𝑨𝒔𝒔𝒐 𝒅𝒊 𝒑𝒊𝒄𝒄𝒉𝒆🃏

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«Poker d'assi. Ho vinto stronzo» urlai a gran voce allungandomi verso il tavolo da gioco e prendendo tutte le fiches con un solo braccio

«Non è possibile, devi aver imbrogliato Jefferson»

«Imbrogliato? Io?» dissi mettendo una mano sul cuore «Ti sembro uno che imbroglia? Per me il gioco d'azzardo è un'arte, una religione quasi. Metti in dubbio la mia fede Morgan?»

Il bastardo con la cicatrice mi guardò sospettoso tirando una lunga boccata al suo sigaro toscano, uno dei migliori in circolazione. Fumare gli piaceva molto, durante il gioco ancora di più

«Non so come tu abbia fatto, ma sono certo del tuo imbroglio. Ti do un'ultima possibilità di redimerti o i miei scagnozzi ti faranno fuori in un batter d'occhio»

«Non sai proprio perdere Morgan, è uno dei tuoi peggiori difetti» dissi facendo l'occhiolino e alzandomi in piedi con un balzo «Signori vorrei restare a chiacchierare con voi tutta la notte, ma ho cose migliori da fare. Circa un migliaio, non so se mi capite» conclusi ridacchiando e lanciando in aria una delle fiches con la mano destra per poi riacchiapparla al volo

Uscii trionfante dal retro saloon con la mia valigetta di pelle in mano, fuori aveva iniziato a grandinare e a me mancava l'ombrello, la mia solita sfortuna. Presi tra le dita una sigaretta per alleviare il nervoso all'idea di bagnarmi come un dannato. Non riuscii nemmeno ad accenderla, la fiamma arrivò vicino alla punta quando udii un sonoro sparo alle mie spalle e un lancinante dolore all'altezza del petto.

La sigaretta cadde a terra così come la valigetta. Mi piegai sulle ginocchia prima di finire sdraiato come una sottiletta sull'asfalto gelido, la pioggia ora scendeva violenta dal cielo e mi colpiva il viso come se fosse fatta di roventi spilli. Il cuore batteva a malapena, i polmoni non facevano girare l'aria nel corpo e iniziai ad ansimare dolorante

«È un vero peccato vederti finire così» sentii borbottare sopra la mia testa «Sei un ottimo giocatore Jefferson, ma barare ti eccita troppo»

Alzai di poco lo sguardo con tremenda fatica, solo per vedere la nauseabonda faccia del bastardo con la cicatrice osservarmi con un ghigno malefico in viso e il suo dannatissimo sigaro tra le labbra

«Ho tolto un asso dal mazzo prima di iniziare» disse estraendo una carta da gioco dal taschino del giaccone «Credevi davvero ti potermi fregare? Questa città è sotto il mio controllo, qui comando io idiota» finii poi tirandomi un potente un calcio nello stomaco e facendomi gemere dal dolore
«Goditi l'inferno Jefferson» sghignazzò infine voltandosi e lasciando cadere la carta per terra, seguito dai suoi due scagnozzi personali
Osservai il rettangolino adagiato sul terreno oramai zuppo d'acqua. Un asso di picche.

Fu l'ultima cosa che vidi quella sera, fu l'ultima cosa che vidi sulla terra e la prima che mi apparse davanti agli occhi quando mi risvegliai qui, quando mi risvegliai all'inferno.

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