𝑶𝒏𝒅𝒂 𝒂𝒍𝒕𝒂 🌊

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«Quanto pensi sia profondo?» mi domandò James osservando l'oceano

«Non so, un paio di metri forse. Tre al massimo senza contare gli scogli»

«Direi che sono abbastanza per farsi un tuffo non trovi?» disse poi prima di iniziare a levarsi la maglia di dosso

Avrei tanto voluto controbattere alla sua sfacciata ed insensata voglia di ammazzarsi ogni qualvolta ne capitava l'occasione, ma il suo petto scolpito e gli addominali lucenti mi distrassero dal fargli notare che lanciarsi da quell'altezza era una pessima idea.

James non mi avrebbe mai ascoltato in ogni caso, in fondo chi ero io per lui se non l'insopportabile ragazzino sfigato che si portava dietro dalla seconda media? Non ero nient'altro che una palla al piede per lui, un piccoletto con cui sua madre gli aveva pregato di fare amicizia perchè stava tutto solo nella sabbionaia.

Si tuffò in mare in maniera perfetta, come un atleta olimpico senza eccessivi schizzi d'acqua. Le onde erano alte quel giorno e il vento soffiava decisamente forte. Non avrei dovuto lasciarlo andare via in quel modo, avrei dovuto impedirgli di fare una stronzata del genere, incazzarmi e puntare i piedi com'ero solito fare da ubriaco alle feste

«James!» urlai non vedendolo risalire

«James mi senti?» gridai di nuovo senza ottenere risposta

Il panico mi avvolse, corsi più in fretta che potevo verso la spiaggia pregando ogni dio che mi venisse in mente affinché lui fosse lì ad aspettarmi col suo solito ghigno sfacciato, i capelli bagnati dalla salsedine e il petto lucido a dirmi «Visto Erik? Sei il solito cagasotto»

Ma ad attendermi sul bagnasciuga non c'era né il suo viso angelico né i suoi occhi celesti, solo qualche granchio troppo pauroso per immettersi nelle onde e un paio di gabbiani che sentendomi urlare come un disperato credettero fossi un loro simile

«James dove sei?» gridai con gli occhi pieni di lacrime

Nessuno mi rispose, il vento non fece arrivare nessun flebile suono al mio orecchio se non l'eco del mio pianto disperato. Dov'era finito? Possibile che mi stesse facendo un altro dei suoi soliti scherzi? In fondo era così bravo a farmi prendere piccoli infarti e a farmi saltare per aria.

Mi girai su se stesso osservando tutta la spiaggia e cercando un luogo in cui potesse essere nascosto, ma non ne trovai nemmeno uno. Non era una zona turistica e non era nemmeno un luogo così facile da trovare essendo nascosto dietro una serie di strane stradine intricate e cespugli spinosi che mi avevano fatto venire qualche infezione alla pelle.

Mi voltai verso il mare, ai piedi della scogliera notai una piccola rientranza al di sotto della scarpata e mi ci infilai col cuore in gola: sotto la roccia c'era un piccolo spazio sabbioso, non più lungo di un metro e mezzo dove le onde sembravano quasi calmarsi senza andare a sbattere violentamene contro i sassi.

Una chiazza di sangue mischiata al colore dorato sabbia mi fece bloccare a metà della mia scavalcata, notai un lieve luccichio provenire dal margine della rientranza, incastrata tra due piccoli scogli. Mi avvicinai a tentoni e lo presi in mano.

Era il suo anello, quello che gli avevo regalato al compleanno, ancora incastrato al suo indice destro che gli s'era a quanto pare staccato dalla mano e che in preda al panico scaraventai contro la roccia lì a fianco facendo un assordante tonfo metallico.

Voltai di poco lo sguardo, tremando e respirando a fatica sperando di non assistere alla scena che già stavo immaginando: una chioma di capelli castani era appoggiata sulla sabbia a poca distanza da me, i suoi lucenti capelli bruni erano bagnati della salsedine e le onde coprivano a ritmo il suo corpo facendo muovere il suo corpo avanti e indietro. 

Mi avvicinai di poco chiamandolo per nome, ma non mi rispose. La testa era voltata dall'altra parte, immersa in una pozza color rosso vermiglio.

Mi inginocchiai toccandogli la spalla, ma non mi rispose neanche così. Con entrambe le mani lo presi per il busto e lo voltai prono.

Il viso era coperto di sangue, la bocca spalancata con labbro spezzato, la mano sinistra quasi completamente distrutta e maciullata. E gli occhi, quegli occhi celesti che tanto amavo non avevano più la stessa scintilla di pochi istanti prima di tuffarsi: ora mi fissavano vuoti, cupi, come impassibile e privi di qualsiasi emozioni.

Ma sopratutto, privi d'anima.

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