Non avevo previsto quanto sarebbe stato faticoso il mio processo di guarigione. Le settimane successive sono occupata ad aiutare la mamma in giardino, a imparare a fare il lavoro a maglia con Taylor e a servire ai
tavoli per Ally al “Chimney”. Lavo i piatti, mi esercito nei tiri liberi e faccio una classifica dei miei film preferiti su cui poi le mie sorelle litigano.
Aiuto Normani a cambiare i regali di Natale e parlo dei miei sentimenti senza che lei me lo chieda. Non c’è nulla di affascinante in tutto questo, ma mi sforzo di andare avanti.
La scuola diventa un vero inferno. Si è sparsa la voce di cosa è successo con Jennifer in palestra e, sebbene nessuno abbia visto la foto che ha mostrato a Camila, tutti hanno messo insieme i pezzi sul fatto che ci siamo
“mollate” perché sono uscita con Lucy.
La gente mi lascia in disparte o mi lancia occhiatacce in corridoio. Le mie stesse compagne di squadra si rifiutano di passarmi la palla agli allenamenti. Solo i tre gemelli Cleveland non mi evitano, ma solo perché sperano di avere qualcosa su cui scrivere
nel giornale. È un’esperienza illuminante vedere quanto velocemente le persone possono passare dall’adorazione al disprezzo.
Camila è cordiale ma distante e io prendo spunto da lei. Ci sorridiamo educatamente nei corridoi, ma per il resto ce ne stiamo per conto nostro. Jennifer, naturalmente, è felice di alimentare le voci su ciò che è andato
storto tra noi. Fa circolare altre voci sulla “falsa” sessualità di Camila, ma lei rimane al di sopra di tutto. Non so se perché non le interessa o perché è molto concentrata sul diventare "Atleta dell’anno" ora che ci avviciniamo alle nomination. Spero di non averla danneggiata. Normani e i ragazzi sono immancabilmente leali. Un pomeriggio ci
sediamo in macchina e racconto loro tutto. Mani lo sa già, naturalmente, ma è un sollievo poter finalmente spiegare ogni cosa a Gunther e Kevin. Confesso tutta la verità sugli ultimi mesi, anche se mi vergogno ancora.
Aver raccontato questa storia così tante volte non lo rende più facile.
«Mi dispiace di avervi mentito» dico, sforzandomi di mantenere il contatto visivo.
«Mi dispiace di essere stata così concentrata sulla mia ex. Ho la sensazione di aver rovinato la nostra esperienza dell’ultimo anno».
Mi tampono gli occhi. Mani mi passa un fazzoletto dal vano portaoggetti.
«Voi siete i miei migliori amici. Voglio sfruttare al meglio il nostro ultimo semestre.»
Kevin si china in avanti e intreccia le dita. «Nessuno di noi è perfetto, Lauren. Be’... tranne Manu.» Lui sorride seriamente; lei socchiude gli occhi in modo scherzoso.
«Grazie per averci detto la verità. Mi dispiace che tu stia soffrendo così tanto. Ti voglio bene e voglio che tu sia felice.»
«Già, lo stesso vale per me» interviene Gunther.
«E poi, così ho avuto modo di conoscere Dinah, quindi come posso essere arrabbiato?»
Mani gli dà un buffetto sulla nuca e la risata che segue è esattamente ciò di cui ho bisogno.
Noi quattro passiamo ogni sabato al “Chuck Munny”. La sera in cui abbiamo in programma di vedere Love & Basketball, Gunther porta con sé Dinah e la bacia in fila per i biglietti. Mi giro verso Mani e Kevin
per scambiare un’occhiata, ma loro non mi prestano attenzione: stanno ridendo di qualcosa che hanno visto sul telefono di Kevin. Quando Normani si allunga in avanti per colpire il suo braccio con un piccolo pugno
civettuolo, gli occhi di Kevin si illuminano. Faccio finta di non notare come insiste per comprare una bibita a Mani. Mi va bene essere il quinto incomodo stasera.
Quando non andiamo a scuola in onore del Martin Luther King Day, mi siedo a gambe incrociate sul pavimento della mia camera e leggo tutte le lettere che Lucy mi ha scritto. Alcune mi fanno piangere. Lascio che le
lacrime scendano e mi dico che va bene che il mio cuore stia soffrendo. Quando le ho lette tutte, Ally e Taylor mi aiutano a bruciarle in giardino.
Inspiro, espiro e guardo le loro scintille allontanarsi.***
I campionati primaverili iniziano verso la fine di gennaio, perché a quanto pare gennaio è considerato primavera. Ogni sera, quando esco dall’allenamento, guardo le ragazze del calcio che corrono lungo il campo, con i polmoni che sicuramente bruciano per il freddo. L’inizio della loro stagione segna la chiusura della mia, il che è difficile da credere. Significa che ci stiamo avvicinando alla fine della mia carriera sportiva al liceo. Significa anche che mancano poche settimane alla finale del campionato distrettuale e che, in base al record di vittorie di Grandma Earl, la disputeremo sicuramente e che Candlehawk, che è rimasto imbattuto a parte la sconfitta contro di noi nel derby di Natale, sarà il nostro avversario.
Una sera Normani e io rimaniamo sino a tardi dopo l’allenamento a passarci la palla mentre lei lavora a un nuovo schema che vuole provare con la squadra. Non abbiamo visto Coach Fernandez per due settimane; Mani ha guidato la squadra da sola. Stasera alterna il guardare lo schema sul suo telefono, il dirigermi nei vari passaggi e scomparire immersa nella Visione di Mani. La guardo con occhi nuovi, stupita dal modo in cui funziona il suo cervello.
«Hai mai finito il tuo saggio per il college?» le chiedo mentre camminiamo verso il parcheggio. Fuori fa un freddo cane; il mio respiro annebbia l’aria quando parlo.
«Sì, è finito, ma non l’ho ancora presentato. Perché?»
«Cosa hai deciso di raccontare alla fine?»
«Un aneddoto su quella volta in cui la mia famiglia ha visitato un museo e Teddy se l’è presa con la guida per un dipinto... cosa? Cos’è quello sguardo?»
«Normani, devi scrivere di come alleni la nostra squadra.»
«Te l’ho detto, non voglio vantarmi. Non voglio essere tutta io-io-io.»
Smetto di camminare. Anche lei lo fa. Ci troviamo di fronte alle nostre auto.
«Cosa c’è?» chiede Mani, digrignando i denti.
«Ti voglio bene» le dico con fermezza. «Sei una forza della natura. Penso che dovresti smettere di nasconderti alla gente.»
Sbatte le palpebre. Sembra completamente stordita. «Cosa?»
«Ti rendi conto che proporti di allenare dei coetanei in una stagione vincente è piuttosto straordinario, vero? Soprattutto mantenendo una media alta come la tua? Dovresti dirlo ai responsabili delle ammissioni al college.
Dovresti farti vedere. La vera, autentica te stessa. Autenticità, ricordi?» Normani deglutisce e distoglie lo sguardo, imbarazzata.
«Provaci» la supplico, con le braccia che tremano per il freddo. «Ti prometto che ti dirò se è troppo vanaglorioso. Ma immagina se lo scrivessimo io, Kevin o Gunther! Ci vanteremmo di te per tutto il tempo.»
«Pensi che Kevin si vanterebbe di me?»
Alzo gli occhi al cielo. «Dimmelo tu.» Mi fa un sorriso timido. «Sì, lo farebbe.» «Allora ci proverai?» Fa un respiro profondo.
«Ci proverò. Probabilmente ti odierò per tutto il tempo, ma lo farò.»
«Felice di essere odiata. È un po’ la mia caratteristica ultimamente...»
Veniamo interrotte da un forte suono alle mie spalle. Qualcuno sta aprendo a distanza la propria auto. Ci giriamo e vediamo Camila che si toglie il borsone dalla spalla. Indossa una giacca ridicolmente lunga.
Mi volto verso Mani. «Credo che...»
«Sì, vai.»
Non c’è bisogno che me lo ripeta due volte. Mi affretto ad attraversare il parcheggio, con il borsone che mi rimbalza sul cappotto.
«Ehi! Camila!»
Lei si guarda intorno. La sua espressione diventa più dolce di quanto potessi sperare.
«Ciao, cosa ci fai ancora qui?»
«Stavo aiutando Mani. La partita contro Candlehawk si avvicina e c’è parecchia tensione.»
Camila si irrigidisce e io mi sento un’idiota per aver pronunciato la parola con la C.
«Tensione perché è la fine della stagione» chiarisco. «Non perché mi interessi vincere.»
Lei inclina la testa, studiandomi. «Sì?»
«Sì» le sorrido. «Allora... bel cappotto. Viene dal polo nord?»
Lei stringe gli occhi. «Fa freddo, stronza.»
«Clima artico, ragazza della Georgia.»
«Immagino che non ci sia la possibilità di sistemare il tuo stupido senso dell’umorismo durante questo processo di guarigione, vero?»
«Purtroppo non faceva parte dell’accordo.» Sorrido finché non alza gli occhi al cielo. Mi riscalda sino alle ossa. «Ehi, come stai? Sei pronta a diventare Atleta dell’anno?»
«Sì, lo sono.» I suoi occhi hanno quella scintilla familiare. «Stavo giusto preparando altri poster con Dinah.»
«Mi sono piaciuti molto i tuoi poster sinora.»
«Ma smettila.» La sua bocca si contrae. «Immagino che tu abbia sentito che Jennifer è tornata alla carica con i pettegolezzi su di me.»
Devo lottare con tutte le mie forze per non dire qualcosa di cattivo su di lei. Non è quello di cui Camila ha bisogno.
«Sì, mi dispiace che tu stia passando tutto questo. È già abbastanza difficile fare coming out. Non dovrebbe essere necessario dimostrare la tua sessualità a nessuno.»
«Non è colpa tua. Avrebbe trovato qualcos’altro in ogni caso.»
«Camila, posso chiederti una cosa?» Faccio una pausa, lasciandomi il tempo di formulare la domanda. È qualcosa che mi chiedo da settimane, ma è una cosa delicata. «Quella foto che hai sul telefono, quella di te e Jennifer che vi baciate l’anno scorso, perché non gliel’hai mai mostrata? Uno sguardo a quella foto e lei non potrebbe più torturarti.»
Camila mi fissa. La sua espressione è molto seria. «È questo che pensi che dovrei fare?»
Cerco i suoi occhi. È chiaro che ha già avuto questa idea. Forse l’ha anche presa in considerazione.
«No» dico con fermezza. «Non credo che dovresti farlo. E tu?»
«No. Non l’ho fatto e non lo farò mai.»
Ingoio il groppo in gola. La guardo e mi chiedo: è così che ci si sente ad amare qualcuno per quello che è veramente? Per i suoi valori, per il suo modo di agire, per la sua determinazione?
«Camz, sei una persona incredibile.» La mia voce freme di emozione. Cosa mi fa essere così aperta con le persone stasera?
Camila sbatte le palpebre. Il suo sguardo d’acciaio si posa su di me. «Non lo sono, Lauren. Cerco solo di fare meglio di quanto ho fatto prima.» Fa una pausa. «Come te.»
Ci sorridiamo a vicenda. Non voglio chiudere la conversazione, ma il mio corpo è intorpidito dal freddo e desidera il calore della mia auto. Inoltre, devo ancora guarire.
«Buona fortuna con l’Atleta dell’anno» dico, allontanandomi da lei. «Farò il tifo per te.»
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She Drives Me Crazy. Mi fa impazzire
RomanceDopo un'imbarazzante sconfitta contro la squadra della sua ex ragazza, la diciassettenne Lauren, campionessa di basket della scuola, ha un piccolo incidente in macchina con la persona peggiore possibile: la splendida Camila Cabello, capitano delle c...