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Halloween passa in un turbinio di caramelle e costumi. Io e i miei amici festeggiamo al “Chuck Munny”, dove proiettano Hocus Pocus sul grande
schermo per tre dollari d’ingresso. Spero segretamente di incontrare Lucy:
ha sempre adorato il “Munny” e s’intratteneva con me al chiosco mentre io lavoravo. Ma quando controllo il suo profilo Instagram, vedo che sta postando da una casa stregata con i suoi nuovi amici.
La mia famiglia viene a sapere della mia nuova “relazione” la sera del 1°
novembre. Io, mamma e papà ci stiamo preparando per andare alla serata
dedicata alle borse di studio universitarie organizzata dal dipartimento di orientamento scolastico, quando Ally lancia la granata.
«La serata del college è per tutti quelli dell’ultimo anno, giusto?» chiede, conoscendo perfettamente la risposta. «Immagino che questo significa che conoscerete la nuova ragazza di Lauren.»
Papà si blocca mentre sta infilando le Crocs. Mamma smette di togliere i peli del gatto dalla giacca. «Fidanzata?» dicono contemporaneamente. Guardo di sbieco Ally, ma ormai il danno è fatto. Spiego il più possibile con la massima parsimonia, ma loro riescono a strappare il nome di Camila, la
sua descrizione e praticamente anche il suo segno zodiacale. «Ma è la ragazza con cui hai avuto l’incidente!» dice mamma, raggiante.
«E dicevi che non ti piaceva… che scherzi che fa la vita a volte!» «Hai visto, Laur? I fiori nascono dalla merda.»
«Buck, non dire “merda” davanti alle ragazze!» dice mamma, guardando
Taylor.
«Mamma, sono in seconda media» risponde Taylor esasperata. «Oggi ho
sentito uno dei miei insegnanti dire “merda”.»
«Cosa? Perché?»
«Stava parlando di Candlehawk.»
«Oh, be’, allora è diverso.»
«Andiamo o faremo tardi» interviene papà. «Voglio conoscere la nuova
innamorata di Lauren!» «Siamo sicuri di essere contenti di questa cosa?» chiede Ally. «Temo che Lauren possa soffrire della sindrome di Stoccolma.»
«Come la Svezia?» dice Taylor.
«No, come la Bella e la Bestia. Lauren è innamorata del suo rapitore.»
«Oh, Ally, non fare l’imbecille» dice la mamma, dandole una pacca sul
braccio.
Mi guida verso la porta e io lancio un ultimo sguardo di rimprovero a mia
sorella. Il suo tempismo non avrebbe potuto essere peggiore. Non ho ancora
riavuto la mia auto, il che significa che dovrò viaggiare con mamma, papà e
le loro incessanti domande.
Trovo Normani e la signora Kordei non appena entriamo nell’auditorium
della scuola.
«Aiutami a tenerli lontani da Camila» sussurro sottovoce, mentre i nostri genitori parlano. «Ally ha vuotato il sacco.»
Normani sgrana gli occhi, ma ci trova una fila in cima all’auditorium, in disparte rispetto alla maggior parte degli alunni e dei loro genitori. Mamma e papà conversano giovialmente con la signora Kordei, ma i loro occhi continuano a vagare sui nuovi arrivati come se si aspettassero che Camila appaia al mio fianco da un momento all’altro. Per fortuna non lo fa. Non sono nemmeno sicura che sia qui, sino a
quando non scorgo le trecce bionde e luminose di Dinah nel centro dell’auditorium. Camila è seduta accanto a lei, intenta a sussurrarle qualcosa all’orecchio, con entrambi i suoi genitori di fianco.
La sessione informativa dura circa quarantacinque minuti. Sento quello
che già so: che il mio progetto di frequentare la Georgia State University sarà possibile grazie a delle borse di studio interne. Dopo di che mi spengo, ma quando sento i consulenti di orientamento parlare delle borse di studio
per l’atletica, vedo Camila drizzarsi sulla sedia. Mi chiedo se sua madre se ne accorga. Mi chiedo se sua madre sappia che Camila vuole fare la cheerleader al college.
La sessione si conclude con una lotteria per il pubblico. Facciamo spesso queste cose a Grandma Earl, offrendo specialità locali come buoni per un caffè da «Sweet Noelle’» o una confezione di spazzolini da denti
dell’Ortodonzia Hermey. A Candlehawk, invece, mettono in palio iPad, azioni di mercato o una cena con il sindaco. Una volta hanno messo in palio un bulldog francese.
Quando finalmente la sessione finisce, mi alzo dalla sedia prima che si accendano le luci.
«È ora di andare!» dico con tono vivace, scacciando i miei genitori.
«Ma la tua ragazza!» risponde contrariata la mamma.
La signora Kordei sussulta. «Lauren ha una nuova ragazza?»
Ci vuole tutta la mia forza di volontà per non fare una smorfia. Normani sembra rassegnata, ma mi salva. «Conosceremo Camila la prossima volta, ragazzi. Credo che oggi fosse... malata?»
«Oh, che peccato» dice mio padre. «Avevo così tanta “energia imbarazzante da papà” in serbo.» Normani e io portiamo via i nostri genitori, ma loro continuano a lanciarsi
occhiate alle spalle; ormai anche la signora Kordei si è unita ai ficcanaso.
Ci riversiamo nell’atrio con le orde di altri Earliani. E proprio quando penso
di averla scampata, la dottoressa Cabello ci viene incontro.
«Sinu!» mamma trilla.
«Clara!» esclama la mamma di Camila.
Ovviamente si ricordano i rispettivi nomi. E ora si abbracciano.
«Questo è mio marito» dice mia madre.
«E questo è il mio» dice la dottoressa Cabello, tirando fuori dal nulla il padre di Camila.
«E questa è la nostra cara amica Isobel Kordei, la mamma di Normani…»
L’unica cosa positiva è che Camila non sembra essere nei paraggi. Forse è andata via con Dinah. Forse è già partita con la sua macchina... «Oh, merda» mormora una voce accanto a me. Sì, Camila è ancora qui.
«Perché non li hai portati via?» dice, stringendo i denti. Avrei dovuto
notare che si era avvicinata a me. Il suo profumo di cedro sta diventando
troppo familiare. «Portati via?» La prendo in giro. «Non sto portando a spasso un branco di
cani, Cabello.» «Oh ragazze!» strillano le mamme. «Guardatevi insieme!»
Non c’è niente da fare se non sorridere e fingere di essere entusiaste di
questa presentazione famigliare. Mamma e papà guardano Camila; i genitori
di Camila guardano me. La signora Kordei sta letteralmente applaudendo.
Normani nasconde le sue risate dietro la mano.«Facciamo una foto insieme» dice il padre di camila, tirando fuori il suo
telefono. È snello e parla con un accento marcato. Ha la bocca di Camila.
«Oh, non ce n’è bisogno...» inizio a dire io.
«No, papà, va bene così» prova a fermarlo Camila. Ma ovviamente i genitori fanno a modo loro. Ci sono improvvisamente
cinque telefoni puntati su di noi, perché anche la signora Kordei si è unita ai
paparazzi. «Perché siete così rigide?» ci rimprovera la mamma di Camila.
«Abbracciatevi! Fate qualcosa!»
Io e Camila ci scambiamo uno sguardo.
«Non ci sentiamo a nostro agio a mostrare affetto in pubblico» dico.
«Sì, non siamo amanti degli abbracci. È così di cattivo gusto» aggiunge Camila.
«Davvero?» dice Normani. Riconosco il luccichio nei suoi occhi: ci sta
prendendo in giro. «Ma se state sempre abbracciate! Siete così belle da
vedere, è come se tutto l’amore dell’universo si concentrasse su di voi!»
Vorrei strozzarla.
«Dai» dice mia madre. «Solo un piccolo abbraccio e vi lasciamo in pace.»
Ed è così che io e Camila ci ritroviamo con le braccia una attorno all’altra,
costrette a sorridere per le telecamere. La sua spalla è calda. I suoi capelli mi solleticano il viso. Trattengo il respiro. «Oh! Non muovetevi!» grida una voce nuova. «È per il giornale!» I maledetti gemelli Cleveland si sono uniti alla festa. Ora tutti e tre stanno
scattando foto che finiranno senza dubbio sui social. Ma dopotutto non è
così male, penso, perché almeno Lucy le vedrà.
«Ok, basta così» dice Camila, liberandomi. «È stato bello incontrarvi tutti,
ma devo... fare i compiti di “Vita dopo il liceo”.» «Anche io» mi accodo.
E così ce ne andiamo. Mamma e papà sono prevedibilmente esaltati durante il viaggio di ritorno a casa. Non smettono di parlare di quanto siamo una bella coppia. Passano
più tempo a parlare di Camila che della sessione universitaria vera e propria «È bello vederti con qualcuno che ti merita, Laur» dice la mamma. Si allunga dietro il sedile del passeggero e mi stringe la mano. «Mi piace la
genuinità di quella ragazza.»
Sbuffo senza volerlo. Ma se ci penso, credo che la mamma abbia ragione.
Camila non è mai stata altro che se stessa.

She Drives Me Crazy. Mi fa impazzireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora