Capitolo 8

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La brezza estiva accarezzava il volto di Isabelle, liberandole i capelli dalle due trecce legate intorno alla testa, mentre il tepore del sole le baciava la pelle che fuoriusciva dalla stoffa del grazioso vestito turchese.
I due giovani erano già abbastanza lontani dalla dimora, ma sopratutto dall'ira che si sarebbe scatenata in Anthony una volta reso conto della menzogna, quando Colin rallentò l'andatura. Nonostante ciò non si fermò nel punto del giardino dove era situata una panchina bensì proseguí e Isabelle seppur affaticata dalla corsa appena conclusa lo seguí.
"Questa situazione non vi fa riaffiorare i ricordi dell'infanzia?" domandò Colin proseguendo in direzione della casetta sull'albero.
Isabelle si guardò intorno ricordando i momenti spensierati, i primi che si era concessa dopo il grande dolore provato dalla perdita dei genitori.
La famiglia Bridgerton le era sempre stata accanto, trattandola come una figlia, ma senza mai riuscire a colmare quel vuoto che si era formato nella sua anima dopo quella perdita. Con il passare del tempo però riuscì a riprendere in mano le redini della sua vita anche grazie alla vicinanza dei fratelli Bridgerton.
Colin fu il primo a presentarsi e anche quello con cui inizialmente legò maggiormente, nonostante ci fosse meno differenza di età con Daphne ed Eloise.
Seguivano tutti insieme le lezioni, ma mentre Daphne preferiva passare pomeriggi tranquilli a suonare o a ricamare ed Eloise a leggere, Isabelle non sapeva stare seduta su una sedia per più di cinque minuti filati e si avventurava nel grande giardino al seguito di Colin. Quando Daphne veniva elogiata Isabelle e Colin venivano puniti e si ritrovavano a passare più tempo sui banchi di quello che avrebbero voluto, o meglio a scappare dalle punizioni rifugiandosi tra le siepi più nascoste di Bridgerton House.
"Isabelle, parlo con voi!"
La voce di Colin la ridestò dai suoi pensieri. "Certo, a volte vorrei tornare indietro nel tempo"
"Davvero, nonostante..." le parole gli morirono sulle labbra. Solo dopo aver pronunciato la frase si rese conto che quello che stava per dire era indelicato nei confronti di Isabelle.
"Si, nonostante il dolore" rispose Isabelle comprendendo la richiesta di Colin.
"Non volevo..., non ho pensato prima di parlare, mi capita spesso, purtroppo" il tono era seriamente dispiaciuto.
"Non vi preoccupate, ho superato quella fase e nonostante la difficoltà di quel periodo ho vissuto esperienze molto piacevoli, anche grazie alla vostra compagnia"
"Mi rasserena sentire questo, ma ciò non toglie che sia stato uno stupido"
"Voi non siete stupido, non lo siete mai stato"
Tra i due calò un silenzio imbarazzante, che venne prestò interrotto da un rumore in lontananza.
"Avete sentito?" Domandò Isabelle preoccupata
"Anthony ci ha messo poco ad accorgersi della bugia. Ci starà cercando" disse voltando il capo intorno a se in cerca di una via di fuga.
"Potrebbe non essere lui, in questa casa abitano molte persone..." Isabelle non ebbe il tempo di terminare la frase poiché venne interrotta da Colin
"Ma certo, la casa sull'albero! Seguitemi"
Come poteva pensare che quell'ammasso di legni collocato su un vecchio albero avrebbe tenuto il peso dei loro corpi adulti, non avevano più nove e dodici anni. Non ci sarebbe stato abbastanza spazio per entrambi, era un idea sciocca e pericolosa.
"Mi spiace dirlo ma trovo che la vostra idea si alquanto imprudente" disse Isabelle mentre affrettava il passo per non allontanarsi troppo da Colin
"Ne avete una migliore? A breve Anthony ci troverà e saranno grossi guai per entrambi"
"Ma..." Isabelle si accorse troppo tardi che i loro piedi avevano già raggiunto l'albero su cui era stata costruita la casetta e che Colin era già a metà scalinata, constatò che era inutile tentare di protestare a quel punto.
Guardando verso l'alto provò una sensazione nuova, il suo corpo era rigido e non riusciva a muovere i piedi da terra, come se avesse una catena di piombo legata alle caviglie, aveva paura!
"Che fate ancora lì, non vi ricordate più come si fa?" Domandò Colin ridendo dall'alto dell'albero.
"Ho i tacchi!" Disse alzando il vestito fino alle caviglie per mostrare le calzature. "Non posso arrampicarmi"
"Suvvia Isabelle, non vi ha mai fermato nulla, sono certo che non vi farete battere da un paio di scarpe, o non è così?" la punzecchiò Colin con un sorriso sornione
Isabelle non si tirava mai indietro di fronte a una sfida, perciò decise di mettere a tacere le voci che si erano affollate nella testa e che la mettevano in guardia dai pericoli che poteva correre, si sfilò le scarpe lanciandole verso l'alto, una delle quali colpì in testa Colin, afferrò con una mano il lembo del vestito in modo che non le finisse sotto ai piedi e iniziò ad arrampicarsi.
Quando si trovò a metà strada abbassò lo sguardo, il sangue le gelò nelle vene e la stretta che fino a prima l'aveva immobilizzata a terra aveva ripreso il sopravvento sul suo corpo.
"Sicura di farcela, siete parecchio pallida" la voce di Colin appariva preoccupata
"Si... si penso di farcela" riuscì a dire, nonostante la gola secca
"Se volete aiuto basta chiedere, posso scendere a darvi una mano" proseguì Colin premuroso
"Assolutamente non se ne parla, riuscirò ad arrivare in cima da sola"
Isabelle non si sarebbe mai lasciata battere da una sciocca fobia momentanea.
Con non poca fatica si sforzò di muovere lentamente una gamba e poi l'altra, fino a raggiungere la superficie lignea.
"Non è stato difficile vero?"
"Affatto" riuscì a dire solo dopo aver tirato un sospiro di sollievo.
Un fruscio di passi interruppe la conversazione, Colin si affrettò ad afferrare la mano di Isabelle per condurla all'interno. Lo spazio a loro disposizione sembrava ridotto, rispetto agli anni infantili dove i corpi gracili non occupavano nemmeno la metà dello spazio.
Colin si sedettè vicino a una delle pareti di legno, Isabelle rimase accovacciata, girando il volto prima a destra e poi a sinistra per trovare un posto dove sedersi, ma lo spazio non era sufficiente per entrambi.
"Non credo che sia stata una buona idea" disse Isabelle picchiandola testa contro il basso tetto.
"Non dite così, piuttosto dovreste sedervi in fretta, non sentite come sta aumentando il rumore dei passi" si affrettò a dire Colin
"Come vedete, la voce di Isabelle parve irritata, non c'è spazio per entrambi. Sarà meglio che scenda da quassù e affronti il problema di petto, tanto Anthony già mi odia."
"Non dite sciocchezze, dobbiamo solo stringerci un pò"
"No, voi mi avete salvata da quella conversazione sgradevole e per colpa mia siete in questo pasticcio, non voglio che il visconte si arrabbi con voi perciò faremo come ho detto!"
Dopo aver pronunciato la frase Isabelle si volto in direzione dell'uscita ma una mano le afferrò la caviglia.
"Ferma!" Disse Colin con tono imperativo
Isabelle si voltò nuovamente e vide che Colin aveva le gambe spalancate e il braccio teso nella sua direzione. La giovane afferrò la mano e si sedette tra le sue cosce, la schiena si era appoggiata contro il torace dell'uomo di cui sentì il battito accelerare.
Isabelle si portò le gambe alle ginocchia per impedire che i piedi potessero fuoriuscire dalle pareti che nascondevano i loro corpi.
Alla mente le riaffiorarono i ricordi della fanciullezza, lei e Colin che scappavano dall'istitutrice rifugiandosi in quel posto, quando lei si pentiva di quelle azioni scapestrate e una lacrima le rigava il viso Colin la tranquillizzava accogliendola nelle sue braccia, in quei momenti il mondo smetteva di esistere e Isabelle si sentiva amata e protetta come mai prima d'ora.
"Ora cercate di non parlare" disse Colin
Isabelle rispose con un cenno del capo, poiché in quel momento aveva la bocca secca e le labbra parevano incollate tra loro impedendole di produrre qualsiasi tipo di suono.
Si trovava stretta tra le braccia di Colin, il ragazzino per cui a quattordici anni si era presa una cotta e che aveva creduto di amare fino ai sedici, anno in cui aveva capito che non esisteva solo il matrimonio nella vita di una giovane donna.
"Credo che se ne sia andato, non sento più alcun rumore" la voce di Colin appariva rilassata
"Oh... certo come dite, siamo liberi di andare?" Domandò Isabelle un pò impacciata.
"Se volete rimanere qui ancora un pò, accetto volentieri l'offerta non ho nulla di meglio da fare"
"Mi farebbe piacere ma questo soffitto è troppo basso, sento di star per soffocare" disse Isabelle sventolando una mano non troppo lontana dal volto.
Le braccia di Colin si erano cinte attorno al busto della giovane e i muscoli contratti del suo addome poggiavano sulla sua schiena, quella situazione alquanto sconveniente la stava facendo divampare di imbarazzo, avrebbe voluto scappare e allontanarsi il più possibile se solo il suo corpo avesse deciso di collaborare con il cervello.
"Inoltre mi stavo per scordare l'appuntamento con Lady Danbury. Sapete dirmi che ore sono?"
Colin estrasse l'orologio dalla tasca dei pantaloni, "Le quindici passate" disse in tono pacato
"Sono in ritardo!" Esclamò Isabelle, alzandosi prontamente in piedi e tirando una forte tesata contro il legno del soffitto, che la fece accasciare a terra con un gemito.
Colin si avvicinò al corpo disteso della giovane per controllare le sue condizioni:
"State bene?" Il volto di Colin si trovava a pochi centimetri dalla sua faccia, mentre la sua mano le stava scostando i capelli che le erano ricaduti sulla fronte. I grossi occhi blu apprensivi fissarono il suo volto intensamente come se per la prima volta si fosse accorto della bellezza che si celava dietro alle espressioni dirette e sfacciate che accompagnavano le frasi pronunciate spesso in tono duro e provocatorio.
"Credo di si, non ho preso bene le misure" disse portandosi una mano alla testa, nel punto che doleva.
"Ho notato" disse Colin trattenendo una risata. "Lasciate che vi aiuti ad alzarvi, sta volta però cercate di essere più cauta nei movimenti" disse porgendole la mano, che Isabelle afferrò prontamente per sollevarsi dal suolo ligneo.
"Riuscite a sorreggervi?"
"Certo, sono solo un tantino intontita" disse appoggiata al braccio possente di Colin.
"Dovremmo scendere da quassù e fare visita a un medico, non avete una bella cera"
"Sciocchezze! Dobbiamo scendere da qui e poi dovrò correre alla carrozza perché se farò aspettare ancora un po' Lady Danbury a quel punto nemmeno un medico potrà salvarmi" disse sorridendo
L'espressione preoccupata che aveva fino a quel momento soggiornato sul volto di Colin si trasformò in divertimento, le labbra si alzarono all'insù e i suoi occhi brillarono ancora di più socchiudendosi in due piccole fessure per via della contrazione dei muscoli facciali.
Fu lui il primo a scendere, percorrendo gli scalini con grande facilità, una volta toccato il suolo alzò il capo in direzione di Isabelle che attendeva il momento giusto per affrontare quella discesa.
"Rimarrò qui, in caso dovessi scivolare" disse strizzando un occhio
"Pensate sia così inetta?" Domandò con tono stizzito
"Avere delle debolezze non significa essere incapace" rispose Colin ridendo
Isabelle prese coraggio e percorse uno scalino alla volta tenendo le mani ben salde ai lati dell' impalcatura della scala, fino a quando toccò con i piedi scalzi il soffice strato di terriccio.
"Come avete potuto notare non sono scivolata e non ho avuto bisogno del vostro aiuto" disse con voce fiera, provocando in Colin una risata sincera.

Una Lady da contendere| Bridgerton ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora