Capitolo Diciassette

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Capitolo Diciassette

Victoria

Las Vegas, Nevada.

Ammetto che queste due settimane di silenzio, non mi sono dispiaciute.

Jake è stato via, per affari, immagino.

Non ho avuto sue notizie e non le ho chieste al personale.

La villa era tutta per me.

E ammetto di aver davvero abusato della piscina, visto il caldo estivo.

Non mi sorprendo, quando chiede di me, nel suo ufficio.

Così, mi getto un pareo addosso, e lo raggiungo.

Ha una pessima cera, sembra persino dimagrito.

«Cosa diavolo ti è successo?» Sbotto, gettandomi di peso su una delle poltrone del suo studio.

«Influenza.» Spiega, ma si muove appena e aggiunge un paio di smorfie quando lo fa.

«La tua faccia e la tua bocca non dicono la stessa cosa. Sei uno straccio.» Lo studio, cercando di capire.

«Succede quando prendi tre proiettili.» Ammette con una smorfia, rilassando il busto.

«Dove sei stato?» Indago, allarmata dalla situazione.

Non va bene, non va proprio bene.

«In Russia.» Stavolta non mente, ma sospira con fatica.

Mi agito sulla poltrona.

Mi ha trovata, sa che sono qui con lui...

«Sei al sicuro, lui non lo sa.» Interrompe il flusso sei miei pensieri, come se me li avesse letti sul viso.

«Allora perché?» Lo indico, senza compassione.

«Perché stavo indagando su qualcosa di molto riservato e nonostante mi sia avvicinato alla risposta, non ne ho comunque la certezza.» M'informa, esausto per via delle sue ferite e del lungo viaggio.

Il silenzio ci avvolge e nella mia mente, le domande che ho per lui prendono il sopravvento.

Ha delle informazioni, che potrebbero essermi utili.

«Su cosa indaghi?» Lo sprono a parlarmi, trovandolo a fissare il mio seno, coperto appena dal bikini triangolare e dal copricostume semitrasparente.

«Traffico di esseri umani, soprattutto bambini e donne.» Deglutisce, ma porta gli occhi sul mio viso.

«Lo stava facendo mio padre, prima che venisse ucciso insieme a mia madre, proprio per questo motivo. Ho trovato gli stronzi che gestivano il giro, qui a Las Vegas e li ho uccisi, uno per uno.» Continua poi, sciogliendosi la lingua.

È arrabbiato.

Quindici, erano quindici.

Non ho bisogno di chiedere.

«Cosa centra la Russia?» Domando.

È una domanda stupida la mia, io so, grazie al Red Club.

Siamo sulle tracce della stessa persona, ma lui non ne ha idea.

«L'ultimo che ho fatto fuori, ha sciolto la lingua più degli altri. Così ho seguito la pista.»

«Io scappo da lui e tu lo cerchi.» Scuoto la testa, come se fossi incredula.

Non sapevo che Ross potesse essere sulle sue tracce, ma sapevo che i suoi genitori sono stati uccisi.

A questo punto sono certa che non stia solo cercando di interrompere quel traffico schifoso, ma anche di vendicare le vite dei suoi cari.

Diciassette NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora