Capitolo Quattro

30 4 1
                                    

Era passata una settimana dalle partenze di Rosenberg e di Dilleon, di quest'ultimo non si sapeva ancora niente.
La Maestra Nat Un Tal osservava con alquanto disappunto il suo Padawan, Albcha, palesemente distratto durante l'addestramento; con un sospiro di delusione, la Maestra disattivò la simulazione con la quale stava facendo esercitare il Padawan nel combattimento.
"Ed ecco perché non dovreste avere attaccamenti" disse lei, scuotendo la testa  mentre guardava Albcha che si sedeva a terra, prendendo fiato dopo un addestramento a dir poco disastroso.
"Di solito non sono così, Maestra" ribatté lui, puntualizzando anche qualcosa che lei avrebbe dovuto sapere "è solo che... In una settimana né Dilleon né il Maestro Fortodor si sono mai messi in contatto. È strano".
La Maestra Un Tal lo guardò con occhi che, se avessero potuto, probabilmente, lo avrebbero ucciso. "Considerare strano che durante un addestramento in un altro luogo non ci si metta in contatto con nessuno è veramente strano. Ma devo purtroppo ricordarmi che se avete questa mentalità non è certo colpa vostra". Detto ciò, lanciò un'occhiataccia al Gran Maestro, non troppo distante da loro. In quel momento, lui si stava occupando di addestrare Charn, il quale aveva appena riafferrato la spada laser dopo averla fatta roteare in aria con la Forza, distruggendo i droidi da addestramento e ricevendo un sorriso di approvazione da parte del suo Maestro. La Maestra osservò anche Luke fermare Jamy. "Ti stai trovando bene con la Maestra Koth?" Chiese al ragazzo con premura. "Molto" rispose il Padawan, sorridendogli "credo sia stata una buona scelta quella di farmi seguire da lei".
Se da una parte Nat Un Tal disprezzava sostanzialmente tutto ciò che riguardava il Gran Maestro, in particolar modo proprio il rapporto con i Padawan, dall'altra non poteva negare che questo aspetto le provocasse anche un pizzico di invidia. Tutti erano sempre così rispettosi, sorridenti e amichevoli nei suoi confronti, cosa che certamente non poteva dirsi di lei, non che lei facesse qualcosa per ricevere quel trattamento, anzi. D'altronde, neanche pensava che un Gran Maestro dovesse comportarsi così, i Jedi non dovrebbero avere attaccamenti, ma si chiedeva anche quanto dovesse sentirsi gratificato.
Si rivolse poi ad Albcha con uno sguardo con cui sicuramente non avrebbe guadagnato il suo affetto. "In piedi" gli ordinò "non permetto ai suoi Padawan di andare meglio del mio".
Albcha sospirò e si rialzò. Non si sentiva in competizione con Charn né con nessun altro dell'ordine, erano suoi amici, ma d'altra parte non voleva che la sua Maestra avesse un'opinione scarsa di lui, per quanto fosse consapevole che probabilmente l'avrebbe sempre avuta.
Mentre Luke continuava a chiacchierare con Jamy sul suo nuovo addestramento, sentì R2D2 avvisarlo del fatto che qualcuno stava rientrando. Effettivamente, atterrò una delle navicelle dell'ordine, da cui uscirono Giles Fortodor e Dilleon; Luke tirò un piccolo sospiro di sollievo, lieto di vederlo già lì, visto che aveva una strana sensazione sulla faccenda.
Sotto un'occhiataccia della Maestra Un Tal, Albcha con un sorriso corse da lui, abbracciando e baciando il suo ragazzo, che ricambiò con altrettanta allegria.
Nat guardò Giles con sguardo interrogativo, ma lui le fece capire che ne avrebbero parlato dopo.
"È passata solo una settimana, Albcha" fece notare Dilleon con un sorriso mentre il suo ragazzo lo strinse forte a sé nuovamente dopo essersi staccato dal bacio.
"Lo so, ma mi sei mancato comunque. E temevo che ti avrebbero tenuto via più a lungo, sono così felice di rivederti" rispose Albcha.
"Anche tu mi sei mancato. Devo ammettere che anch'io ero convinto sarei stato via per più tempo".
A loro si avvicinò il Gran Maestro, anche lui lieto di rivederlo. "Stai bene, vero?" Chiese a Dilleon, il quale annuì sorridendo.
"Non dovrebbe? Era al sicuro col suo Maestro" si intromise il Maestro Fortodor, riavvicinandosi a loro. Effettivamente, non aveva tutti i torti. Non sapeva perché avesse avuto quella sensazione e, sotto lo sguardo di Giles, Luke non poteva negare di sentirsi in colpa per non aver creduto che non fosse al sicuro con lui. Giles notò che non sapeva bene cosa dire e si sentì piuttosto soddisfatto.
"Certo che lo era" rispose Luke dopo un po' "è che... Non mi piace averli lontani". Cosa che era vera, ma non era quello il punto. Detto ciò, sorrise nuovamente a Dilleon, continuando a sentirsi stranamente eccessivamente sollevato.
Appena ne ebbero l'occasione, Nat, Giles e Havi si riunirono per parlarsi.
"Lui cosa ci fa già qui?" Chiese immediatamente Nat, senza perdere tempo.
"Tenerli lontani è inutile, anzi, lo rende solo più insofferente nei miei confronti" rispose Giles e Nat sospirò.
"Effettivamente, posso dire lo stesso su Albcha. Non possiamo contare su di loro, peccato. Hai visto Lithru?"
Giles annuì. "Solo una volta, poi io e il ragazzo siamo stati per lo più lontani dal tempio, anziché far spostare tutti loro".
"A proposito, lui non sospetta di niente, vero?" Chiese Havi.
Giles scosse la testa, sorridendo. "Non ne avrebbe motivo: non ha visto né sentito niente. A questo punto, direi che dovremo trovare il modo di attirare Skywalker stesso su Coruscant o portare loro qui. Non credo sia il momento giusto, d'altronde l'ho visto, si sentiva palesemente in colpa per avere sospettato di qualcosa. Possiamo tenerlo buono. Con la bambina come va?" Chiese poi ad Havi.
"Irritante come pochi, ma non mi sorprende. Per ora non ha dato segni di essere pericolosa" rispose lui.
Nat li ascoltò, per poi guardare verso la Maestra Koth, lontana e col suo nuovo Padawan. "Che spreco" commentò "sarebbe dovuta essere dei nostri... Lo era. Con Quinlan neanche di proverei".
"Probabilmente pensa solo ai vantaggi e ha ragione. Prima ha avuto la prima Padawan dell'ordine e ora un ragazzo così promettente" rispose Giles, osservando Jamy con la vista bloccata da uno strumento applicato sulla testa e occhi, che nonostante ciò riusciva a bloccare i colpi della sua Maestra. "Torniamo ai nostri doveri, ora" suggerì Nat, non volendo che sembrassero sospetti e gli altri concordarono.

Quella notte, su Pevind, Rosenberg stava dormendo con la schiena poggiata contro un albero, vicina al ruscello. Nelle sue numerose esplorazioni aveva imparato ad addormentarsi ovunque, ma allo stesso tempo era incredibilmente attenta a ogni suono o odore che la circondava, per poter stare sempre allerta in caso di pericolo. Infatti, si svegliò quando sentì l'acqua del ruscello iniziare a muoversi in modo irregolare. Era diventata più agitata in un punto specifico, sul quale avevano iniziato ad emergere delle bollicine. Si avvicinò, incuriosita. Dopo qualche secondo, da quel punto schizzarono fuori una decina di pesciolini che atterrarono a terra. Rosenberg non li aveva mai visti dal vivo né aveva mai letto di loro. Erano piuttosto piccoli, lunghi quanto un suo dito e stretti, verdi fosforescenti con delle striature circolari di colore arancione. Preoccupata per la loro sopravvivenza, dopo aver scattato loro una foto, fece per prenderli e rimetterli in acqua, ma prima che potesse farlo accadde improvvisamente qualcosa di decisamente insolito: dalla pelle dei pesciolini uscirono come delle zampette, su cui si sistemarono prima di iniziare a camminare sulla terraferma.
Rosenberg vide la scena con assoluta meraviglia, fece loro qualche foto e si mise ad osservarli da vicino. Decisamente non si era mai vista qualcosa del genere. Si mise dopo un po' a disegnarli, scrivendo accanto al disegno tutte le note che poteva prendere al momento su di loro. Tutto ciò  aveva reso quel viaggio più interessante che mai.
Certo, sarebbe dovuta tornare per osservarli con altre condizioni metereologiche, ma quella sì che era decisamente una scoperta.

Star Wars Ep VII - Tradimento Nella Forza Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora