Rachel si sentiva nervosa mentre si dirigeva verso l'alloggio del Tenente Müller per la cena. L'invito era arrivato come una sorpresa, un gesto inatteso che la lasciava incerta sulle reali intenzioni dell'ufficiale delle SS. Nonostante fosse grata per la possibilità di un pasto caldo e una pausa dai rigori della vita nel campo, una parte di lei si sentiva ansiosa di fronte a questa nuova situazione.

Mentre si avvicinava alla porta, Rachel cercava di calmare il suo cuore che batteva velocemente nel petto. Si domandava cosa l'attendesse dall'altra parte, come sarebbe stata la cena, e soprattutto, come sarebbe stato il comportamento del Tenente Müller.

Quando bussò alla porta e fu accolta da Hans, Rachel provò una miscela di emozioni contrastanti. Il suo sguardo gentile e il sorriso cordiale la fecero sentire un po' più a suo agio, ma al tempo stesso, non riusciva a ignorare il suo status di ufficiale delle SS e tutte le implicazioni che ciò comportava.

Hans la fece accomodare e Rachel si trovò a osservare l'ambiente circostante con cautela. L'alloggio era modesto, ma l'atmosfera era stranamente rilassata, lontana dalla rigidità e dalla brutalità che avrebbe potuto aspettarsi da un luogo frequentato da un ufficiale delle SS.

La cena iniziò e Rachel si lasciò trasportare dal profumo invitante della zuppa e dal calore del pane fresco. Nonostante la sua fame, non riusciva a evitare di osservare Hans con una certa cautela. A tratti sembrava gentile e premuroso, offrendole cibo e cercando di farla sentire a suo agio, ma altre volte il suo comportamento risultava completamente impenetrabile, lasciando Rachel confusa e incerta sulle sue reali intenzioni.

Quando Hans parlava, il suo tono era cordiale e amichevole, ma i suoi occhi azzurri sembravano nascondere qualcosa di indefinibile. Era come se ci fosse un muro invisibile tra loro, una barriera che impediva a Rachel di capire appieno cosa stesse pensando.

Nonostante la sua confusione, Rachel non poteva negare di sentirsi attratta da lui. C'era qualcosa nel modo in cui la guardava, nel modo in cui parlava, che la faceva sentire viva in un modo che non aveva mai provato prima. Era una sensazione pericolosa e allettante al tempo stesso, che la spingeva ad abbassare le sue difese, anche se sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi completamente di lui.

Mentre continuavano a cenare, Rachel si ritrovò a lottare con le sue emozioni contrastanti. Era confusa e incerta sulle sue reali intenzioni, ma allo stesso tempo attratta dalla sua presenza magnetica. Era come se ci fosse un'energia palpabile tra di loro, una connessione che andava oltre le convenzioni sociali e le circostanze avverse che li circondavano.

Rachel cercò di ignorare il turbinio di emozioni che la travolgeva e si concentrò sul cibo davanti a lei, cercando di godersi il momento di tregua che Hans le aveva offerto.

La ragazza guardò Hans mentre cenavano insieme, cercando di leggere qualcosa nei suoi occhi che andasse oltre la maschera di ghiaccio che si era creato. «Grazie per la cena,» disse con un sorriso cordiale. «È stato un gesto molto gentile.»

Hans annuì leggermente, dal cui sguardo trapelava un misto di emozioni. «Non c'è bisogno di ringraziare,» rispose con voce calma. «È il minimo che posso fare considerando le circostanze.»

Rachel sentì un brivido lungo la schiena, consapevole delle sottintese tensioni tra loro. «Le circostanze...» ripeté, cercando di rompere il gelo. «Sono così strane qui, non trovi? Persone che non si conoscono, ma che sono costrette a condividere questo inferno insieme. Chi da una parte e chi dall'altra»

Hans annuì di nuovo, ma non disse nulla, lasciando che il suo silenzio riempisse lo spazio tra loro. Rachel si sentì un po' frustrata, desiderando di riuscire a penetrare quell'aura di riservatezza che circondava l'ufficiale.

«Mi chiedo a volte dove ci porterà tutto questo,» disse Rachel, cercando di scavare più a fondo nel suo muro emotivo. «Cosa farai tu, una volta che questa guerra sarà finita?»

Hans la guardò per un istante, come se stesse valutando la sincerità delle sue parole. «Non lo so,» rispose infine, la sua voce un sussurro sommesso. «Forse... forse tornerò a casa, se ci sarà ancora qualcosa da tornare.»

Rachel annuì, comprendendo il peso delle sue parole. «Anche io spero di tornare a casa un giorno,» disse con un sospiro. «Ma non so nemmeno se sopravvivrò a domani.»

I loro sguardi si incrociarono, e per un momento, Rachel vide qualcosa nei suoi occhi che non aveva visto prima: una piccola fessura nel muro di ghiaccio che aveva eretto intorno a sé. Era come se, per un istante, Hans avesse permesso a sé stesso di essere vulnerabile, di mostrare una parte di sé che aveva tenuto nascosta per così tanto tempo.

«Anche se siamo qui, in questo posto orribile,» disse Rachel piano, «penso che sia importante ricordare che siamo ancora umani. Che abbiamo bisogno di affetto e calore, proprio come qualsiasi altra persona.»

Hans la guardò intensamente, come se stesse cercando di capire cosa volesse dire davvero. «Forse hai ragione,» ammise infine, la sua voce un sussurro appena udibile. «Forse ciò che ci differenzia davvero dagli animali è la capacità di provare empatia, anche in mezzo alla più grande disperazione.»

Rachel sorrise debolmente, sentendo il cuore battere forte nel petto. Era solo un piccolo passo, ma era sufficiente a farle sperare che, nonostante tutto, ci fosse ancora una possibilità di riscatto e redenzione, anche in un luogo così buio e disperato come Auschwitz.

Il tenente si alzò improvvisamente e si avvicinò ad un grammofono in fondo alla stanza. Rachel sentì una miscela di emozioni agitarsi dentro di lei quando le note di Lili Marlene una canzone che raccontava la storia di un soldato che brama la sua amata mentre è di stanza al fronte. La sua melodia malinconica e le parole commoventi riempirono la stanza, avvolgendola in un'atmosfera di nostalgia e calore.

Quando Hans si voltò verso di lei con un'espressione indecifrabile, Rachel sentì il suo stomaco stringersi. Era stata così concentrata sulla conversazione appena avuta che non si era resa conto di quanto fossero vicini in quel momento. Ma ora, con la musica che li avvolgeva, si sentiva improvvisamente vulnerabile e incerta di come avrebbe dovuto comportarsi.

Quando Hans le offrì la mano con un sorriso, Rachel non poté fare a meno di sorridere a sua volta, un misto di eccitazione e timidezza che danzavano nei suoi occhi. Prese la sua mano, sentendo la forza e la calma che trasmetteva attraverso il contatto.

I due si avvicinarono, i loro corpi iniziarono a muoversi in armonia con la musica. Rachel si sentì trasportata dalla melodia, dalle note dolci e malinconiche che raccontavano una storia di amore e perdita. La sua mente si svuotò dei pensieri, concentrandosi solo sul calore del tenente e sul ritmo del ballo.

Con ogni passo, ogni movimento, Rachel sentiva una connessione più profonda con Hans. Non c'erano bisogno di parole, solo il linguaggio universale della musica e del movimento. Si sentiva libera, come se per un momento potesse dimenticare tutto ciò che li circondava e concentrarsi solo sul momento presente.

Quando la musica si fermò, Rachel si ritrovò a essere fissata da Hans con un'intensità che la lasciò senza fiato. C'erano così tante emozioni che voleva esprimere, ma le parole sembravano superflue in quel momento. Si limitò a guardarlo negli occhi, sperando che lui potesse capire tutto ciò che stava provando.

Anche Hans sembrava perduto nei suoi occhi, come se volesse leggere la sua anima. Per un istante, non ci fu nessun campo di concentramento, nessuna guerra, solo loro due e la loro connessione improvvisa e potente.

Poi, lentamente, si separarono, ma il contatto visivo persistette. Era come se fossero legati da un filo invisibile, che non poteva essere spezzato neanche dalle circostanze più oscure.

Rachel sentì un brivido correre lungo la sua pelle mentre Hans le sorrideva teneramente. In quel momento, sapeva che nulla sarebbe stato più come prima. Qualcosa di profondo e irrevocabile si era risvegliato dentro di lei, qualcosa che non poteva essere ignorato o dimenticato.

Con un sospiro, Rachel si voltò verso il grammofono, sentendo il cuore ancora in tumulto nel petto. Aveva imparato che in un luogo così oscuro e disperato, anche un piccolo momento di gioia e umanità poteva essere prezioso come un diamante. E in quel breve istante, aveva vissuto una vita intera.


Oltre il confine del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora