𝑳𝒂 𝒃𝒂𝒍𝒍𝒆𝒓𝒊𝒏𝒂 🩰

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«Sei bravissima tesoro, sono fiero di te»

Le dolci parole di mio padre riecheggiavano ovatte nel mio cervello, un flebile suono in lontananza, la sua splendida voce rassicurante che mi parlava come se fosse in un'altra stanza, come se mi fosse vicino.

Papà era sempre venuto ai miei spettacoli, non ne aveva mai saltato uno. Metteva me prima di qualsiasi cosa, prima del lavoro, prima delle bollette da pagare, prima della sua stessa salute.

Mi aveva comprato il mio primo paio di scarpette, il mio primo tutù, la lacca per capelli, i codini. Aveva persino imparato a farmi lo chignon prendendo delle lezioni private dalla nostra parrucchiera personale, le sue creazioni erano sempre imperfette ma io le adoravo come se fossero fatte dal migliore stilyst della zona.

Ballare mi piaceva così tanto, ondeggiare a destra e sinistra sul palco come una leggiadra piuma colorata di rosa pastello. Mi dava allegria, felicità, spensieratezza

«Coraggio tesoro, balla per me» la voce in sottofondo mi spronava a continuare

Le gambe mi facevano così male, sentivo che non avrei retto ancora per molto ma al contempo sapevo di doverlo fare. Facendo leva sui talloni mi tirai dritta sulla schiena, davanti a me apparve un immensa platea di gente vestita elegante che attendeva solo un mio assolo.

E il mio papà, seduto in prima fila, coi suoi calzoni sgualciti e le mani sporche di carbone mi incitava a dare il meglio di me. Ero la sua principessa del balletto.

Portai in scena la migliore delle mie performance, senza sbagliare un colpo e senza mai cadere per terra. Alla fine dell'atto mi sedetti sulle mie stesse ginocchia, stanca e affaticata da tutto quel duro lavoro

«Bel lavoro bambolina» sentii sussurrarmi all'orecchio

La platea sparì, i fiori e gli applausi svanirono in una nuvola di fumo lasciando posto ad un sudicio e sporco pavimento in mattonelle. La gioia e la beatitudine scomparvero lasciando posto alle vere sensazioni che provavo in quel momento: paura, terrore e disgusto

«Hai proprio del talento» bisbigliò quell'inquietante voce maschile sul mio collo «Sapevo di aver fatto la scelta giusta»

Non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo, riuscivo solo a vedere il mio povero vestito rosa sgualcito e sporco di lacrime e trucco. Le sue scarpe eleganti tirate a lucido, i suoi pantaloni in pelle e la cintura che piano piano stava togliendo dai passanti

«Da capo Giselle» mormorò il mio rapitore «Portami in scena il cigno nero un'altra volta. Guardarti mi eccita così tanto, bambolina mia»

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