Il destino di una profezia

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(Capitolo riveduto e corretto il 14/5/2024)



La perquisizione a casa dei Malfoy si rivelò infruttuosa, con grande sollievo da parte di Draco ed Harry. Persino Mike Spungen riuscì ad avvicinare Narcissa con una scusa plausibile e riferì che non le aveva percepito addosso nulla di sospetto.
All'inizio del turno pomeridiano, appena rientrati al ministero dopo il pranzo, Harry e Draco richiamarono Hermione, Ginny e Theodore nell'ufficio del primo, con la massima discrezione possibile. La scusa ufficiale era di scambiarsi qualche opinione circa quanto appena successo. Prima ancora che i tre si accomodassero la porta era stata chiusa magicamente e insonorizzata.
«Pensate sia necessaria qualche altra indagine o il caso è davvero chiuso?» chiese Ginny non appena anche Harry si fu piazzato alla poltrona dietro la propria scrivania.
«Mia madre si è detta disponibile a sottoporsi ad un interrogatorio sotto Veritaserum, se lo riteniamo opportuno.» spiegò Draco. «Mi ha garantito più volte che il figlio è di mio padre e nessun altro.»
«E tu le credi?» chiese Nott, in tono neutro, senza ombra di effettive insinuazioni.
«Sì.» ammise lui, serissimo.
«Mi sembra sensato.» commentò di rimando il ragazzo. «Levato il sospetto di coinvolgimenti da parte di mannari la profezia non ha decisamente senso con tua madre. Per quanto Lucius possa essere stato poco carino a rifilarti una bastonata sulla testa o a sbraitarti addosso beh, non lo definirei "una bestia".» concluse, sarcastico nel citare la profezia.
Draco si sfiorò nervosamente il livido che gli era rimasto sulla tempia, grandemente minimizzato dall'intervento di Narcissa.
«Sì, e anche il resto ha poco senso ora.» si intromise Hermione. «Tuttavia ... » tutti la fissarono tesi. « ... eviterei di lasciar cadere completamente la nostra attenzione in futuro.» quando vide un discreto lampo di orrore passare dagli occhi di Draco si affrettò a proseguire. «Non parlo della signora Malfoy, ma della profezia in generale. Per quanto Divinazione sia notoriamente la mia materia meno amata, devo ammettere che le profezie hanno un potere enorme, quando sono vere. E - quando sono vere appunto - tendono ad avere lo spiacevole vizio di avverarsi.»
Harry fece un sorriso amaro, sarcastico.
«Tendono ad avere lo spiacevole vizio di avverarsi a prescindere da quanto ci si impegni per evitarlo. Voldemort ha fatto avverare così la nostra, in fondo.»
«Quindi sia che facciamo qualcosa sia che lo evitiamo la dannata profezia si avvererà?» domandò Ginny, nervosa.
«Non è detto.» intervenne Theodore. «Non si sa quale azione possa portare o meno al compiersi di una profezia: ignorarla, combatterla o cercare di farla avverare. Se così fosse il nostro futuro sarebbe una banale storia già scritta e noi dei semplici fantocci nelle mani di uno scrittore.»
Harry annuì.
«Una delle cose che mi ha insegnato Dumbledore è stata proprio questa. Le nostre scelte sono importanti e possono cambiare il futuro anche se questo sembra già prefissato.»
Ginny tirò un sospiro di sollievo palese.
«Quindi la nostra azione in tal senso quale sarà? Opporci o ignorare?»
«Direi nessuna delle due.» intervenne Hermione. «Opporci beh, ci siamo già opposti ma è chiaro che a prescindere dal fatto che questa profezia venga fuori o meno c'è sempre la possibilità che si avveri sotto il nostro naso. Ed è chiaro che se qualcuno si mettesse a cercare di avverarla come hanno fatto i mannari di West Woods non potremmo starcene certo passivamente con le mani in mano. Ciò che intendo è ciò che vi stavo dicendo poco fa. Dobbiamo vigilare costantemente su questa faccenda e non liquidarla come un banale caso chiuso.»
Tutti si scambiarono un cenno d'assenso.
«Dobbiamo dirlo anche agli altri.» commentò a margine Ginny, facendosi un attimo dopo perplessa. «A proposito, perché non avete riunito tutti ma solo noi tre?»
Harry e Draco si lanciarono un'occhiata tesa.
«Beh, dobbiamo parlarvi anche di un'altra faccenda.» premise Harry. «Non c'entra con la profezia, è qualcosa di più ... personale ecco.»
Hermione arrossì leggermente, fu la prima a capire. Anche Theodore a giudicare dal sorrisetto storto doveva aver intuito l'argomento, l'unica ignara era Ginny.
«Due di voi lo sanno già, in fondo.» proseguì Harry e Draco gli scoccò un'occhiata perplessa. «Hermione lo sa.» gli notificò in ritardo.
«Cosa?» lo spronò Ginny, curiosissima.
«Che io e lui stiamo insieme.» ammise Draco.
A Ginny cascò la mascella.
«Harry?» squittì acuta per l'incredulità.
Harry abbassò lo sguardo, timoroso di trovare disappunto o peggio, sul volto della sua ex.
«Ma, da quanto?» proseguì la ragazza, rifilando poi un'occhiataccia a turno ad Hermione e Theodore. «E voi lo sapevate e non me l'avete detto?» la sorpresa cedette il passo lentamente ad un sorriso divertito.
«Scusa, Gin. Non mi sembrava una grande mossa parlare delle relazioni omosessuali del tuo ex.» ammise Nott sornione.
«I-io l'ho capito da poche settimane.» si giustificò invece Hermione.
«Ma guarda tu!» sbottò divertita la rossa, fissandoli uno per volta. «Il mio ragazzo e la mia migliore amica, non me lo sarei mai aspettato da voi.» li sfottè ironica.
Appurato che la reazione di Ginny fosse tranquilla, Harry si azzardò a sollevare lo sguardo e i due si scambiarono un sorriso un po' imbranato.
Draco si schiarì la gola, cercando di superare l'imbarazzo e ripristinare la sua celebre maschera fiera e tranquilla.
«A quanto pare a mia madre è bastata un'occhiata per capirlo. Ovviamente non approva, ma ci ha chiesto di nascondere la nostra relazione per qualche mese se non per una vita intera, per il bene di mio padre.»
«Ma è terribile.» obiettò Hermione.
«Come può chiederti una cosa simile?» sbottò Ginny.
«In realtà neanche noi vogliamo mettere gli annunci sul giornale eh.» ridacchiò Harry.
«Beh, Lucius potrebbe consolarsi col fatto che Potter sia comunque discendente da parte di padre di una lunga stirpe di purosangue, no?» ironizzò Nott.
«Sono anche ricco e stra-famoso.» si vantò Harry, sarcastico.
Risero tutti, concedendosi un attimo di leggerezza necessaria a superare il peso di quel momento.
«Quindi ecco, volevamo chiedervi quando l'avete capito. E come?» domandò Harry poco dopo.
«Dovendo evitare che lo capisca anche il resto del mondo, sarebbe utile capire dove abbiamo "sbagliato".» precisò Draco.
Nott sbuffò divertito.
«Iniziate con lo smettere di completare l'uno i concetti dell'altro magari. E riducete drasticamente il numero di sguardi che vi scambiate quando siete in pubblico. Ogni tanto vi scappa qualche occhiata un po' troppo, non lo so, lessa. Mi stupisco anzi che non l'abbia capito nessun altro a parte noi due e tua madre.»
«Per me ... » iniziò Hermione, titubante. « ... una mattina di qualche mese fa, Ron ed io stavamo per partire molto presto per una missione. Passando accanto al tuo ufficio, Harry, avevamo notato le luci accese ma la porta era chiusa a chiave e non rispondevi. Avevo pensato le avessi scordate accese o ti fossi appisolato, così per scrupolo aprii ed entrai. A terra c'erano i tuoi occhiali e subito accanto un nastro di seta che così su due piedi non avevo capito bene di chi fosse. Avevo pensato ti fosse venuto sonno la notte prima magari e te ne fossi tornato a casa dimenticandoti tutto. Avevo capito di chi potesse essere quel nastro solo settimane dopo. Quando tu, Draco ed io eravamo finiti a casa tua, stanchi morti dopo una missione e ... » sembrava imbarazzata, indecisa. « ... beh, sì, ricordi quando vi eravate addormentati sul divano?»
Harry e Draco se lo ricordavano eccome e arrossirono leggermente. Era la notte in cui Draco aveva finito col dichiararsi, la notte in cui Hermione li lasciò soli in quel pisolino sul divano appena si accorse che Draco era finito per accoccolarsi inconsapevolmente su Harry.
«Sul divano cosa?» chiese Ginny, avida di dettagli. Poco ci mancava che si facesse portare dei pop corn.
Hermione tuttavia non l'accontentò lasciando in sospeso quella narrazione, conscia che il messaggio fosse ben chiaro ai diretti interessati. Li aveva visti e aveva fatto due più due.
«Poi ieri sera: ve ne siete andati dallo stesso camino nell'ufficio di Harry e questa è una cosa abbastanza compromettente da vedere per una persona dubbiosa, quindi state attenti. Anche se comunque, vedere Harry così preoccupato per il tuo litigio con tuo padre l'altro giorno, è stata la vera prova del nove.»
«Dovevo avere una faccia molto eloquente quando ti ha colpito.» ammise Harry, colpevole quasi. «Temo tua madre l'abbia capito in quel momento.»
Draco non poté fare a meno di rivolgergli un tiepido sorriso, fondamentalmente indulgente.
«Molto probabile.»
«Ricapitolando.» si inserì Nott in tono pratico. «Camini separati per i trasporti anche solo in uscita, non lasciatevi indietro occhiali e laccetti, meno sguardi in pubblico, niente completare i rispettivi discorsi, niente pisolini sul divano con altre persone intorno, e da parte nostra silenzio totale ovviamente. Con chiunque.» concluse, guardando intensamente Hermione e Ginny.
«Anche con Ron?» obiettò Hermione.
«Sì, ti prego, soprattutto con Ron.» sbuffò Ginny. «Non sono sicura del fatto che approverebbe o anche solo capirebbe. Non che sia mai stato omofobo, ma per certe cose è tremendamente lento e di mentalità arretrata. Inizierebbe a comportarsi in maniera strana vedendoli e li sgamerebbero per colpa sua.»
Hermione sbuffò, ma annuì controvoglia.
«Lasciamolo nella beata ignoranza. Ma sai che quando lo scoprirà si arrabbierà e ci resterà piuttosto male perché non gliel'abbiamo detto, vero?» sospirò.
«Meglio un Ron arrabbiato che un articolo in prima pagina della Skeeter su me e Draco, non trovi?» obiettò sarcastico Harry.
«Bene. C'è altro all'ordine del giorno?» intervenne Nott, che ora sembrava quasi avere fretta di andare.
«No.» ammise Draco, squadrandolo curioso. «Sei di fretta?»
«Più o meno.» ammise il ragazzo. «Fra mezz'ora devo presentarmi al San Mungo.»
«Per cosa?» chiese Harry, che lo scrutò perplesso manco si aspettasse di trovargli addosso una nuova ferita. Non solo non ce ne erano, ma l'altro sembrava decisamente stare bene. Aveva un colorito più sano, e ancora una volta le cicatrici sul suo volto sembravano meno profonde.
«Devo farmi prelevare il sangue dal medico dei babbani. Oltre a fare la scorta per il futuro, dice che ne vuole prendere una fialetta da studiare per cercare di capire che succede in novilunio.»
«Si è preso a cuore il tuo caso, parrebbe.» commentò sorridente Hermione.
«Già. E non vuole niente in cambio, lo fa per puro amore della scienza dice. È un tipo molto orgoglioso. Ha rifiutato l'offerta di moltiplicare le sacche di sangue del suo ospedale, dicendo che i babbani sono fin troppi e se la magia iniziasse ad intervenire per salvarli sarebbe un disastro peggiore di quello attuale.» fece una smorfia incredula, ironica. «Dice che siamo noi maghi ad avere bisogno di una mano dai babbani per non estinguerci, non il contrario.»
Draco sbuffò una sorta di risata amara.
«Dovremmo fargli conoscere mio padre e vedere in quanti minuti si salterebbero alla gola.»
«Sarebbe una splendida scena.» commentò Ginny.
Rimasero a parlare ancora per un po', lasciandosi alle spalle per qualche minuto il peso dei nuovi problemi e il retrogusto angosciante della profezia. A quella ci avrebbero pensato più tardi, nell'aggiornare il ministro e gli altri delle loro conclusioni in merito allo stare in allerta costante.

La profezia del cerchio scarlatto [Drarry]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora