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Mi ci vuole un attimo per riprendere i sensi. Il mio cuore batte talmente forte che mi sento come se fossi appena caduta da undirupo. Il mio corpo è bollente e i palmi delle mie mani sono diventati piscine di sudore. L'auto che ho colpito è una berlina nera, ma prima che possa guardarla bene, l'altro guidatore scende dall'auto con l'ira di un bulldog rabbioso. È Camila Cabello. Cazzo. Il mio shock iniziale si trasforma in rabbia. So che non stavo esattamente guardando quando l'ho colpita, ma so anche che avevo la precedenza. Probabilmente il codice stradale non è abbastanza cool per lei. L'adrenalina mi trasporta fuori dall'auto prima che possa pensarci due volte. Sbatto la portiera e le vado incontro. «Ma che diavolo?» I suoi occhi lampeggiano quando mi vede. Sottovoce,dice: «Mi stai prendendo per il culo?» La ignoro e controllo il paraurti anteriore. Miracolosamente, è solo leggermente ammaccato; dovrò farlo riparare,ma la macchina funziona. Dietro di me, Camila sta esaminando la sua auto.«Merda» brontola «i miei genitori mi uccideranno.» «Sì, be', anche i miei» dico io, dando un calcio alla mia ruota anteriore. Sento le lacrime accumularsi dietro i miei occhi, ma combatto per non farle uscire. Odio l'idea di piangere davanti a Camila Cabello. Di nuovo. Faccio un respiro profondo per calmarmi, ma quando mi giro per controllare la sua auto mi si chiude lo stomaco. Il suo paraurti posteriore è distrutto; la metà destra pende dal telaio, urtando l'asfalto. È impossibile guidare la sua auto in queste condizioni. La mia rabbia si trasforma improvvisamente in panico. Se la sua auto è messa peggio,significa che è colpa mia anche se avevo diritto di precedenza? Calmo il respiro e la guardo. «Dannazione. Mi dispiace.» I suoi occhi scuri sfrigolano come se l'avessi appena insultata. «Non sai proprio nulla?» sbotta. «Non dovrestimai scusarti dopo un incidente stradale. È un'ammissione di colpa.» Sonotalmente spiazzata che riesco solo a fissarla. «Fortunatamente per te, non sono il tipo di persona che finge una ferita grave o un trauma emotivo del cazzo così da poter fare causa a te e ai tuoi genitori sino a lasciarvi senza un centesimo, ma qualcun altro potrebbe. Usa la testa.» La rabbia divampa di nuovo dentro di me. «Vuoi davvero darmi una lezione di vita in questo preciso momento? Sei tu che hai fatto retromarcia e mi hai tamponata!» «Perché non ti sei fermata quando hai visto la mia macchina?» «Perché non ti sei fermata quando hai visto la mia macchina?» Stiamo facendo proprio una bella scenetta in mezzo al parcheggio. Un gruppo di persone della nostra classe corre per controllare cos'è successo. Anche se le lezioni sono finite da ore, ci sono abbastanza studenti da rendere il nostro incidente impossibile da nascondere.«State bene?» «Ohhh, il tuo paraurti è fottuto.» «Oh, merda! La ragazza del carro attrezzi ha di nuovo rovinato la sua macchina!» Una delle cheerleader si precipita con gli occhi fuori dalle orbite. È la migliore amica di Camila, la stessa ragazza che prima mi aveva chiesto se stessi bene: Dinah Jane. La pronipote della leggendaria signora Earl. La sua famiglia gestisce ancora l'Emporio e lei è esattamente come si può immaginare sia la figlia di una famiglia di commercianti di articoli per Natale. Voce zuccherosa, espressionida cartone animato, a volte un po' fuori di testa. Un Orsetto del Cuore che prende vita. «Oh, diamine» esclama, correndo verso di noi. «Cos'è successo? Stai bene?» Camila si passa una mano sul viso. «Devo chiamare mia mamma.Cazzo.» Si allontana con il cellulare in mano e la fronte ancora aggrottata dalla rabbia. Dinah Jane mi rivolge uno sguardo comprensivo, ma io mi giro eprendo il telefono. Mia madre arriva dopo quindici minuti. Mi scosta i capelli dalla fronte e mi rassicura con la sua voce ferma e misurata. Il mondo potrebbeessere sul punto di esplodere e lei direbbe "Hmm, e ora cosa possiamo fare?".«Ti sei fatta male?» mi chiede. «No.» «Eri al telefono?» «No.» Mia mamma annuisce, scrutandomi con il suo sguardo da "non-mi sfugge-niente". «Va bene. Chiamo l'assicurazione.» Poco dopo arriva anche la mamma di Camila. È una donna attraente e sofisticata, i capelli ricci e scuri e il rossetto immacolato,indossa una divisa color lavanda e una targhetta con la scritta DOTTORESSA CABELLO. Ha la stessa espressione scrutatrice di Camila, come se potesse leggerti dentro. Sembra che sia proprio quello che sta facendo con la figlia in questo momento. «Com'è successo?» chiede, chinando la testa verso Camila. La sua voce è calma ma autoritaria. Camila sbuffa, incrociando le braccia. «Stavo uscendo dal parcheggio e non l'ho vista arrivare...» Sua madre la interrompe. «Non stavi guardando?» «Stavo guardando, ma...» «Ma eri persa nei tuoi pensieri, immaginando altre coreografie da cheerleader?» La bocca di Camila si stringe in una linea sottile. «Questo è ciò che succede quando non ci si concentra» prosegue sua mamma. «Sai bene che non devi essere negligente. Assicurati di fotografare questo paraurti. Ogni angolo!» C'è un lasso di tempo insopportabile in cui le nostre madri sono entrambe al telefono con le rispettive compagnie di assicurazione e Camila e io non abbiamo altro da fare se non ignorarci a vicenda. Quando hanno finito,le nostre mamme si scambiano un cenno con il capo e annunciano che siamo state tutte e due imprudenti dal momento che entrambe le nostre auto erano inmovimento, ma che Camila è la principale responsabile perché io avevo la precedenza. «Non è giusto» dice Camila scuotendo la testa. «Lei è arrivata sfrecciando da dietro l'angolo, non stava nemmeno guardando.» «Come fai a dire che non stavo guardando?» dico con tono acceso. «E poi parli proprio tu! È la seconda volta che fai casino con la mia macchina!» Mia mamma si acciglia. «Cosa vuol dire?» Resto in silenzio. Non ho mai raccontato ai miei genitori la verità sul perché la mia macchina è stata portata via dal carro attrezzi l'anno scorso; ho mentito e ho detto di aver parcheggiato per sbaglio davanti a un idrante. Ero troppo imbarazzata per ammettere di essere stata bullizzata dal capo delle cheerleader. Camila e io ci guardiamo per un secondo. I suoi occhi sono spalancati e ansiosi. È la prima volta che noto un accenno di vulnerabilità in lei. «Una volta ha per sbaglio versato un caffè nella mia macchina.» Non so cosa mi spinga a mentire. Questa sarebbe stata l'occasione perfetta per avere una tanto desiderata rivincita, ma preferisco essere la ragazza del carro attrezzi che la ragazza spiona. «Sei già stata nella sua macchina?» chiede la mamma di Camila. «Voi due siete amiche?» Ci fissiamo per un altro lungo momento. «Mhmm» dice Camila, riprendendosi. Fa un gesto verso la mia uniforme. «A volte faccio il tifo per la sua squadra.» È un bene che nessuno mi stia guardando, perché la mia espressione farebbe capire in un secondo che si tratta di una bugia. Non ho dubbi che Camila, in qualità di capitano, potrebbe convincere la sua squadra a tifare per noi invece che per i ragazzi, ma perché mai il capitano delle cheerleader dovrebbe voler sfidare lo status quo? «Non è bello?» dice mia madre. «Be', questo rende tutto meno imbarazzante, no?» La mamma di Camila ridacchia. «Sì, che sollievo!» Quello che segue è uno dei peggiori imbarazzi che abbia mai provato. Le nostre mamme si presentano, poi fanno battute sdolcinate su quanto siano contente che nessuna di loro sia una di quelle madri chiocce e impiccione che avrebbero gonfiato l'incidente a dismisura. «Immaginate la stessa situazione con una signora di Candlehawk!» dice mia madre. «Quello sì che sarebbe stato un inferno!» La mamma di Camila ride. Io e Camila non diciamo nulla, aspettando che finiscano. «Lauren,sembri una studentessa seria» dice all'improvviso la dottoressa Cabello. «Mamma non...» cerca di fermarla Camila. «La mia materia preferita è storia» rispondo.«Vuoi studiare quello all'università?» «Esatto» mento. Non ci ho mai pensatoseriamente, ma la dottoressa Cabello sembra il tipo di donna che vuole una risposta sicura. «E che sport fai? È una divisa da basket quella? Il basket èuno sport meraviglioso. Vedi, Camila? Si può essere una studentessa seria e un'atleta competitiva allo stesso tempo.» «Lo sono» dice Camila, con il tono di chi lo ha già detto centinaia di volte. «Anche fare la cheerleader è ammirevole» interviene mia mamma. La dottoressa Cabello annuisce gentilmente, ma chiaramente non è d'accordo. «Be', sembra che qui sia tutto in ordine» dice con autorevolezza. «Aspettiamo il carro attrezzi e poi ce ne andiamo.» Alla parola carro attrezzi incrocio lo sguardo di Camila. Lei distoglie subito il suo, ma colgo un lampo di senso di colpa. «Avere la macchina rimorchiata è una gran rottura» dico con finta simpatia. «Mi è successo una volta. Mi dispiace davvero per te.» Riesco quasi a vedere il fumo uscire dalle sue orecchie. Mi dà una tale soddisfazione che potrei mettermi a cantare. Ma poi... «È difficile essere senza macchina in questa città» dice mia mamma. «Come farai ad andare ascuola, Camila?» «L'accompagneremo io o mio marito» risponde la mamma di Camila con un cenno della mano. «Per noi è comodo. Siamo sulla Sleigh Byrne.» «Sleigh Byrne?» Mia mamma fa un sorriso strano e all'improvviso temo ciò che sta per dire. «Viviamo nella strada dopo, vicino a Bells Haven.» Mi guarda e io non ho dubbi su ciò che succederà dopo. «Lauren può dare un passaggio a Camila!» dichiara con gli occhi scintillanti. «Insisto, davvero. È il minimo che possiamo fare.» Cerco di incrociare lo sguardo di mia madre per farle capire che è un'idea terribile, ma il danno è già fatto. La mamma di Camila si illumina come se fosse l'idea migliore che abbia mai sentito. Sorride a Camila e alza le mani come per dire: "Che ne pensi?". Camila sbatte le palpebre e rivolge a mia madre un sorriso cortese e grato, sebbene io sia sicura che disprezza l'idea tanto quanto me. «Bene, è deciso» dice mia mamma, guardandomi soddisfatta. «Tutto è bene quel che finisce bene, no?» Solo una volta che ci siamo allontanate dalle Cabello esprimo il mio orrore. «Mamma» mi lamento «non sopporto quella ragazza! Preferirei andare a scuola nuda piuttosto che darle un passaggio!» «Ma non hai detto che siete amiche?» «Ehm... Cioè, forse ho un po' esagerato» annaspo. «Ma ha importanza? L'incidente non è nemmeno stato colpa mia!» Lei sembra imperturbabile. «No, non è stato colpa tua, ma è comunque tua responsabilità. Non ti ucciderà darle un passaggio sino quando la sua auto non sarà riparata.» Alla fine, esco dal mio primo incidente d'auto con un ego ferito, un paraurti ammaccato e l'incombente timore di dover fare da taxista all'unica persona che potrebbe rendere il mio ultimo anno peggiore di quanto non sia già.

She Drives Me Crazy. Mi fa impazzireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora