Capitolo Quarantatrè

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Capitolo Quarantatrè

Victoria

Agrigento, Italia.

Cinque mesi dopo.

Salgo in auto sbuffando e aprendo entrambi i finestrini.

Siamo ancora in inverno e questa città, continua imperterrita a comportarsi come se stesse arrivando l'estate.

Un po' mi ricorda Las Vegas...

Ma oltre alle temperature da record, non hanno praticamente niente in comune.

Esco dal parcheggio, immettendomi in strada con lo stereo ad alto volume.

Alla radio sta passando un pezzo degli Skillet che non mi dispiace affatto e come previsto, mi becco il traffico dell'ora di punta.

Ammetto che fare la guida turistica in un parco archeologico, mi sembrava decisamente meno stressante.

Ma non avevo voglia di rinchiudermi in una villa a gestire il Red Club e anche se non ho bisogno di soldi, lavorare mi tiene impegnata e mi fa fare nuove amicizie.

Il cancello di casa appare davanti al muso del suv ed io clicco il pulsante del telecomando, facendolo scorrere verso destra.

Quello che noto immediatamente e la Jeep nera parcheggiata nel vialetto.

Non che la cosa mi preoccupi, solo Alexandrina e Harley sanno dove mi trovo... Eppure sento di nuovo il petto pesante, mentre il pensiero che Jake possa avermi trovato, mi passa per la testa.

Seduta in veranda però, c'è Alex.

Si sventola il viso con una mano.

«Credevo fosse ancora inverno qui.» Mi saluta, venendomi incontro.

Mi stringe in un morbido abbraccio, prima che l'accolga nella villetta che ho finalmente comprato.

«La Sicilia ha un clima tutto suo.» Ridacchio, appoggiando le chiavi dell'auto sul bancone della grande cucina.

«Ti sei sistemata bene.» Dice guardandosi intorno.

«Sputa il rospo Alex, so che non sei qui solo per una visita di cortesia.» La incastro subito, mettendole un bicchiere di succo fresco davanti.

«Ci sono questioni di cui non possiamo parlare via mail, è troppo rischioso.» Si fa seria, bevendo un sorso della bevanda che gli ho appena offerto.

Rimango in silenzio, attendendo.

Il mio braccio destro abbassa lo sguardo e capisco subito che sta per avvisarmi di qualcosa di spiacevole.

«È una settimana che tengo d'occhio Jake Ross.» Ammette.

Faccio per parlare, ma lei continua prima che possa proferire parola.

«Non per la ragione che credi. Ivan Smirnov è uscito sotto cauzione, fonti certe dicono che stia cercando Jake.» Spiega.

«Come è riuscito ad uscire?» Domando, sorpresa dalla situazione.

«Buoni avvocati hanno dimostrato che le prove in possesso dall'FBI, fossero deboli, quindi hanno fissato una cauzione sostanziosa che non ha avuto problemi a pagare.» Raddrizza la schiena.

«Ed è ovvio che stia cercando Jake, perché sapeva che aveva un incontro con Sokolov, prima che morisse.» Scuoto la testa, collegando i puntini.

«Certamente non aiuta il fatto che Jake si stia mobilitando per ucciderlo.»

«Ma Ivan non vuole lui, sta solo seguendo la pista che potrebbe portarlo a me.» Rifletto, battendo le dita sul bancone.

«Ho già accesso alle telecamere di villa Ross e Jake è sotto scorta segreta da tre giorni.» Dice, fiera di aver anticipato le mie mosse.

«Ottimo.» Sospiro, mentre lei armeggia con lo smartphone.

Me lo mette davanti, mostrandomi l'ingresso della casa in cui ho vissuto per mesi, prima di trasferirmi qui.

Quella che riconosco essere Ashley varca la porta e io, scocco un'occhiataccia ad Alex.

«Non pensare di farmi ingelosire.» Le dico, distogliendo l'attenzione dello schermo.

Davvero Jake?

Con la tua ex?

Mi rigiro il rubino che non porto più all'anulare, poi cerco di scacciare via la rabbia che sento montarmi dentro.

«È andata via circa quindici dopo.» Borbotta Alex, come se la cosa potesse scalfirmi.

«Smettila, Alex.» L'avverto, spingendo il telefono verso la sua direzione.

«Cosa facciamo con Smirnov?» Cambia argomento.

«Niente per il momento, aspettiamo che sia lui a fare la prima mossa. Ma avvisami se Ross decide di fare qualche assurdità.» Chiudo l'argomento, sapendo che Jake sia in grado di presentarsi in Russia per cercare di uccidere il suo obbiettivo.

Lo ha già fatto e si è beccato tre pallottole.

«Parto stasera.» La informo poi.

«Si ho saputo, credi di stabilire delle alleanze con quest'incontro?» Appoggia gli avambracci davanti a sé, sporgendosi sul granito della cucina.

«Avere la Mangiatrice di uomini come alleata, non è affatto male. Così come quella di Jasper Kennest, che dice di avere qualcosa da offrirmi...» Borbotto in risposta, tirando fuori gli avanzi dal frigo.

«Resterò qui fino al prossimo volo, se non ti dispiace.» Mi sorride, rubandomi il piatto e affondandoci la forchetta.

«Cerca solo di non svaligiarmi la dispensa.» Ridacchio con divertimento.

Diciassette NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora