Capitolo Ventinove

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Capitolo Ventinove

Jake

Las Vegas, Nevada.

Accendo le luci del garage, facendo brillare le carrozzerie ben lucidate delle automobili di lusso che Victoria ha deciso di sfasciare qualche tempo fa.

La piccola bastarda mi segue, poi si ferma, quando apro la Ferrari nera.

«Dove andiamo?» Domanda, tenendo la borsa da viaggio tra le mani.

«Ho un incontro d'affari non molto lontano dalla città, torneremo domattina.» La informo velocemente, aprendo il bagagliaio.

«Non me la lasceresti guidare mai, vero?» Domanda con fare scherzoso, gettando dentro il necessario per passare la notte fuori.

Ridacchio e chiudo il cofano, poi mi volto verso di lei, lanciandole le chiavi.

«Facciamo un giochino.» Le dico, aprendo la portiera del passeggero.

La luce del sole ci abbaglia un po', quando lasciamo il garage e lo sguardo eccitato di Victoria non ha prezzo.

«Non dirmi che vuoi un pugno ad ogni macchina gialla...» Mi scimmiotta, tenendo il controllo dell'auto costosa che sta guidando.

Ha il cambio automatico, non dovrebbe avere particolari problemi.

«Pensavo a qualcosa di diverso. Imbocca l'autostrada, verso Boulder City.» Borbotto delle indicazioni, guardando nello specchietto retrovisore per accertarmi che la mia sicurezza ci stia seguendo.

«Tipo?» Riprende la conversazione, facendo scattare la freccia e seguendo le mie istruzioni.

«Tu devi solo guidare.» Mantengo lo sguardo fisso alla strada, ma poggio la mia mano sulla sua coscia nuda.

Il corpo del Diciassette Nero s'irrigidisce, ma non arrivano proteste da quella boccaccia da stronza.

Effettua un sorpasso, premendo sull'acceleratore.

«Vacci piano, non devi seminare la sicurezza.» Stringo la sua carne tra le mie dita, insinuandomi sempre più su.

Il mio pollice traccia cerchi immaginari che hanno il compito di distrarla il più possibile, ma non ottengo successo.

Slaccio la cintura di sicurezza, poi le scosto i capelli da un solo lato, liberando il suo collo.

La punta del mio naso vaga tra il lobo e la sua mascella e la mia mente s'inebria per via di quel profumo che mi fa perdere la testa.

«È troppo facile.» Ridacchia, aumentando la velocità e facendo spostare il mio corpo all'indietro.

«Guidi bene.» La prendo un po' in giro.

Questa volta la mia mano si avvicina verso la parte più calda del suo corpo, facendole salire la gonna che ha deciso di indossare oggi.

Non fa una sola piega, gli occhi restano fissi alla strada che sta percorrendo, è perfettamente concentrata.

Le lascio baci umidi, ripercorrendo la pelle che poco prima ho sfiorato con il naso.

La mie dita toccano le sue mutandine di pizzo...

«Jake.» Mi richiama.

Sogghigno, soddisfatto.

I polpastrelli premono sul suo clitoride e mordicchio il suo lobo.

«Puoi sempre accostare e darmi il cambio.» Concludo, continuando la mia tortura e provocandomi un'erezione.

«Credimi, mi piacerebbe. Ma temo di essere spacciata, se cedo. Sembra che ci stiano seguendo.» Stringe il volante, poi si rimette comoda, quando mi ritraggo di scatto dal suo corpo.

Diciassette NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora