Capitolo cinque

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Erano passati giorni dall'ultimo incontro tra Stiles e Derek. Il più giovane si era recato spesso nella lavanderia, persino nei giorni in cui non aveva il bucato da fare, ma del ragazzo non c'erano tracce.

Aveva ormai perso le speranze e in quelle due settimane i suoi sentimenti avevano danzato nel suo petto indisturbati, passando dal senso di colpa, alla preoccupazione, lasciando spazio alla rabbia, che ancora albergava nel ragazzo. La rabbia era l'unico sentimento che Stiles conosceva perfettamente e non temeva ed era forse l'unica emozione che riteneva semplice da gestire. Sin da piccolo aveva imparato a tramutare la tristezza e il dolore in rabbia, rabbia che sfogava sul cuscino quando restava in camera solo o sugli altri utilizzando il suo sarcasmo come arma.

Quel sabato, Stiles si recò in lavanderia con ancora un fuocherello di rabbia nel petto. Lydia continuava a ricordargli giorno dopo giorno l'importanza di fare nuove conoscenze e, per il moro, quello restava un no categorico, accentuato dalla recente fuga dell'unico ragazzo verso cui aveva mostrato quel minimo interesse.

Giunto a destinazione, con la coda dell'occhio notò una figura. Una seconda occhiata si rivelò inutile, aveva già riconosciuto Derek, quelle spalle le avrebbe individuate anche tra la folla e, sebbene una parte di lui si sentisse sollevata, un'altra subito si stava infuocando, alimentando la rabbia nel suo petto.

Anche l'uomo riconobbe Stiles ed un sorriso illuminò il suo volto.

«Ciao Stiles»

Il ragazzo avrebbe voluto ignorare quella voce roca e gli occhi smeraldo puntati su di lui, ma in quello sguardo vi lesse più sofferenze dei giorni precedenti e non poté impedire alle sue labbra di rispondere.

«Ciao»

Persino lui si stupì della freddezza nella sua voce, perciò come avrebbe potuto non notarla anche Derek. Nonostante ciò, l'uomo non si lasciò scomporre, piuttosto tornò a dedicarsi al suo bucato. Stiles, che aveva un occhio attento ad ogni minimo dettaglio, notò come Derek avesse lasciato libera la sua lavatrice preferita, occupando la postazione di fianco.

«Ho lasciato la tua lavatrice libera»

«Non è più la mia lavatrice preferita»

Stiles si sentiva così infantile, ma non aveva molta esperienza con le persone. Gli unici suoi amici erano Scott e Lydia e aveva tenuto distanti tutti gli altri, per non dimenticare la completa assenza del filtro bocca-cervello che gli aveva causato non pochi problemi.

«Vedo che cambi idea facilmente»

Il ragazzo percepì altro dietro quelle parole, come se Derek desiderasse nascondere un messaggio dietro la scelta dei termini, ma si convinse, decidendo che fosse solo una sua percezione sbagliata.

«Credevo che quella lavatrice fosse speciale, ma è come tutte le altre»

Derek azionò la lavatrice e si voltò verso di lui, incrociando le braccia, concentrandosi sul suo interlocutore. Stiles finse indifferenza, ma il peso di quello sguardo inondò il suo corpo di disagio e la voglia di conoscere il ragazzo tornò con prepotenza a farsi spazio nella sua mente.

«Quindi la lasci perdere come se nulla fosse e passi subito ad un'altra?»

Per quanto potesse sembrare superficiale e goffo, Stiles era un ragazzo fin troppo intelligente e comprese perfettamente che la loro conversazione non aveva nulla a che vedere con le lavatrici, piuttosto desiderava comprendere perché Derek avesse voluto intavolare quella discussione. Si lasciò sfuggire uno sbuffo e posò disinteressato la felpa, voltandosi anche lui verso il ragazzo.

«Che vuoi da me, Derek?»

«Capire la ragione della tua freddezza»

«Non capisco di cosa tu stia parlando»

La finta risata di Derek portò Stiles ad assumere un'espressione infastidita e a gonfiare le guance, lasciando fuoriuscire l'ennesimo sospiro. L'uomo si stava infastidendo e la sua postura ne era il segnale più evidente, così come i suoi occhi assunsero una sfumatura di verde del tutto nuova, sottobosco e tempesta.

«Stiles»

Il suo nome lasciò le sue labbra come un ruggito e il ragazzo perse completamente le staffe, permettendo alla sua parlantina di perdere il controllo.

«Che c'è, Derek, vuoi che ti chieda scusa? Scusa se ti ho chiesto di uscire, scusa se ti ho messo a disagio e scusa se questo ti ha obbligato a sparire con la coda tra le gambe. Ho compreso il messaggio, tranquillo, non siamo amici e neanche conoscenti, non siamo niente. Ora puoi lasciarmi in pace?»

«No»

Derek avrebbe voluto ridere per l'espressione sul volto del più giovane, ma si impose di non farlo, perché temeva che Stiles avrebbe dato di matto ancora una volta.

«No?»

«No, Stiles. Sei un ragazzino davvero stupido»

Gli occhi ambrati di Stiles si accesero e il fuoco che divampava ormai furente nel suo petto, raggiunse anche il suo sguardo. Gettò con rabbia i suoi vestiti nella cesta e si avviò verso la porta, borbottando un 'fanculo', ma i suoi movimenti furono bloccati da una salda presa sul suo avambraccio.

«Stiles non stavo scappando da te»

Stiles si voltò e i loro occhi si incastonarono, smeraldo nell'ambra, certezza nell'incertezza e quel desiderio obbligò il ragazzo a posare la cesta e ad ascoltarlo.

«Sono partito, sono tornato a casa mia, è per questo che non mi hai visto qui»

«E allora perché quella sera non mi hai riposto?»

Derek lo guardava in silenzio, sul volto un'espressione imperscrutabile e Stiles fece per voltarsi ancora una volta, stanco per la piega che la sua serata aveva preso e stremato da quella conversazione.

«Non lo so, Stiles, mi hai spiazzato, tutto qui»

Il ragazzo annuì in silenzio. Aveva sempre letto le emozioni delle persone, sebbene non sempre le comprendesse a pieno, ma con Derek gli veniva difficile e questo faceva crescere in lui il desiderio di conoscere l'uomo dagli occhi smeraldo.

«Però se ti va ancora, potremmo andare a bere qualcosa, no?»

Stiles annuì ancora una volta. Il silenzio abbracciava i loro corpi, mentre nella mente del ragazzo gli ingranaggi si muovevano veloci. Voleva tornare a casa e videochiamare Lydia per un consiglio, ma quando fece per recuperare le chiavi dalla tasca, si rese conto di non averle. Il panico si impossessò del suo volto e, come un libro, Derek parve leggerlo.

«Che succede, Stiles?»

«Mi sono chiuso fuori. Ho dimenticato le chiavi nel mio appartamento. Passerò la notte fuori casa come i barboni, mi ruberanno tutti i vestiti e dovrò girare per la città nudo»

«Stiles respira»

Il ragazzo stava andando in iperventilazione e Derek posò le sue mani sulle guance del minore, incastrando ancora una volta i loro occhi, ripetendo "respira" come una litania.

«Puoi stare da me per stanotte. Domattina risolviamo il problema»

LAVANDERIA [Sterek]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora