(Capitolo riveduto e corretto il 6/5/2024)
Che diamine gli era preso? Si chiese mentalmente Harry appena ebbe chiuso la porta della stanza di Draco. Interdetto e con quello sconveniente gonfiore ancora pulsante nei pantaloni si smaterializzò dritto a casa sua. Peccato che la sua erezione non si fosse smaterializzata alla stessa maniera. Aveva perso un po' di consistenza sì, ma quando si lasciò sprofondare seduto sul divano in salotto dovette allentare bottone e zip dei jeans per darsi sollievo. Aveva ancora il fiato un po' troppo svelto, la testa stanca e confusa. Era per questo che non gli era mai venuta voglia di scoparsi Ginny? Perché era un pervertito a cui piaceva stuprare proprio come quei mannari di West Woods? O era solo perché Malfoy era tremendamente attraente?
"Potter?" Ne ricordò il gemito, e poi le natiche nude, quegli occhi che non sembravano terrorizzati come credeva ma ... confusi? Sì beh, se San Potter ti schiaccia sul letto e minaccia di incularti a sangue è normale essere un attimo sorpresi no? Si fece il verso da solo.
Non riuscì a reprimere quei pensieri e decise anzi di provare ad assecondarli, il sangue al basso ventre gli aveva tolto tanta forza di volontà.
Infilò una mano sotto le mutande mentre con l'altra le abbassava un po' insieme alla stoffa dura del jeans. Liberò il pene e iniziò a massaggiarlo pigramente, tendendo gradualmente la pelle per scoprire la punta arrossata e già un po' umida in cima. Da quante settimane non si faceva una sega? O forse era un mese? Decise di lasciar libera la mente di pensare alle cose più eccitanti, l'ultimo barlume di ragione che aveva voleva usarlo per capire cosa diamine gli piacesse davvero. Si carezzò i testicoli con tocchi bisognosi di piacere, e quando gli passò in mente un flash di Malfoy steso sul letto sotto di lui fu costretto a tornare ad afferrarsi l'asta e masturbarsi. Non aveva mai fatto fantasie su nessuno in vita sua, le sue seghe erano sempre state uno sfogo puramente fisico, un fastidioso inconveniente da risolvere quando capitava. Al massimo pensava di infilarlo in un buco caldo, o in una bocca anonima, senza mai pensare al chi e al come. Quando da ragazzino aveva scoperto cosa fossero i pompini - giusto a livello concettuale perché di pornografia ad Hogwarts non ne girava nemmeno per scherzo - era stato decisamente divertente come fantasia generica. Ma erano solo labbra, una lingua, il fantasticare in merito alle sensazioni di calore e umido, del venire succhiato e basta, non da chi. Chiuse gli occhi, non che ce ne fosse bisogno, reclinò il capo da un lato e provò a pensare come sarebbe stato farsi succhiare da Malfoy, tappare quella bocca capace di dire certe malignità così spietate. Divenne più duro. Si forzò da morire per addolcire la fantasia, e finì per farsi un discreto film mentale, in cui lo stupore di Malfoy dopo quel "Potter?" si tramutava in un sorriso malizioso e un invito osceno a slegarlo e continuare.
«Draco.» sussurrò il suo nome come se volesse dar forza e consistenza al proprio pensiero. Draco, guidato dalla regia compiacente della sua mente, si era chinato con la bocca sul suo pene e l'aveva preso in bocca fino in fondo. Ne visualizzò con una precisione incredibile gli occhi grigi, le labbra arrossate dalla frizione sulla sua carne dura, le guance incavate dalla suzione. Nella fantasia gli stava venendo copiosamente in bocca, nella realtà aveva schizzato il proprio orgasmo sulla stoffa della maglietta all'altezza del proprio addome.
Fu così che Harry Potter scoprì tutto in una sera: di non essere etero né bisex, di non essere - per fortuna - attratto da fantasie di stupro, e soprattutto di essere attratto da Draco Malfoy.
Nella sua stanza al San Mungo, Malfoy intanto aveva ceduto a pensieri decisamente più spinti di quelli di Harry ma uniti dallo stesso comun denominatore, in cui il pompino era solo la fase iniziale del loro riappacificamento di fantasia.
«Ieri sembrava parecchio incazzato.» sussurrò Ron. «Pensi che lui sia ancora ... insomma, innamorato di lei?» concluse, speranzoso.
«Non lo so. Ma il mio- » Hermione stentò a dirlo. « ... istinto femminile, mi dice che c'è qualcosa che non quadra. Sicuramente le vuole ancora molto bene, ma credo che parte di quella rabbia sia dovuta ad altro. Più al senso di colpa che prova per averla lasciata, probabilmente, oltre chiaramente all'affetto.» ammise, acuta.
«Ma se si sente in colpa e le vuole così bene, perché non ci torna insieme scusa?» obiettò insoddisfatto il rosso.
«Non ne ho idea.»
Erano seduti accanto al letto di Ginny, ancora sedata dopo che in mattinata le erano state somministrate nuove cure e svolte nuove analisi. Era mezzogiorno del trenta dicembre, tutti sembravano essersi comprensibilmente dimenticati dell'arrivo imminente del Capodanno e la voglia di festeggiare era ben poca.
Anche Evelyn Fergusson oltre il separé riposava forzatamente, sua sorella maggiore era appena uscita dopo aver vegliato su di lei tutta la mattina. Erano andati a trovare anche gli altri feriti, ad esclusione di Spungen che era stato dimesso il primo giorno e di Malfoy che, a quanto pare, era andato via alle prime luci dell'alba. Penn si stava riprendendo molto bene, anche se le ferite causate dalle catene frutto di magia oscura erano parecchio difficili da sanare.
Ad interrompere il loro confabulare arrivarono i signori Weasley. Molly corse ad abbracciare Hermione e Ron. Aveva gli occhi umidi e arrossati ancora prima di entrare, e le ferite seppur leggere del figlio e della futura nuora non contribuirono a risollevarle l'umore. Arthur non stava tanto meglio, alla vista della figlia in quelle condizioni a stento riusciva ad alzare gli occhi verso di lei. I miglioramenti erano estremamente lenti nonostante le cure costanti.
L'ultimo ad arrivare fu Harry.
«Harry, hai parlato con il Ministro?» lo interrogò Arthur a bassa voce non appena li raggiunse.
«Sì. Questo caso ora ha la massima priorità.» garantì il moro, gli occhi mestamente saldati al viso gonfio e martoriato di Ginny. Parlava piano, e nel silenzio completo della stanza tutti lo ascoltavano più che attentamente. «Abbiamo finito di raccogliere tutte le informazioni e testimonianze possibili, Penn verrà ascoltato questo pomeriggio non appena il dolore delle sue ferite diventerà abbastanza tollerabile da interrompere le pozioni sedative. Spungen era svenuto per la maggior parte del tempo, si era beccato due schiantesimi, dunque non ci ha saputo dire di più rispetto agli altri accorsi dopo, o rispetto a Malfoy.» strizzò nervosamente una mano quando pronunciò il cognome del biondo. Il ricordo di ciò che aveva fatto la sera prima pensando a lui gli aveva schiantato in petto un'altra ondata tardiva di rimorso. Ginny era ricoverata in condizioni critiche e lui si masturbava pensando al ragazzo che aveva lasciato la riducessero in quelle condizioni.
«Figurarsi.» aveva sussurrato Ron malmostoso al sentir pronunciare i nomi di Malfoy e Spungen.
«Ron, ti prego.» sospirò Hermione.
«Sì, sì. Sono innocenti. Malfoy è un eroe nazionale, blablabla.»
«Non ho detto questo. Nessuno ha detto questo, anzi in realtà tutti sostengono il contrario un po' per partito preso.» protestò lei con una smorfia disgustata.
«Approvi quello che ha fatto?» la interrogò di punto in bianco Molly.
Hermione inghiottì a vuoto, poi inspirò profondamente e trovò il coraggio di parlare.
«Sì.»
Ron, Harry e Molly la fissarono come se fosse la reincarnazione di Voldemort. Arthur sembrava esitare.
«Non è bello, non è nobile, non è coraggioso.» iniziò a spiegarsi Hermione davanti alla faccia scioccata del fidanzato e della futura suocera. «Ma ha fatto la cosa più sensata che le sue capacità potessero permettergli, in quella situazione, per ottenere il più utile dei risultati.»
Il viso di Molly era contratto da dolore e rabbia, ma a sorpresa Arthur la bloccò prima che esplodesse in una qualsiasi risposta, posandole una mano sulla spalla.
«Nostra figlia è viva. Tutti sono vivi. Questo è ciò che importa.» disse, con un enorme sforzo per mantenersi su toni concilianti.
«Papà?» mormorò Ron, stranito.
«Malfoy non è un combattente, Ron.» rimarcò Hermione, facendosi forza del sostegno del futuro suocero. «Ok è un buon duellista, come lo è invece Calvin Penn che pur avendo all'attivo più esperienza pratica, non è riuscito a spuntarla. Se avesse anche steso due su dieci degli stregoni che restavano, fatto un qualsivoglia diversivo utile, sarebbe probabilmente finito malissimo. E con lui sarebbe morta ogni chance di chiedere rinforzi e salvare la vita ai nostri. Dunque sì, per me ha fatto una scelta intelligente. Non mi importa per quale motivo, se astuzia o vigliaccheria, e sono sicura che anche Ginny, Penn e Fergusson ci diranno la stessa cosa.» concluse, la voce tremante quando nominò Ginny, ignara e dormiente lì accanto. «Anche il Ministro la pensa allo stesso modo.»
«E Spungen? Non ti sembra strano?» protestò fiacco Ron.
«Cosa? Che non abbia fatto niente perché centrato da due schiantesimi in pieno petto che non avrebbe potuto vedere al buio? No. Non mi sembra strano per niente, Ron. Inoltre, pensaci: se Spungen fosse stato d'accordo con gli stregoni, quelli avrebbero saputo perfettamente che c'era un altro mago nei dintorni che gli era sfuggito e Malfoy sarebbe finito catturato subito. Se lo stesso Malfoy fosse stato d'accordo con loro, sarebbe tornato ferito, tanto triste e dispiaciuto, a comunicarci che i nostri erano stati rapiti o uccisi. Non certo a chiamare i rinforzi che poi avrebbero causato la morte dell'anziano del gruppo, no?»
Ci furono attimi di contrito silenzio. Molly era scoppiata a piangere e non sembrava proprio volerne sapere di dirsi d'accordo col ragionamento di Hermione e del marito. Ron ed Harry sembravano immersi in una lotta piuttosto dura fra rancore e ragione, così smisero di toccare quel tasto più che dolente, aiutati proprio da Arthur.
«Il Ministro ha già stabilito un piano d'azione?»
«Sì.» si riscosse Harry inghiottendo a vuoto. «Abbiamo mandato tutti quelli che sono rimasti a gruppi da tre a perlustrare ogni traccia di magia oscura, dando priorità ad ogni segnalazione utile o che parli di zone boschive e foreste. Stanotte a West Woods non si è presentato nessuno, prevedibilmente. Pensiamo che il gruppo di mannari e maghi oscuri sia alla ricerca di un nuovo luogo dove nascondersi. Ora è caccia aperta: la prima segnalazione utile porterà ad un'azione immediata di attacco.»
«E perché non l'avete fatto prima?» obiettò fra i singhiozzi Molly.
«Perché siamo rimasti in pochi attivi, Molly.» ammise mesta Hermione. «Avendo poche persone possiamo permetterci di agire in grandi gruppi a stento una volta sola al mese, le segnalazioni sono continue, c'è così tanto da fare e sempre meno persone disposte a farlo.»
«Credevamo che questo caso fosse un problema molto meno grave, fra l'altro.» intervenne di malavoglia Ron. «Dai rapporti iniziali eravamo convinti che fossero solo in due.»
Nemmeno Molly ebbe più nulla da obiettare.
Attesero oltre l'ora di pranzo il risveglio di Penn, e fu solo alle quattro del pomeriggio che i medimaghi lasciarono entrare Harry, Ron ed Hermione perché potessero parlarci: l'avevano faticosamente stabilizzato.
Il ragazzone era fasciato quasi come una mummia, solo le mani, le gambe dalle ginocchia in giù e il viso erano liberi. Aveva un'aria decisamente dolente e triste, la faccia segnata da graffi e lividi in via di guarigione, ma era palese che rimanere sveglio fosse una tortura.
«Come sta Fergusson?» fu la prima cosa che chiese loro appena entrarono. «E Weasley?»
«Sono messe male, Calvin, ma sono fuori pericolo.» ammise Harry.
Ron aiutò Hermione a prendere posto sulla prima sedia libera vicino al letto, nonostante ormai la sua ferita le concedesse di camminare meglio: si sarebbe curata lei di prendere appunti, già pronta con penna e pergamene.
«Mi dispiace se vi ho fatto aspettare.» bofonchiò contrito il ragazzo. «Volevo essere certo di essere completamente lucido per parlarvi senza fatica. Ho messo ordine ai miei ricordi, posso ... » esitò, una smorfia di dolore. « ... parlare bene, ora.» tagliò corto.
I tre annuirono.
«Raccontaci tutto dall'inizio, per favore.»
«Sì. Era passata la mezzanotte, e dopo più di mezz'ora erano arrivati i soliti due e avevano acceso il fuoco nel punto prestabilito. A quel punto avevamo sentito qualcosa di strano nell'aria, ma sul momento non avevamo capito bene cosa fosse: avevano lanciato una protezione per impedire la smaterializzazione. Ci siamo avvicinati lentamente, i due avevano trasfigurato il masso in altare ma non avevano lanciato le solite protezioni come le sere prima, offrendoci più dettagli da vedere. Sapevano che eravamo lì a spiarli, probabilmente volevano trattenerci il più a lungo possibile. Eravamo completamente al buio quando abbiamo iniziato a sentire qualcuno avvicinarsi. Impossibilitati a smaterializzarci, abbiamo lottato alla cieca per diversi minuti, ci stavano facendo indietreggiare e separare. Spungen è stato schiantato quasi subito. Intanto i due dell'altare ci hanno raggiunti per finire di accerchiarci alle spalle. L'anziano, quello con la barba - si chiamava Kal mi pare - ha dato fuoco ad un cespuglio per poter fare luce e finalmente abbiamo visto quanto fossimo messi male. Eravamo in svantaggio numerico e mal posizionati. Abbiamo lottato e abbiamo perso, Malfoy era più indietro ed è riuscito a non farsi scoprire.» fece una pausa, inghiottì a vuoto dietro una nuova fitta acuta.
«L'odore del fumo.» intervenne Harry. «Ha nascosto la sua presenza all'olfatto dei mannari.»
«Immaginavo.» annuì Penn, prima di proseguire.
«Siamo stati sconfitti uno dopo l'altro, disarmati, catturati e portati all'altare. Io e Spungen legati ad un tronco. Le ... le catene che mi hanno messo addosso erano come rasoi nelle mani di un pazzo, pensavo mi avrebbero segato in mille pezzi.» il suo sguardo vacillò al ricordo e ci mise qualche attimo a tornare a parlare. «La donna del gruppo la chiamavano Makah mi pare. Lei aveva proposto di ucciderci, ma i mannari avevano rifiutato dicendo che avrebbero trovato più eccitante farci assistere alla scena. Uno aveva tentato persino di svegliare Spungen a pugni. Non so dirvi precisamente quanti mannari ci fossero, avevano più o meno tutti un aspetto selvatico e brutale, ma due lo erano di sicuro.» socchiuse gli occhi, rancoroso.
«I fratelli, i più violenti insieme alla donna. Si chiamano Graham e Ross. Ross sembrava il più grande, una sorta di maschio alfa al comando. Avevano messo Ginny ed Eve sull'altare.» il respiro si fece palesemente più faticoso, agitato. «Hanno strappato loro i vestiti, tagliato la stoffa con un coltello e ad artigliate, non avevano un metodo, erano semplicemente esaltati. Avevano iniziato a scambiarsi opinioni disgustose, picchiarle, ferirle e rigirarle per il puro gusto di guardarle meglio. Ross parlava continuamente di volerle violentare per farle ... farle rimanere incinta.» concluse, tremante di nervoso e dolore.
Hermione scriveva con stoica concentrazione ma la penna graffiò pesantemente la pergamena.
Ron stava stringendo i pugni così forte da riaprire qualche ferita e mettere alla prova alcune giunture rinsaldate di fresco. Harry non era da meno: stava fissando con odio puro un punto a vuoto sulla parete mentre la sua mente gli proiettava immagini molto realistiche del corpo nudo di Ginny torturato da un figuro ripugnante.
«O almeno ... dicevano così, che se fossero sopravvissute avrebbero avuto i loro figli. Quindi vuol dire che l'hanno già fatto e che ... »
«E che non è andata bene.» lo aiutò Hermione, decisa a soffocare dettagli fin troppo scabrosi.
«Quelli rimasti di loro si erano disposti a cerchio intorno all'altare. I due mannari avevano un coltello a testa e avevano iniziato ad incidere un segno sull'addome di entrambe, Eve era così mal messa dalle botte che nemmeno urlava.» ricordò, atterrito. «Poi la donna rasata, Makah li ha interrotti di botto. Era parecchio arrabbiata, disse loro che era stanca di perdere tempo ad aspettare che si divertissero con l'ennesimo rituale a vuoto. Avevano iniziato così a litigare, ma lei l'aveva spuntata e li aveva fatti indietreggiare. Si era messa ad analizzare Ginny ed Eve da vicino, intendo ... ovunque. Una volta finito sembrava soddisfatta e aveva indicato il basso ventre di Ginny, dicendo che lei era-» si bloccò.
«Era?» lo spronò Ron.
«Era perfetta, perché era ancora "pura".»
Hermione arrossì di un imbarazzo violento. Ron sembrava confuso. Harry tremò impercettibilmente.
«Così hanno lasciato il simbolo a metà sul ventre di Eve e hanno completato quello di Ginny. Il rituale stava iniziando, Ross l'aveva reclamata come propria e nessuno si era opposto, anche se alcuni sembravano contrariati. Altri indifferenti, come l'anziano. Il vecchio barbuto parlava spesso con Makah, non ho sentito molto di quello che si dicevano ma mi è sembrato di sentirlo parlare di qualche chance di successo in più. Era dubbioso ma in qualche maniera soddisfatto. A quel punto avevano levato di malomodo Eve dall'altare, e stavano spostando Ginny al centro quando sono arrivati i nostri. L'odore del sangue e di bruciato, erano rivoltanti.» ammise, trattenendo a stento un conato. «I-io penso che non li abbiano sentiti arrivare grazie a quello. Li hanno presi di sorpresa. Il vecchio è finito schiantato subito da Malfoy, mentre gli altri avevano cominciato a combattere. Ross, suo fratello e Makah volevano portarsi via Ginny ma non ci sono riusciti, non potevano smaterializzarsi nemmeno loro. Quando sono stati allontanati dall'altare e hanno capito di essere loro in svantaggio, Graham ha ucciso senza esitazione il vecchio barbuto. Era stato lui evidentemente a lanciare l'incanto che impediva di smaterializzarsi, perché appena morto tutti si sono dati alla fuga a quella maniera. Questa è l'ultima cosa che ricordo, poi ho perso i sensi, non ... non ce la facevo più.» sembrava completamente esausto, capace a malapena di gestire la corretta narrazione di quel ricordo.
Hermione smise di scrivere ed abbozzò un sorriso triste.
«Sei stato fortissimo, Calvin. Hai resistito così tanto e hai riportato indietro informazioni enormemente preziose, ma ora devi riposare.»
«Ginny ed Evelyn non si sono ancora svegliate?» domandò lui con un guizzo di terrore negli occhi.
Faceva impressione vedere quel ragazzone grande e grosso, così forte e coraggioso, con una simile dose di panico nello sguardo.
«No, le stanno tenendo ancora sedate.» rivelò Ron con un groppo alla gola.
«Mi farete avvertire, quando si sveglieranno, vero?» supplicò Calvin.
«Sì, certo.» promise Harry, con la testa invasa di pensieri atroci e un rinnovato rancore capace di fargli pulsare le tempie.
Gli fecero poche altre domande, circa l'aspetto fisico di alcuni di quegli uomini per raccogliere più dettagli di quanti non ne avessero già, poi finalmente lo lasciarono nuovamente alle cure dei medimaghi e ad una potente pozione soporifera.
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La profezia del cerchio scarlatto [Drarry]
FanfictionPochi anni dopo la fine della guerra, Harry è il più giovane Auror della storia del mondo magico, raggiunto in breve dai suoi più cari amici ed anche qualche antico avversario con cui ora si ritrova a condividere ideali comuni e lavoro. Nella pace a...