Venni abbracciata per molto più tempo di quanto avrei desiderato, ma chiaramente non aprii bocca.
"Deve partire un'inquisizione. Devo avere la certezza che tu sia tu e devo sapere chi ha fatto questo. Capisci, Irina?"
"Mi chiamo Ekaterina." Protestai debolmente.
Elizaveta trasalì come se si fosse appena ripresa da uno svenimento.
"Tu ancora non sai chi..." La sua voce si affievolì di colpo.
"Oh, Dio mio. Sei sempre stata così vicina e io non ho mai..."
Venni stretta un'altra volta. Il mio campo visivo di ristresse ad una spalla e un odore di pelle pulita, ciniglia e qualcosa di dolce che faticai a definire mi invase le narici.
"Ti spiegherò tutto quando avremo più tempo. Sono certa che tu sia quella vera..."
Una goccia di sudore percorse la mia intera schiena, dal collo all'osso sacro.Lo sguardo di Elizaveta si indurì: "Chi ti ha cresciuto? Chi sono le persone che hanno fatto questo?"
Improvvisamente mi risvegliai dallo stato di inebetimento nel quale ero caduta e le presi la mano, gettandomi in ginocchio davanti alla sorella della zarina.
"Vi prego, non punite la mia famiglia, sono certa che non hanno nulla a che fare con questa storia, date a mia madre la possibilità di spiegarsi, vi supplico."
Elizaveta mi osservò aspramente a lungo, poi decretò: "Solo perchè sono una buona cristiana. E perchè me lo stai chiedendo tu. Alzati, ora, non vale la pena buttarsi in terra per queste cose."
Mi alzai e le baciai la mano, ringraziandola non so nemmeno quante volte.Rimanemmo in silenzio per diversi minuti, loro probabilmente indecisi su cosa fare di me e io rimuginando su quando sarei potuta tornare a casa per chiedere spiegazioni.
"Irina... questi sono tre dei tuoi cugini: Olga, Tatjana e Aleksej." Li presentò Aleksandra, che fino ad allora non mi aveva rivolto la parola.
Chinai la testa, nuovamente, con rinnovata soggezione, ma presto la rialzai perchè la curiosità ebbe la meglio su di me.
Tatjana esitò per un momento, ondeggiando sui suoi stessi passi, ma poi venni stretta al suo corpo con calore. In quel momento, chiudendo gli occhi e cancellando dalla mente il suo sguardo disorientato e interdetto, potevo immaginare Darijana al suo posto, quando ancora non era nervosa e sbrigativa come nell'ultimo periodo. Mi beai del tepore che il corpo della granduchessa emanava ancora per qualche secondo prima di lasciarla.
"Ci sei mancata così tanto, Ira..."
Olga era stata poco più coincisa, ma il suo abbraccio espresse lo stesso tipo di affetto trasognato e vigoroso. Aleksej accennò un sorriso prima di incrociare le braccia dietro la mia schiena, in un mezzo abbraccio pudico e quasi intimidito.Non passò molto tempo prima che il viso espressivo di Elizaveta si illuminasse come le avevo visto fare più di una volta quante le veniva in mente qualcosa.
"Vorrai sistemarti, fare un bagno, riposare un po'..." Evitò accuratamente di parlare del fatto che io lavorassi ancora lì, nonostante l'ovvia allusione.
"Non voglio risultare scortese, Vostra Altezza, ma quando potrò tornare a casa mia?"
Cinque paia di occhi pietosi si fossilizzarono su di me. Mi chiesi cos'avessi detto per meritare la loro carità.
"Non... non tornerai in quel posto, Irina. Rimarrai qui."
"Ma c'è- c'è la mia famiglia lì. Non li posso lasciare..."
"Ira, che vai dicendo? È già qui la tua famiglia. Tornerà tutto come prima, te lo assicuro."
Un sorriso intenerito spuntò sul volto di Elizaveta, come se non si fosse accorta di quanto fossero insensate le sue parole, mentre dentro di me cresceva un panico acre e doloroso. Mi sentivo sperduta, intrappolata. Non avevo salutato con abbastanza brio Anja, quella mattina, e non avevo preso in braccio Sasha anche se me lo aveva chiesto, perchè ero in ritardo.
Se solo non fossi andata, se non fossi nemmeno entrata in quel luogo che mi pareva in quel momento così soffocante e inanimato.Senza capire come ci fossi arrivata, mi ritrovai a seguire una domestica lungo un largo corridoio. Venni aiutata a spogliarmi, senza reagire, e fui condotta in una vasca da bagno, immobile e cristalizzata dall'agitazione.
Nella mia vita i bagni caldi erano un lusso raro, di quando Darijana o Vasilka scaldavano dell'acqua e la gettavano ancora bollente in un catino di legno.
Qui l'acqua era poco più che tiepida, non ustionava la pelle ed era piacevole immergercisi. Mi fu data la possibilità di usare del sapone, che a casa non avevamo.
Quando fui asciutta, mi vennero consegnati dei vestiti: sui fianchi e sul seno mi stavano un po' larghi, non avevo idea di chi potessero essere.
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The tsars' Russia: the untold end
Historical FictionEkaterina è una domestica di Palazzo di Alessandro tormentata da frammenti di ricordi riguardanti un'esistenza che non riesce a rievocare. Qual è il significato della medaglietta dorata che ha al collo? Chi sono le persone che abitano i suoi sogni...