𝑵𝒖𝒗𝒐𝒍𝒆 𝒅𝒊 𝒛𝒖𝒄𝒄𝒉𝒆𝒓𝒐☁️

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«Guarda Zeke! Vado senza mani»

«Mindy sta attenta, guarda dove vai» gridai sperando che mi sentisse nonostante la lontananza e che si rimettesse a guidare con prudenza

Neanche a farlo apposta due secondi dopo ero chino a terra a consolarla per un ginocchio sbucciato e la catena della bici a terra, dopo averle tolto il fango dal vestitino rosa pastello con i fiori bianco panna

«Ti avevo detto di stare attenta piccola» le sussurrai dandole un bacino sulla rotula

«Scusa Zeke» rispose lei tirando su col naso

«L'importante è che tu stia bene bimba. Non piangere» le dissi asciugandole le lacrime con i pollici «Ci sdraiamo sul prato a guardare le nuvole per riprendere fiato, ti va?»

«Si si si!» gridò lei entusiasta correndo lontano e lanciandosi a capofitto sul prato col naso rivolto all'insù

Mi misi sdraiato accanto a lei, che già aveva iniziato a sparare le forme più strane ed ambigue di quei cumuli acquosi come ippopotami o galline. Io nelle nuvole invece non riuscivo a scorgere nulla che non fosse terribilmente inquietante: mentre lei diceva di vedere unicorni e caramelle, io distinguevo solo lame di coltelli, animali morti e teste mozzate.

Mio padre me lo diceva sempre che ero malato e pericoloso, che ero un pericolo per me stesso e sopratutto per gli altri. Anche pochi istanti prima di morire non aveva smesso di dirmi quanto fosse deluso da me e di quanto si pentisse di avermi messo al mondo: forse avrei dovuto ucciderlo in modo diverso piuttosto che infilargli un coltello dritto nel cuore, avrebbe sofferto di più quel bastardo se l'avessi colpito ripetutamente sui reni o sui genitali.

E mia madre, santa e benedetta donna, quanto aveva pianto quando cercai di portarle via con la forza la sua unica figlia femmina. Non volevo farla passare all'altro mondo come quello stronzo di suo marito, le volevo bene infondo ma non mi aveva dato altra scelta: credeva che la sua felicità venisse prima di quella della sua bambina, metteva l'alcool e il fumo prima della sua principessa, non potevo di certo lasciarle crescere una povera creaturina in quell'ambiente così malsano e perverso

«Un panino al salame!» gridò Mindy puntando il dito al cielo e distraendomi dai miei pensieri

«Proprio al salame? Non al prosciutto o allo speck?»

«No, al salame» disse lei corrugando la fronte e mettendo il broncio

«Mi sa che il tuo pancino ha un po' di fame» dissi toccandole lo stomaco con un dito

«Un po'» ammise lei ridacchiando e giocando con le maniche del vestitino

«Allora andiamo a prenderci un bel panino che ne dici?»

«Sii» esclamò lei balzando in piedi e allungando le braccia al cielo trionfante

La presi in braccio facendole fare una giravolta per aria, amava fingere di volare tra le mie braccia, la faceva sentire libera. La portai a pranzare, le comprai il gelato a merenda e le feci fare tutto ciò che voleva, d'altronde quello era il suo giorno speciale e non potevo di certo lasciare qualche desiderio incompiuto prima di regalarle il dono più bello di tutti

«Ti voglio bene piccola» le dissi baciandole la fronte una volta tornato al capanno «Farei di tutto per te, lo sai questo vero?»

«Si! Ti voglio bene anch'io fratellone» mi rispose lei lasciandomi un bacino sul naso, ignara del fatto che pochi minuti dopo quel suo dolce sorriso si sarebbe tramutato in una smorfia di dolore e che il mio regalo per lei in quel giorno speciale altro non era che la ricongiunzione coi suoi amatissimi genitori

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