Capitolo 9

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Andrea era tornato da Milano ormai da un paio di giorni, ma per colpa della febbre persistente di Matilde non avevano più avuto modo di vedersi. Il tempo passava lentamente all'interno del suo appartamento, costringendola a dividersi tra il sonno profondo e la scrittura di nuove o ricorrenti paranoie.
Odiava ammalarsi, perché per la sua mente frenetica risultava un sovraccarico di emozioni e pensieri, che la rendevano sofferente e malinconica. Persisteva la tristezza, sormontata dal malessere fisico che appesantiva tutto il suo corpo. Non sapeva mai come uscirne senza dover ricorrere alla scrittura ossessiva ed estenuante.

Anche quel giorno era seduta in terrazzo con il computer sulle gambe e una sigaretta accesa tra le dita. Stava cercando di trascrivere una dispensa di Lettere moderne, ma il suo cervello correva più delle sue mani, che ora stavano trascrivendo quanta voglia avesse di poter incontrare nuovamente i suoi amici e poter passare del tempo con loro.
Uno in particolare le mancava parecchio ed era Andrea. Non sapeva darsi una spiegazione, non comprendeva perchè percepisse la sua mancanza come un nodo pesante alla bocca dello stomaco. Era qualcosa di più di una semplice mancanza, era un sentimento nascente che cresceva in lei con la stessa potenza dello sbocciare di un fiore primaverile.

Sapeva che quel paesino le avrebbe regalato una nuova vita, ma non avrebbe mai creduto che dopo la sua ultima relazione un sentimento simile potesse tornare a farle compagnia. Non voleva affrettarsi a dare nomi a sentimenti incompresi, ma era sicura che qualcosa rimandasse a quell'amore infantile che accompagnava i primi amori adolescenziali.

Di lui le mancava il profumo, gli occhi e il calore delle mani che di tanto in tanto le sfioravano le spalle e le guance. Si sentiva sempre protetta sotto quel tocco, che bramava ogni qual volta fossero vicini.
A contrastare questo sentimento, c'erano sempre le parole di Huda, la ragazza dalla pelle ambrata. Anche se doveva ammettere a sé stessa che Huda non era l'unica. Anche Marco e Duccio avevano provato più di qualche volta a parlarle indirettamente.
Avevano parlato spesso di come fosse Andrea e di quanto dovesse stare attenta nei suoi confronti. Le avevano raccontato avvenimenti passati con diverse ragazze in diverse situazione, forse erano proprio questi racconti a frenare ancora di più quel sentimento nascente. Dalle loro descrizioni sembrava qualcuno interessato solamente al lato fisico delle persone, senza arrivare a qualcosa di più intimo come l'anima. Andrea era un ragazzo da una notte.
Dal canto suo, Matilde non sapeva molto di come fosse davvero Andrea, ma con lei si era sempre rivelato una persona premurosa e presente, disposta a fare di tutto per aiutarla. Non riusciva a concepire che ci potesse essere un'altra versione di quel ragazzo.

A destarla dai pensieri fu il bussare lieve, che stava ad indicare l'attesa di una persona stanca dall'altra parte.
«Matilde, per favore apri» quella voce le fece stringere il cuore. Non lo aveva sentito rincasare, consapevole che avesse passato la giornata in studio e, quindi, aveva saltato il saluto di routine che si dedicavano da lontano.
«Sai che non voglio, non voglio farti ammalare» gli rispose da dietro la porta. «Volevo essere sicuro che stessi bene. Non ti ho vista sul terrazzo» lei sorrise consapevole che quella preoccupazione le abbracciasse il cuore scaldandoglielo.
«Sto bene, anche se la febbre è alta» posò una mano sulla porta, come a volerlo sentire più vicino non consapevole che lui stesse facendo lo stesso, «Va bene, cerca di riposare e dimmi se hai bisogno di qualcosa» lo sentì dire dall'altra parte della porta. «Grazie, Andrea. Buonanotte» sussurrò decidendo di coricarsi a letto in attesa che il sonno la prendesse tra le proprie braccia.

La mattina seguente il sole batteva dentro alla sua camera, costringendola ad aprire gli occhi e a risvegliarsi da quel caldo torpore fatto di sudore. Era stanca di svegliarsi in quelle condizioni, ma non riusciva a comprendere per quale motivo la febbre fosse così persistente. Forse uno dei tanti motivi era che non aveva alcuna intenzione di sentire un medico, decidendo così di curarsi ad aspirine e bagni caldi.

Si alzò con cautela, sentendo tutti gli arti pesare come a volerla costringere a restare stesa a letto per l'intera giornata. Non poteva permetterselo, era in dietro con i corsi e le dispense, mentre l'esame si avvicinava imperterrito.

Si diede coraggio e percorse il corridoio che univa la camera al soggiorno. Aveva bisogno di un buon caffè, accompagnato dai suoi soliti biscotti con le gocce di cioccolato; forse quella poteva essere davvero l'unica motivazione che la convinceva ad alzarsi.

Passando davanti alla porta d'entrata, però, qualcosa attirò la sua attenzione. Abbassò lo sguardo e a terra riposava un piccolo biglietto, sembrava piegato con cura e scritto con molta cura, ma non capiva come potesse esserci finito lì.
Si abbassò con cautela, così da poterlo leggere e capire da dove potesse essere arrivato.

"E mi ricorderò
La tua testa sulla spalla, la tua spalla sul dorsale"

Capì subito che fosse di Andrea; ormai conosceva la sua calligrafia e il suo modo di scrivere. Era inevitabile per lei sbagliarsi, perché quel ragazzo sapeva essere dannatamente dolce quanto spigoloso nello stesso momento. Spesso scriveva testi dolci con una durezza che faceva rabbrividire Matilde, come se lui avesse paura di mettere per esteso i propri sentimenti perché in quel modo possono diventare reali.
In questo loro due erano l'opposto: lei scriveva per dimenticare i sentimenti, lui scriveva per comprendere meglio i propri sentimenti. Nonostante questo, però, erano riusciti a compensarsi a vicenda.

Sorrise nel rileggerlo, lo fece milioni di volte finendo per attaccarlo al frigo con delle calamite. Quello per lei era stato l'unico appiglio dopo giorni per poter affrontare la sua mancanza. Allo stesso tempo, però, le fece provare una grandissima quantità di brividi lungo tutto il corpo che portarono all'aumento dei dubbi sui propri sentimenti.
Si chiese quanto anche lui percepisse la sua mancanza, quanto stesse lottando con la voglia di rivederla come esattamente lei stessa stava facendo in quei giorni. Si sentì finalmente importante per qualcuno e questo strappò a brandelli il velo di dubbio che la faceva vacillare tra il stare attenta e il buttarsi.

Si prese una pausa dal ragionare decidendo di farsi davvero quel caffè che bramava da quando si era alzata dal letto. Non sapeva se rispondere allo stesso modo o se decidersi a vederlo, solo che non voleva farlo ammalare consapevole che lui avesse molti impegni a causa del lavoro.

Così, una volta finita la colazione, strappò una pagina dai suoi appunti, così da ritagliarne un piccolo biglietto. Si concentrò a lungo su cosa potesse rispondere, ma nulla la spingeva a scriverlo davvero. Voleva continuare la frase, completare quello che lui sembrava aver lasciato appositamente in sospeso.
Poi, improvvisamente, le venne la risposta.

"Dormivamo in due, ma bastava solo quel guanciale"

Prese il foglietto, lo piegò e si affrettò ad uscire dall'appartamento così da poter fare la stessa cosa che aveva fatto lui in precedenza.

Si chinò davanti alla porta del suo appartamento e fece passare il biglietto al di sotto, nella speranza che anche lui lo potesse trovare, forse appena sveglio oppure al ritorno da lavoro.

Le stava esplodendo il cuore, accellerava ad ogni movimento. Si sentiva completamente come una ragazzina alle prime armi con l'amore; quella ragazzina che sapeva dare solamente amore incondizionato e genuino, senza fermarsi davanti agli ostacoli e alle avvertenze perché crede di poter cambiare tutto.
Si sentiva importante e, questo, la portava a diventare impavida e sicura di tutto quello che facesse. Il problema era che lei non aveva nessuna di queste caratteristiche; lei non era impavida era fragilissima come un piccolo fiore sotto la tempesta.
La sua tempesta era Andrea con il suo carattere duro, gli occhi brutali e la dolcezza di un genitore, e Matilde non aveva nessuna intenzione di spostarsi da quella tempesta, perché ormai gli aveva già lasciato tutta sé stessa in mano.

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Scusate se sono sparita, ma ho dovuto prendere una boccata d'aria e metabolizzare il loro concerto.
Tornerò presto, ho già a metà il prossimo capitolo quindi non starete in attesa per troppo tempo.
Comunque vi leggo tutti, anche se non rispondo ai commenti o ai messaggi. Siete delle persone dolcissime e io non posso fare altro che ringraziarvi con dei nuovi capitoli.

ONIRO - FASTER // BNKR44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora