Capitolo Ventiquattro

35 4 0
                                    


Capitolo Ventiquattro

Victoria

Las Vegas, Nevada.

Invio degli smile che ridono ad Harley, poi le invio la foto della piscina di villa Ross, nella speranza di farle invidia.

Ma lei non mi risponde, probabilmente perché sta per cominciare le prove del suo spettacolo.

Sono sollevata ora che conosco il piano di Jake e Jasper.

Un piano che per il momento non comprende la ricerca di Mr.Red.

Kennest cercherà di entrare in quel giro, nella speranza di capire chi lo conduce dall'alto.

Mai io lo so.

E Andrey Sokolov ha i giorni contati.

Ma per sapere se il mio spogliarello al Club ha avuto l'effetto che desideravo, devo aspettare il prossimo incontro, in Spagna.

Jake è teso, pensa che il suo invito non arriverà più a causa delle dita mozzate di Carlos.

Dita che è riuscito a riattaccare, comunque.

Avrei voluto non inviare l'invito a quel lurido porco, ma è uno che conta tra le innumerevoli braccia di Sokolov e potrebbe servirmi per arrivare a lui.

Mi rinfresco gettandomi in piscina, anche se l'acqua è fottutamente calda a causa del sole.

Quando riemergo, Jake mi sta guardando appoggiato alla portafinestra che conduce al salotto.

Ammetto di lasciare un lungo sguardo al suo petto nudo.

Jake Ross è attraente.

«Se sei qui, è perché hai bisogno di me.» Esco dalla piscina, asciugandomi il viso e rimettendomi gli occhiali da sole che avevo abbandonato sulla sdraio.

«Andiamo in città.» Annuncia, accendendosi una sigaretta e continuando a fissare il mio corpo.

Non che la cosa m'infastidisca, ma potrebbe quantomeno cercare di essere discreto.

«Cena d'affari?» Provo ad indovinare, recuperando il pareo e le infradito.

«Ashley muore dalla voglia di vederti.» Ghigna con divertimento.

Sollevo le sopracciglia prima di scuotere la testa.

«Immagino stia escogitando un piano per farmi fuori, dopo la telefonata che ti ha fatto.» Afferro il cellulare, che scotta per via del sole.

«Eri sveglia.»

Sembra sorpreso, ma ogni traccia di divertimento è sparita dalla sua faccia.

«Sì e ho un ottimo udito.» Sorrido, giusto per prenderlo per il culo.

«Per quel che vale, ha perso un uomo davvero bravo a letto.» Gli passo accanto, giocando con lui.

E non so perché lo faccio a dire il vero, ma provocarlo comincia a piacermi e a volte sembra sostituire il buco nero che non riesco a colmare.

«È un complimento, una provocazione o un invito?» Domanda, affiancando la mia camminata verso la stanza in cui sono certa troverò una borsa da viaggio da riempire con lo stretto necessario.

«Interpretalo come ti pare.» Lo lascio bollire nel suo brodo, varcando la porta.

La mia camera da letto è stata pulita e rassettata, mentre ero in piscina.

Sulle lenzuola giace la borsa da viaggio e un cofanetto di velluto rosso.

«È un regalo?» Domando, dirigendomi in bagno per sfilarmi il bikini bagnato e fare una doccia.

«Sì.» Ammette, rimanendo in camera e lasciandomi da sola.

Mi lavo rapidamente, poi mi avvolgo nell'accappatoio morbido e mi sorprendo quando lo trovo seduto sul letto.

Ancora a petto nudo.

Sono curiosa di sapere cosa contenga quel cofanetto, ma filo nella cabina armadio e copro il mio corpo con dell'intimo bianco.

Recupero qualche indumento da portare con me e ritorno in camera, riempiendo il bagaglio.

Jake mi guarda, appoggiando la testa sulla mano.

«Il bianco, non ti si addice.» Riflette, rompendo il silenzio e continuando a rigirarsi tra le dita, il suo regalo.

«La tua faccia mente, se non ti sbrighi ad asciugare la bava, colerà sulle lenzuola pulite.» Lo scimmiotto, dandogli le spalle e sedendomi alla toletta per asciugarmi i capelli.

Procedo senza alcun intoppo, tutto sotto i suoi occhi.

Quando ho finito, mi preparo ad interpretare Lola.

Sto per ripassare il rossetto, quando Jake appare nel mio riflesso, con la scatolina aperta.

«Cazzo!» Esclamo, fissando il gioiello.

E non so se è un'imprecazione o un compimento, per quel rubino.

«Indossalo, sulla mano sinistra, nell'anulare.» Lo appoggia al mio fianco allontanandosi.

Quel cazzo di anello è enorme.

Lo vedranno persino dalla luna.

«Ashley mi ucciderà, se lo faccio.» Ridacchio, tirando fuori l'anello e obbedendo al suo ordine.

Ma Jake non mi risponde, torna a sdraiarsi sul mio letto, come se fosse esausto.

Io però, non sono empatica.

E non capisco cos'abbia che non va.

Ecco perché lo ignoro, pronta a vestirmi.

«Pantaloni, andiamo in moto.» Non si muove, quando parla ad alta voce.

Fissa il soffitto e io recupero un paio di comodi jeans e una semplice t-shirt, poi mi siedo sul bordo e infilo un paio di converse bianche ai piedi.

«È largo.» Si rimette dritto, afferrandomi la mano sinistra per costatare il difetto del gioiello. «Credevo che le tue dita fossero più grandi.» Continua poi, liberandomi l'arto e lasciandomi allacciare le scarpe.

Io però ammiro il grosso rubino.

«Vuoi proprio farla piangere eh?» Ora però studio il suo viso, alla ricerca di una reazione che riveli il suo umore.

«Hai sentito cosa le ho detto, no?» Mi chiede, riferendosi alla conversazione avuta con la sua ex, che avrebbe dovuto rimanere privata.

Ma non posso farci niente, se ho un buon udito.

Si alza ed io lo imito.

«Ho decisamente di meglio per le mani.» I suoi occhi mi percorrono, dalla testa ai piedi, prima che si avvii verso l'uscita.

«Ci vediamo in garage, tra dieci minuti.» Mi avvisa, senza guardarsi indietro.

Diciassette NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora