Capitolo Tre

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Capitolo Tre

Victoria

Las Vegas, Nevada.

Il Nevada, non mi era mancato, per niente.

Odio questo cazzo di caldo asfissiante e il paesaggio arido.

Adesso che la luce del giorno circonda a stanza, la osservo meglio.

È molto grande, tanto che potrebbe starci perfettamente un altro letto matrimoniale.

Poggio i piedi nudi sul pavimento fresco, stiracchiando le braccia verso l'alto.

Sbadiglio, passeggiando per la stanza.

La cabina armadio è enorme, letteralmente il sogno di ogni donna.

Ma non è vuota, nei cassetti e in alcuni scompartimenti sono stati riposti dei vestiti e della biancheria intima, ancora con l'etichetta.

Come se questa stanza stesse aspettando me, chiunque mi abbia voluta qui, sapeva che avrei avuto bisogno di un cambio.

Sobbalzo, sentendo bussare alla porta.

«Signorina Cassel, è presentabile?» La gentile voce di una donna, si fa largo nel silenzio.

«Sono in pigiama.» Rispondo, alzando la voce perché possa sentirmi, riferendomi a ciò che ho scovato tra i cassetti.

La serratura elettronica scatta e la donna a cui appartiene la voce, fa la sua entrata, seguita da una ragazza molto giovane che trascina un carrello con quella che sembra essere la colazione.

Dove stracazzo sono finita?

Domestici, colazione in camera, vista sulla piscina...

Forse essere rapita, non è poi una tortura insopportabile.

«Faccia colazione e si renda presentabile, la verrò a prendere tra quarantacinque minuti.» M'informa, veloce come una saetta.

Si chiude la porta alle spalle e la serratura scatta ancora, chiudendomi dentro.

Non ci sono vie di fuga, il piccolo balcone è troppo alto, perché possa buttarmi di sotto e correre verso una qualunque strada, visto che questa villa sembra isolata dal mondo.

Lo stesso vale per la finestra che si trova in bagno.

Rassegnata al mio destino ancora sconosciuto, prendo un boccone di bacon, poi mi faccio una doccia.

La cabina armadio non mi lascia molta scelta, visto che la maggior parte degli indumenti sono di taglie diverse.

Bevo il mio succo e visto il mio abbigliamento sportivo e il caldo californiano, cerco un modo per raccogliere i lunghi capelli... Ma non trovo nulla e alla fine, li lascio ondeggiare sulle spalle.

La domestica irrompe ancora nella camera da letto, sembra essere gentile, ma ha comunque un atteggiamento autoritario.

Mi scorta fuori, cerco di memorizzare alcuni punti di riferimento, in caso di fuga.

Ma la casa è troppo grande e sfoglia, perché possa in orientarmi con una sola occhiata.

Ci fermiamo davanti una porta di legno, la donna bussa e prima che si senta la voce maschile che appartiene a colui che mi ha portata qui, sparisce lungo i corridoi labirintici.

«Avanti.»

Deglutisco, prendo un respiro profondo e alla fine entro in un apio e luminoso studio.

Jake, il mio rapitore, è seduto dietro la scrivania intagliata e dall'aria costosa.

Diciassette NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora