Capitolo Diciotto

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Nel frattempo, in un angolo remoto della galassia

In una stanza alquanto fatiscente, i cui muri erano ricchi di antiche iscrizioni, sedeva davanti ai suoi addetti un uomo vestito in nero, così come gli altri, dai capelli grigi, leggermente mossi, gli occhi azzurri.
L'imponente seggia nera su cui sedeva era posta di un paio gradini più in alto rispetto a dove erano in quel momento posizionati gli altri, così da ribadire la sua autorità, e anche per poter osservare meglio tutti loro, seppure i loro volti fossero coperti da un casco, ognuno diverso dall'altro.
Lo sguardo dell'uomo era pensieroso e, mentre la sua mente vagava, lo facevano anche i suoi occhi, andando da una parte all'altra della stanza, anche se poco visibile a causa del buio.
Era appena venuto a sapere della cattura dei Maestri Jedi, da cui lui e i suoi uomini erano stati assoldati per uccidere quei Jedi su Geonosis. Il piano era stato molto semplice: andare lì per creare dei disturbi che potessero attirare la Nuova Repubblica e nascondersi, così che Lithru potesse parlarne coi propri Padawan, per poi mandare lì parte di loro. Dopodiché, una volta che una di loro si sarebbe allontanata per avere una superstite come testimone, loro avrebbero ucciso tutti gli altri mandati sul pianeta.
Ora, però, la sconfitta e la cattura dei Maestri poteva essere un problema: non perché avessero qualche legame con loro e quindi volessero vendicarli, anzi, non volevano avere a che fare coi Jedi, ma c'era il rischio che parlassero.
D'altra parte, i recenti avvenimenti potevano essere un'opportunità: gli scompigli che avevano colpito l'Ordine potevano essere sfruttati per degli attacchi, non direttamente contro l'Ordine stesso, ma che comunque i Jedi avrebbero avuto difficoltà a contrastare, visto che con tutta probabilità si stavano ancora riprendendo.
Luke Skywalker sapeva della loro esistenza, gli era già capitata qualche colluttazione con loro in passato, ma forse, pensò l'uomo, quello era il momento ideale per colpire ancora. Tanto, probabilmente, i Maestri avrebbero parlato e sarebbero stati scoperti. Era il momento di approfittare delle difficoltà dei Jedi per fare sì che ogni essere della galassia conoscesse il nome dei Cavalieri di Ren.

Yavin-4

Dopo aver parlato con Luke, Rosenberg disse di voler fare un giro nei dintorni. Lui sapeva che non l'avrebbe ingannato in maniera così ingenua per andare a parlare con i Maestri, ma comunque tenne d'occhio la discesa per la prigione, a cui effettivamente Rosenberg non si avvicinò, si diresse anzi in direzione dei boschi.
Quando la Jedi tornò, era ora di cena.
Andò da Leot, che aveva preparato le porzioni da portare ai prigionieri, avvicinandosi così anche al calderone dove c'era il resto del cibo per tutti.
"Ti stai occupando tu di loro in questo senso, quindi?" chiese Rosenberg al ragazzo, cogliendolo un po' di sorpresa, visto che la Jedi non si era fatta vedere per tre giorni da quasi nessuno di loro.
"Oh, ciao. Comunque dipende, facciamo a turno. Perché?"
"Giusto per sapere." rispose lei, e senza aggiungere un'altra parola, si allontanò da lui, lasciandolo abbastanza confuso.
Rosenberg rientrò nella tenda, visto che anche per mangiare rimaneva lì, con Luke che le teneva compagnia.
"Perché mi stai fissando?" domandò lui divertito ad un certo punto, iniziando a mangiare, mentre Rosenberg sembrava più interessata a fissarlo che a sfamarsi.
La ragazza alzò le spalle e gli sorrise. "È che sono così felice di essere ancora qui con te." detto ciò, si avvicinò a lui, baciandolo, e cogliendolo un po' di sorpresa.
Non fu neanche un bacio breve, dopo il quale Luke era sicuramente contento, ma anche un po' disorientato: "È tutto okay?"
"Certo." rispose lei, "Te l'ho detto, sono semplicemente felice di essere ancora viva. E sono felice che anche tu lo sia."
Luke non poté fare altro che sorriderle, intenerito, prima di continuare a mangiare. Dopo qualche minuto, all'improvviso, mentre era ancora seduto accanto a lei, un sonno profondo lo colpì e fece per crollare a terra, ma Rosenberg lo afferrò prontamente, mettendolo delicatamente steso a terra.
"Scusami." gli sussurrò, accarezzandogli i capelli.
Prima, nei boschi, aveva raccolto il necessario per preparare una sostanza di erbe che garantissero un sonno profondo solo a qualche minuto dopo l'assunzione e che aveva messo nel calderone, poco prima. La sostanza era liquida, oltre ad essere insapore e inodore, perfetta per l'occasione in cui si aveva bisogno di applicarla di nascosto al cibo di qualcuno. I Maestri non l'avrebbero assunta, visto che a loro sarebbero arrivate le porzioni già separate.
Per assicurarsi che il piatto avesse fatto pienamente effetto, lo chiamò a voce alta più volte, lo scosse, ma non si svegliò. Sarebbe rimasto in quel sonno profondo per almeno sei ore.
Rosenberg si mise poi a sbirciare dalla tenda, controllando che tutti gli altri si stessero addormentando.
Quando fu il momento giusto, prima di uscire, la Jedi guardò la propria spada laser. Esitò per qualche momento prima di prenderla, attaccandosela in vita.
Si mise sulla soglia della tenda e vide R2D2 girare attorno, cercando di svegliare inutilmente tutti. Rosenberg si mise a correre velocemente ma silenziosamente verso le celle sotterranee, cosa che grazie alla sua esperienza fra la natura riusciva a fare senza troppa difficoltà.
I Maestri furono sorpresi di vederla già arrivare, ma comunque contenti, soprattutto Nat.
"Ti ha dato il permesso o sei venuta di nascosto?" chiese la Maestra Un Tal con fare provocatorio.
In quel momento, Rosenberg si rese conto che le tremavano le mani. Rivederla, risentire la sua voce, la stava terrorizzando, per quanto non potesse più farle del male. Deglutì quando sentì il terreno sotto di lei scuotere leggermente. Cercò di calmarsi, ma non era semplice.
I quattro, invece, sembravano sempre più divertiti e rilassati.
"Non è affar tuo." rispose la Jedi, cercando di avere un tono di voce duro, ma le uscì per lo più tremolante.
Nat ridacchiò e i suoi occhi si posero sulla spada laser che la ragazza aveva attaccata in vita. "Perché te la sei portata?"
A questo, effettivamente Rosenberg non sapeva come rispondere. "Sono io a fare le domande. Che avete fatto su Geonosis?"
"Abbiamo ingaggiato i Cavalieri di Ren. Lithru ne ha trovato uno in un bar dei bassifondi di Coruscant, non sappiamo precisamente dove sia la loro base, ma per Skywalker trovarli non sarà un grosso problema." rispose Nat, senza fare troppe storie.
Rosenberg rimase sorpresa dalla mancanza di resistenza e la terra sotto di lei smise di tremare. Conosceva i Cavalieri di Ren, ricordava quando Luke, proprio poco dopo averla trovata, si era scontrato con alcuni di loro.
Era ora il momento di dire ciò che aveva saputo a Luke; certo, ciò che aveva fatto a lui e al resto dell'Ordine per ottenere quelle informazioni non era stato bello, ma era stato a fin di bene. Si sarebbe presa una bella strigliata, lo sapeva bene, ma sarebbe stata perdonata.
Si girò e fece per andarsene, ma Nat continuò a parlare: "Peccato che non avrai mai l'occasione di svelare ciò che hai scoperto."
Rosenberg si girò nuovamente verso di lei, guardandola perplessa. "Perché non dovrei?"
"Secondo te perché siamo così tranquilli nonostante tutto?"
Effettivamente, quella era una domanda che la Jedi si era posta, ma a cui non sapeva dare una vera e propria risposta. "Perché... State bluffando."
"Potremmo, certo." ribatté Nat, "Oppure potremmo avere effettivamente ancora degli assi nella manica. Andiamo, avete preso fra i vostri senza nessuna esitazione anche gente che ha cercato di ostacolarvi durante le ultime fasi, fidandovi così ingenuamente?"
Rosenberg rimase in silenzio, spostando lo sguardo da uno all'altro dei quattro nervosamente, cercando di capire se volessero solo provocarla.
"Cosa ti fa pensare che non uccideranno parte dei vostri, che non ci libereranno così che possiamo finire il lavoro?" intervenne Havi.
La Jedi scosse la testa. "No, sareste dei folli a provarci di nuovo. E poi, perché mi state dicendo tutte queste cose?"
Fu nuovamente Nat a risponderle: "Perché chi vuoi che si fidi ancora di te? Immagino che avrai fatto qualcosa di poco carino per venire da noi senza farti scoprire. Senza contare che hai distrutto l'Ordine, impossibile credere che tu non abbia ucciso nessuno. Hai fatto in modo che sia più facile fidarsi dei nostri alleati che di te. Quindi no, non sarebbe da folli. Sarebbe ancora più inaspettato del nostro precedente attacco."
Rosenberg ripensò ai funerali, agli sguardi puntati su di lei, a quanto avesse sentito il bisogno di rinchiudersi e non farsi vedere da nessuno. L'istinto fu quello di pensare ai suoi amici, al Maestro Vos e la Maestra Koth, a Luke. Loro si fidavano di lei, no? Ma l'avrebbero effettivamente ancora fatto, dopo quella sera? O forse avevano perso già da prima fiducia in lei? D'altronde aveva ucciso Albcha e dei bambini. Si fidavano davvero di lei o avevano paura di come avrebbe reagito se l'avessero allontanata?
"Luke... Luke si fida di me." ribatté, nonostante ne stesse dubitando.
"Come mai allora sei venuta di nascosto?" chiese Giles, un sorrisetto sul suo viso.
"Non... Non ho mai detto di averlo fatto." rispose incerta. Luke le aveva davvero detto di non andare lì per il suo bene, o perché aveva paura che distruggesse tutto di nuovo?
Ad ogni modo, doveva andarsene da lì. Non poteva ascoltarli ancora, doveva cercare di parlare con Luke, di fare in modo che si fidasse di lei, se già non lo faceva. Poteva anche aver perso la fiducia in lei, ma comunque Rosenberg non avrebbe mai permesso che potessero fare del male a lui o al resto dell'Ordine.
Fece nuovamente per andarsene, ma Nat tornò a parlare: "Nessuno ti ascolterà, lo sai. Moriranno tutti e non potrai fare niente al riguardo. Non temere, faremo in modo che rimarrai in vita, mentre guardi tutti soccombere. L'ultimo sarà il tuo amato, anche lui dovrà assistere agli orrori, arriverà a supplicarci di morire. Lo farai anche tu, ma concederemo questa grazia solo a lui".
Rosenberg si girò un'altra volta verso di loro. In quel momento, ogni pensiero razionale l'aveva abbandonata, c'era solo una cosa che si ripeteva in testa: proteggere Luke e l'Ordine.
Senza una parola, aprì la cella di Giles, interrompendo il campo di energia, si avvicinò velocemente a lui, mettendogli una mano sulla testa e usando la Forza per scavare nella sua memoria, per vedere quali Jedi fossero rimasti al suo fianco alla fine. Non aveva problema a fidarsi degli altri che si erano uniti a Luke alla fine, d'altronde avevano rischiato la vita, uno di loro era morto per salvarla. Gli altri, però, erano ancora un pericolo. Mentre scavava nella sua mente, Giles non oppose resistenza. Dopo averli identificati, con una mano ancora sulla sua testa, Rosenberg usò l'altra per afferrare la spada laser e usarla per trafiggere Giles.
Sentì gli altri tre iniziare a ridere. D'altronde, era questo il loro piano. Avevano ormai perso tutto, ma non la voglia di farla pagare a Skywalker. E quale modo migliore per farlo, se non distruggere l'anima della persona da lui amata? Avevano sentito l'oscurità in lei quando aveva causato quel terremoto, poi si era assopita, ma era il momento di scatenarla di nuovo, questa volta con degli effetti ancora più devastanti.
Rosenberg aprì le celle degli altri tre, uccidendoli uno ad uno, lasciando Nat per ultima e scagliandosi su di lei con tutta la violenza possibile.
Prima di morire, Nat la guardò con un sorriso soddisfatto. Guardò per un'ultima volta quegli occhi, sempre così pieni di gioia e purezza, ora gialli.
Dopodiché, Rosenberg risalì, guardandosi attorno: erano ancora tutti addormentati, perfetto. Si avvicinò, uno ad uno, a tutti quelli che non si erano uniti a loro durante lo scontro finale, per ucciderli. Erano un pericolo. Proteggere Luke, proteggere l'Ordine era tutto ciò che contava, a qualunque costo.
Mentre Rosenberg trafiggeva i corpi con la spada laser, R2 si avvicinò a lei, i suoni uscivano disperatamente dal droide mentre cercava di convincerla a fermarsi, ma lei, senza neanche guardarlo, usò la Forza per spingerlo lontano da sé.
Per un attimo, Rosenberg poté anche giurare di aver sentito la voce di Albcha che la implorava di smetterla, ma neanche allora si fermò, lo fece solo quando finì di uccidere ognuno dei suoi obiettivi.
Quando questo accadde, la spada laser le cadde dalla mano, mentre prendeva fiato, che le sembrava di aver trattenuto fino ad allora. In quel momento, uno spiraglio di lucidità la raggiunse.
Cosa aveva fatto?

Nota dell'autrice:
Ed ecco qui il finale di questa prima storia! Come vi dicevo, non è il finale di tutto. Non ho ancora una data, ma a breve inizierà Episodio VIII: L'Ombra del Jedi, vi consiglio quindi di seguirmi per rimanere aggiornati.
Ne approfitto per ringraziare chiunque abbia seguito questa storia, in particolare la mia beta reader, Erica.
Ringrazio ancora anche Andrea per la meravigliosa copertina (su Instagram ferloni_drawing94)
Alla prossima!

Star Wars Ep VII - Tradimento Nella Forza Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora