Capitolo 6

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La primavera era alle porte, lo si poteva constatare dal profumo dei fiori che divampava nell'aria grazie all'ultimo vento freddo, che veniva contrastato dal sole che scaldava la pelle.
Per l'occasione aveva deciso di vestirsi poco e dedicarsi ad una tranquilla passeggiata che l'avrebbe portata all'università, dove quello stesso giorno aveva un importante corso di Lettere moderne.

Stava per uscire dal cancello del condominio, quando una voce catturò la sua attenzione. Si voltò lentamente, lasciando che il sole sfiorasse ogni lembo scoperto del suo volto. Quella era una delle sensazioni che più l'aiutava a rilassarsi.
«Matilde, scusami» Jacopo si stava avvicinando a lei a passo svelto, come se avesse urgenza di parlarle. Lei sorrise semplicemente portandosi una mano a riparare gli occhi.

Il riccio portava degli occhiali da sole scuri e spessi, che le impedivano di osservare i suoi occhi, ma lo vide comunque ricambiare quel sorriso.
«Dimmi» sussurrò avvicinandosi a sua volta.
Lo zaino stava già iniziando a pesarle sulla spalla e, improvvisamente, le venne voglia di tornare sui suoi passi e dirigersi velocemente alla fermata dell'autobus così da potersi sedere.
«Ti va di venire al Bunker? Stiamo per registrare Raggio mortale» lo vide infilarsi le mani in tasca e alzare lievemente le spalle. Lo aveva sempre percepito come un ragazzo timido che preferiva stare per le sue, infatti quella richiesta le risultava quasi uno sforzo contro il proprio carattere solitario.
«In realtà dovrei andare..» non riuscì a finire la frase che da dietro Jacopo comparve proprio Andrea. «Non dirmi che preferisci la pacchia dell'università» lo sentì dire da lontano con la sua solita voce calda.

Puntò gli occhi su di lui, notando come portasse gli occhiali da sole a sua volta. Un pochino le era dispiaciuto, in fondo amava guardare il modo in cui i suoi occhi cambiassero a seconda delle espressioni. Erano così brutali che si sentiva sempre piccola a guardarci dentro.

«In realtà sarebbe l'ultimo corso della sessione» disse vedendo entrambi alzare le spalle, segno che a nessuno dei due importava. Rilasciò un lungo respiro passandosi una mano sul viso.
«Va bene, avete vinto voi» era difficile resistere a quei due ragazzi talmente affascinanti quanto estremamente dolci.
«Così conoscerai anche Dario e Marco» disse Jacopo facendole segno di uscire dal cancello per raggiungere l'unica macchina che era parcheggiata lì davanti. Nella sua testa le vennero in mente quei due nomi, che aveva sempre letto nelle interviste affiancati dagli pseudonimi Erin e Caph.

Era molto curiosa di poter conoscere anche gli altri, semplicemente perché voleva capire quante personalità diverse c'erano all'interno di quel collettivo, quante diverse idee e modi di pensare potessero scontrarsi tra loro e creare canzoni così belle.

Vide Jacopo salire nei posti dietro, costringendola quasi a doversi sedere davanti vicino ad Andrea, che aveva già messo in moto la macchina.

Passarono il tragitto in silenzio, ma sentiva gli occhi di Andrea bruciare di tanto in tanto sulla sua pelle. Si chiese cosa pensasse lui di quella situazione, cosa volesse ottenere nel portarla al Bunker con loro. Si chiese davvero cosa gli passasse per la testa, perché da quel giorno l'aveva visto e percepito in maniera diversa; sentiva che qualcosa era cambiato da parte di lui, ma non voleva rovinare quella quiete che si era stabilizzata.

«Eccoci arrivati. Scendi pure con Jacopo, devo andare a parcheggiare» disse facendole cenno di scendere, per poi sorriderle come a volerla confortare che non l'avrebbe lasciata sola in una situazione così diversa dalle sue abitudini.
Lei fece come le aveva chiesto. Scese e seguì Jacopo all'interno di quello che sembrava essere un garage dall'entrata in legno. Dietro quella porta si rivelò un grande spazio diviso per sale. Era veramente affascinata, anche se non sapeva esattamente cosa si celasse dietro quelle porte.

Ad accoglierla ci fu un brusio di sottofondo, segno che in quel luogo già c'erano altre persone. Si fece spazio all'interno del garage, lasciando che fosse Jacopo a farle strada.
«Siamo arrivati! Abbiamo un ospite» urlò il ragazzo davanti a lei, per poi vederlo aprire una porta. Rivelò una stanza dai led viola che presentava una grande scrivania sovrastata da due schermi. Ai lati c'erano dei divanetti e un microfono, mentre i muri erano interamente tappezzati di materiale insonorizzante.
«Oh, ciao ragazzi.» Si trovò davanti due ragazzi che dovevano essere sicuramente Marco e Dario, ma un nuovo volto si palesò davanti a lei. Era una ragazza, dalla pelle ambrata e gli occhi grandi e scuri; era bellissima, si sentì estremamente inferiore davanti a lei, che sembrava conoscere quel posto come una seconda casa.
«Tu devi essere Matilde» la sentì dire, per poi vederla allungare una mano. In risposta, Matilde le strinse la mano e annuì dolcemente, «Proprio io» sussurrò sorridendo «Io sono Huda, piacere» le rispose con fare altrettanto dolce.
«Loro due sono Dario e Marco» aggiunse indicando uno ad uno i due ragazzi davanti a loro.

ONIRO - FASTER // BNKR44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora