Capitolo Otto

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Capitolo Otto

Jake

Las Vegas, Nevada

Altro giorno, ennesimo incontro con Victoria.

Stasera indossa dei pantaloni scuri a vita alta e un top che le lascia le spalle scoperte.

Si siede sulle mie ginocchia, senza imbarazzo.

Corregge la posizione delle carte nella mia mano, sbuffando rumorosamente per via del mio errore da principiante.

«Quando ti do un pizzicotto o ti tocco la barba, vuol dire che devi cambiarla.» Mi avvisa, facendo entrambe le mosse.

Annuisco, cercando di rimanere concentrato e non guardare le sue tette, troppo vicine al mio viso.

«I gesti per mollare o procedere, rimangono gli stessi. Allarga appena le carte, quando vuoi chiedermi se scambiarle o no. Ricorda di non fare lo spaccone con le puntate.» Mi avvisa brevemente, poi si alza e si prepara un drink al mini bar.

«Tutto qui?» Domando sorpreso, soddisfacendo la mia voglia di nicotina e accendendomi una sigaretta.

«Non possiamo concordare troppi segnali, finiresti per dimenticarteli e combinare un macello.» Spiega, prendendo un sorso di Martini.

Non la contraddico, rimango in silenzio, fumando.

Victoria scarta un lecca-lecca all'arancia, poi se lo ficca tra le labbra, succhiandolo.

Questa donna, vuole uccidermi...

Senza contare che quei pantaloni, per quanto innocui possano sembrare, le fanno risaltare il lato b.

«Posso tornare in camera mia?» Chiede, guardandomi con la testa piegata sul lato destro e la caramella tra le dita.

«Domattina verrà David a sistemarti, portati dietro solo l'essenziale, penserò io al vestito che indosserai per entrare al Red Club.» L'avviso, ripensando alla valigia già pronta che giace ai piedi del mio letto.

«David?» Domanda, confusa.

«Un parrucchiere di fiducia, penserà alla tua parrucca. Sulla tua toletta, troverai le lenti a contatto di cui ti ho parlato. Scegli quelle che ti camuffino il verde, il più possibile.» Continuo a dettarle le mie istruzioni.

«Ora posso andare?» Sbotta, tirando fuori il lecca-lecca, con uno schiocco delle labbra sporche di zucchero.

Vorrei dirle di no e imporle di inginocchiarsi, cambiando quella caramella con qualcosa di più consistente.

«Se vuoi.» Dico alla fine, allargando un braccio per indicarle l'uscita della sala relax.

Victoria s'incammina, seguita da me.

«Buonanotte, schiappa.» Mi passa davanti, quando la scorto nella sua camera, continuando a succhiare la piccola sfera.

«Non mi inviti ad entrare, Diciassette?» La stuzzico, mantenendo la porta aperta.

«No, sei fastidioso.» Risponde prontamente, scalciando le scarpe e rimanendo a piedi nudi.

«È un modo diverso, per dirmi che mi trovi attraente?» Mi siedo sul suo letto, guadagnandomi un'alzata di occhi al cielo.

«Il tuo è un modo diverso per dire che vuoi scoparmi?» Ribatte a tono, voltandosi e aprendo la porta finestra.

L'aria calda della notte m'investe fastidiosamente, proprio come le sue insopportabili provocazioni.

«Tu si che sai comportarti come una principessa.» Dico, riferendomi al suo linguaggio schietto.

«Sei nella mia camera e non gradisco la tua presenza, come vuoi che mi comporti?» Rivolge il suo sguardo alla piscina della villa, accendendosi l'ennesima sigaretta.

Diciassette NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora