Il peso della determinazione

80 6 0
                                    

(Capitolo riveduto e corretto il 9/5/2024)


Dopo l'interrogatorio di Makah, e dopo che Hermione ebbe distribuito a tutti una copia di ogni singolo appunto e brevi considerazioni personali allegate, le tre squadre di fenici e serpi più il Ministro Shacklebolt si erano riunite nell'ufficio dell'uomo per cercare di formulare un piano il più rapidamente possibile. Avevano discusso animatamente per ben due ore, sviscerato ogni ipotesi, imprevisto o epilogo e tattica che gli era venuta in mente, ma il nodo da risolvere rimaneva alla fine uno solo: quanto potevano fidarsi della loro prigioniera?
«Visto che non riusciamo a raggiungere un verdetto unanime e a convincerci a vicenda delle rispettive ragioni, proviamo a fare il punto e mettiamola ai voti.» la voce di Shacklebolt suonava chiara, concentrata, per niente affaticata da quelle due ore di arrovellamenti.
Tutti annuirono. Si erano piazzati intorno all'ampio tavolo rettangolare che costituiva la scrivania del ministro e non si erano alzati per un solo minuto. Ginny, Ron e Theodore erano ancora palesemente fiaccati dal rientro mattutino, con una notte di sonno in meno all'attivo.
«Siamo più o meno tutti concordi sulla strategia d'attacco.» riassunse l'uomo. «La più grossa incognita che può cambiare tutto è se il gruppo dei nostri avversari si sia in qualche modo accorto della sua scomparsa dalla grotta e se eventualmente si siano dunque spostati o allertati. Le vie sono solo due: riportare Makah al suo posto il più velocemente possibile e augurarci che la sua non fosse solo una tattica per tenderci una trappola, oppure pianificare l'attacco per domani sera lasciandola in cella e dunque mantenendo una completa ignoranza in merito al fatto che i suoi compari possano essersi allertati o meno.» l'uomo fece una pausa, lanciando a tutti un'occhiata profonda, serissima.
«I pro e i contro li abbiamo già abbondantemente ripetuti. Riportarla lì potrebbe significare fare il suo gioco e assecondarne un eventuale inganno. Ma potrebbe anche significare acquisire informazioni importanti e assicurarci che i nostri avversari non si accorgano di alcun cambiamento, cosa che in caso contrario potrebbe portare alla loro fuga prematura o potrebbe averla già portata. Questo è il nodo di tutto, con tutte le relative problematiche e conseguenze.» concluse, lasciando un'intonazione neutra ad ambo le opzioni come a non voler parteggiare per nessuna delle due.
«Il tempo non ci è alleato in questo caso, dunque non ne abbiamo ulteriore per indugiare su riflessioni e nuove teorie. Votiamo per alzata di mano. Chi è favorevole a riportare Makah alla sua posizione originaria?»
Di norma amavano l'atteggiamento pratico e sbrigativo del ministro che deprecava la burocrazia, ma in quel momento fu complesso decidere su due piedi.
Tutti si presero qualche minuto per riflettere ancora una volta, ricalcolare i rischi concreti e morali: poteva essere una trappola molto ben ordita, Makah poteva avere addirittura un piano tutto suo slegato dal destino dei compari. Anche solo riportarla indietro sarebbe stato rischioso per la possibilità di incrociare qualche suo compagno, sebbene lei avesse spiegato con una certa buona dose di sicurezza che nessuno tornava mai a controllarla, e che tutti erano troppo presi dall'andare a caccia di nuove prede per tornare all'altare prima del tempo.
D'altro canto andare all'attacco la sera successiva senza sapere proprio niente sarebbe stata una strategia ancora più cieca. Poi c'era la questione delle ferite, Makah non era certo in ottima forma e se davvero qualcuno dei suoi compari fosse tornato prima del tempo e l'avesse aggredita di nuovo? Per quanto fosse una nemica non potevano impedirsi di provare pietà per lei, dopo quanto le era stato fatto.
La prima mano ad alzarsi, favorevole al riposizionamento della donna nella grotta fu quella di Evelyn Fergusson. Poco dopo si levarono anche quelle di Harry, Theodore, Calvin Penn, Ginny e Draco.
Le mani che rimasero compostamente abbassate sebbene per motivi diversi furono invece quelle di Ron, Hermione e Mike Spungen. Hermione e Ron erano preoccupati per le sue condizioni e reputavano la strategia sleale e crudele, mentre Mike Spungen era semplicemente diffidente e proprio il suo sesto senso era stato uno dei motivi capaci di tenerli in dubbio per ben due ore.
Il ministro, vista la netta maggioranza, decise di non esprimere alcun voto.
«Bene, abbiamo il nostro responso.»
Hermione emise un sospiro pesante, ma decise di non dilungarsi ulteriormente nell'esprimere la propria contrarietà, ormai era inutile.
«La riporterò indietro io.» si propose Ginny, guadagnandosi un'occhiata di disapprovazione da parte di Ron.
«Da sola?» obiettò Theodore.
«Harry mi presterà il suo mantello: non possiamo muoverci in tanti e scoperti, abbiamo già rischiato molto stamane e non abbiamo informazioni circa la posizione dei nostri avversari. L'unica strategia sensata è andarci di nascosto, rimetterla lì e sparire. Sotto il mantello ci stiamo al massimo in due.»
«Purtroppo, ha perfettamente senso.» ammise a mezza voce Harry, controvoglia. «Muovendoci in nove o anche solo in metà saremmo scoperti, rischieremmo di allertarli. Anche ingaggiare battaglia con solo alcuni di loro sarebbe un problema, perché daremmo modo agli altri di scappare. Dovremmo insomma riformulare tutto il piano d'attacco su due piedi e su troppe incognite.»
«Sì ma è un viaggio lungo e con molte smaterializzazioni di mezzo, e lei non dorme da ventiquattro ore.» obiettò Ron.
«Non c'è molta scelta Ron. Solo io, te o Theodore.» disse Ginny. «Solo noi sappiamo bene com'è fatta quella grotta abbastanza da smaterializzarci al suo interno nell'ultimo salto. Per il resto userò la rete di passaporte che abbiamo attivato al ritorno.»
«Sì ma rimangono almeno tre smaterializzazioni lunghe da fare, e la prima è la più distante: sei sicura di riuscirci?»
«Faremo a tappe.» propose Hermione.
«Ottima idea.» commentò compiaciuto Shacklebolt. «La accompagneranno altri due, i migliori fra di noi ad eseguire smaterializzazioni lunghe, per poter fare da appoggio al resto del gruppo e lasciare solo l'ultima sulle spalle di Ginny. Una volta lasciata Makah alla grotta lei tornerà al punto precedente e gli altri due la aiuteranno a ritornare fin qui.»
«Può andare.» confermò Ginny con un sorriso incoraggiante.
Ron emise un sospiro pesante, lasciandosi andare con aria stanca e rassegnata sulla sedia.
«Uno posso essere io.» si offrì Draco, conscio di essere decisamente bravo con le smaterializzazioni anche complesse.
«E l'altro io.» si aggiunse Harry, che in quanto a capacità in tal senso era la seconda scelta migliore dopo il biondo. Quando vide Theodore aprire bocca come per obiettare levò svelto una mano a fargli cenno di fermarsi. «Nott, Ginny è una scelta obbligata, ma non manderemo fuori due elementi su tre stanchi morti.»
Theodore fece una brutta smorfia insoddisfatta molto simile a quella di Ron, ma non contestò.
«Voglio parlare con Makah.» si levò improvvisamente la voce di Mike Spungen.
«Non vuole incontrare uomini.» gli ricordò Draco.
«Dovrà farlo per forza se vorrà farsi trasportare nel viaggio di andata da te e Potter.» sottolineò il ragazzo. «Fergusson è troppo stanca, Granger non so come se la cavi sulle lunghe distanze.»
«Abbiamo della polisucco pronta, potremmo trasformarci in Granger e Fergusson per tutta la durata del viaggio.» ipotizzò Draco.
«Ma, ehi!» obiettò Ron.
Hermione arrossì vagamente, mentre Evelyn sembrava indifferente.
«C'è qualcosa che non va, ve l'ho detto.» proseguì Mike, passandosi nervosamente una mano sulla nuca dai cortissimi capelli scuri, come se qualcosa gli desse fastidio. «Voglio vederla in faccia almeno una volta per capire meglio cosa. Dalla sua voce, anche se sembrava disposta a qualsiasi soluzione, ho avuto come la certezza che lei sia ancora fortemente legata a quel luogo oscuro. Lei - vuole - tornarci. E in fondo l'idea è stata sua, ci ha messo lei il dubbio che riportarla indietro possa essere una buona idea, è stata lei per sua stessa ammissione ad aspettare di farsi trovare da un Auror. Una persona normale vorrebbe tornare fra quelle bestie?»
«Non è una persona normale, di sicuro.» sospirò rassegnato Calvin Penn.
Draco sembrava nervoso, convinto della buona intuizione del compagno, che così spesso in quegli anni aveva scovato dettagli con una precisione inquietante.
«Va bene, allora prendiamo tutte le precauzioni possibili.» propose, guardandoli in faccia uno per volta. «Il Veritaserum sappiamo che possa essere fallace o magicamente aggirato da maghi e pozionisti di talento - anche se credo non ci troviamo esattamente in questa situazione, forse li stiamo sopravvalutando - , ma è comunque una piccola garanzia in più. Diamogliene qualche goccia e chiediamole in maniera diretta se ci sta ingannando o meno. Poi, all'ultimo salto quando Weasley dovrà coprire sé stessa e Makah col mantello dell'invisibilità per smaterializzarsi verso la grotta, facciamo assumere alla donna una pozione soporifera che la metta fuori gioco per qualche decina di minuti. Questo darà più sicurezza a Weasley e-»
«E terrà completamente segreto il vantaggio tattico del mantello dell'invisibilità in nostro possesso.» completò per lui Spungen.
Shacklebolt aveva lo stesso sorriso compiaciuto che poco prima aveva riservato ad Hermione.
«Quando pianificate, voi Serpi, siete ineguagliabili.» commentò soddisfatto. Dalle sue labbra, col suo tono autoritario, l'appellativo di serpi suonò come un complimento e non più come uno spregio. «Direi che abbiamo un buon piano ed è ora di metterlo in atto. Spungen, preleva una dose di polisucco e fatti consegnare un capello da una delle due guaritrici, oltre che uno dei loro camici. Mescola tre gocce di Veritaserum ad una finta pozione ricostituente e offrilo a Makah, quindi interrogala come preferisci, ma sii cauto e fatti accompagnare dall'altra medimaga, sarete più credibili. Dopo averla interrogata, a meno che non ammetta apertamente di volerci ingannare, spiegale del piano per riportarla indietro e cerca di capire se è disposta a farsi accompagnare da Ginny, Harry e Draco. In caso non voglia collaborare beh, procederemo con della polisucco anche per loro, temo. Sempre che ad Hermione ed Evelyn vada bene, chiaramente.»
«Nessun problema.» dichiarò subito, decisa, Evelyn.
«Va bene anche a me.» si unì, sebbene un po' imbarazzata, Hermione.
Vista la fretta di agire furono costretti ad accantonare ulteriori reticenze e mettere subito in atto quel particolare piano.


Dopo circa quindici minuti Mike Spungen aveva abbandonato le sue forme spigolose e mascoline in favore di quelle morbide e materne di una delle due guaritrici. Il ragazzo sembrava immune ad ogni imbarazzo e ritrosia, determinato a rivolgere quella semplice domanda alla prigioniera guardandola in faccia.
Accompagnato dalla sua collega, dopo essere stato istruito un minimo su come interpretare in maniera credibile la sua parte, superò la porta della cella e finalmente poté vedere Makah.
Fuori, con lo stesso sistema adottato ore prima, gli altri stavano ascoltando attentamente ogni cosa.
«Avete deciso cosa fare?» li incalzò proprio la donna sul letto, con un'occhiata dolente ma decisa.
«Sì.» rispose Mike, con la voce femminile e profonda della medimaga.
La collega intanto le si avvicinò maggiormente e le porse la tazza contenente il rimedio corretto al Veritaserum.
«Tieni, intanto bevi questa.» le disse cortese.
Makah non esitò nemmeno un istante, si tirò un po' su con l'aiuto della strega e bevve obbediente l'intera pozione.
«Il Ministro mi ha chiesto di riferirti appunto i dettagli della loro scelta. Intendono riportarti alla grotta.» spiegò Mike.
Vide un guizzo di viscerale soddisfazione passare negli occhi cupi della prigioniera, ed ebbe ancora, più forte che mai, quella sensazione di solletico dietro la nuca. Ora era certo che avesse qualcosa in mente, solo non capiva cosa.
«Bene.» commentò lei.
Ormai il Veritaserum era in circolo, Mike era libero di interrogarla.
«Perché sembri così impaziente di tornare in quel luogo?»
«Perché voglio vendicarmi di quelle luride bestie ed essere sicura che non scappino.» scandì la donna, forzata alla sincerità.
«Quindi non sei d'accordo con loro per incastrare i nostri?»
«No.»
«Intendi provare a scappare?»
«Se si presenta l'occasione, sì, ovvio. Ma non è la mia priorità. La mia vita è già finita.»
Mike sgranò gli occhi, sorpreso.
«Che significa che la tua vita è già finita?»
«Non ho più una bacchetta, sono meno di una lurida babbana e non ho nessuno al mondo, è impossibile fuggire da quell'isola gelida. L'alternativa è Azkaban. Che potreste anche sostituire con la pena di morte, sarebbe più misericordioso.» concluse, irritata.
«Uccideresti un Auror se ti si presentasse l'occasione?»
«Sì. Solo dopo essermi assicurata però che quelle bestie siano state tutte sconfitte.» Makah iniziò finalmente a capire che la propria strana facilità a confessare cose simili non fosse esattamente dipendente dalla propria volontà. Fece una smorfia schifata, inquadrando la tazza vuota da cui aveva appena bevuto.
Mike si rese conto della cosa, ma ormai aveva ricevuto tutte le risposte che gli servivano. Era fortemente dubbioso, continuava a reputare che non fosse il caso di riportare quella donna alla grotta, sentiva qualcosa di cupo agitarsi dentro di lei ma non c'erano domande con cui potesse concretizzare i propri dubbi in maniera da dissiparli. Aveva chiesto tutto il possibile e anche oltre.
Rassegnato a dover eseguire gli ordini, non si sforzò più di tanto di continuare a mantenere un tono di voce simile a quello della donna che stava interpretando e le parlò in maniera diretta, sbrigativa. Le spiegò dell'intenzione di riportarla indietro mediante l'uso di un sistema di passaporte che aveva già visto in parte al suo arrivo, e che avrebbero accorciato notevolmente il viaggio, più tre diverse smaterializzazioni. Le pose dunque due condizioni: avrebbe dovuto viaggiare in compagnia di Ginny e due uomini senza fare storie e avrebbe dovuto eseguire tutti i loro ordini senza fiatare.
Makah non ebbe nulla da controbattere, sembrava decisa ad andare fino in fondo e persino a soprassedere alla momentanea compagnia di due maschi. Così iniziarono a prepararla. Fu estremamente penoso doverle sfilare ogni benda e lavare via gli unguenti curativi, ma soprattutto rimetterla dentro i vestiti luridi, sporchi di sangue e non solo, con cui era arrivata fin lì.
Nel giro di una ventina di minuti i preparativi furono completati. Makah uscì dalla sua cella, dove trovò ad accoglierla Ginny, Harry e Draco, pronti a scortarla alla prima passaporta. Sarebbe stato un viaggio di diverse ore, faticoso e sgradevole, vista la presenza di numerosi tratti da percorrere a piedi fra una tappa e l'altra, oltre al semplice stress fisico e mentale: sarebbero dovuti andare letteralmente da un lato all'altro del Regno Unito e oltre, nel più breve tempo possibile, con poco tempo di ripresa fra ogni spostamento.





Quando presero l'ultima passaporta erano ormai a centinaia di chilometri di distanza da Londra, in pieno territorio scozzese. Erano partiti alle undici del mattino e fra i rivoltanti viaggi in passaporta e i pochi forzati stop, si erano già fatte le quattro del pomeriggio. L'ultimo trasporto era stato difficile in particolare per Makah, che mostrava comunque un'ostinata resistenza. Anche Ginny sembrava piuttosto provata.
«Quindici minuti.» ansimò Harry non appena si furono rintanati sotto la tettoia di lamiera di una casupola abbandonata in mezzo al campo in cui erano giunti. Lui, Draco e Ginny si erano dati il cambio durante i vari tragitti a piedi per sorreggere Makah, che sembrava mal tollerare per forza di cose il contatto fisico. «Quindici minuti di pausa. Poi cominciamo con le smaterializzazioni.»
Nessuno ebbe niente da contestare. Ginny trasfigurò un masso in un grosso cuscino e Makah ci si adagiò sopra squadrandola con un'occhiata dubbiosa, poco abituata alla cortesia. Rimasero in completo silenzio, non avevano aperto quasi bocca per ore e non avevano effettivamente nessuna voglia di iniziare a farlo in quel momento.
Mangiarono qualcosa e quel quarto d'ora passò piuttosto in fretta.
«Il primo tratto è il più lungo, me ne occuperò io.» propose Draco non appena furono pronti. Makah si alzò a fatica, e una volta ritrasfigurato il cuscino in masso furono pronti a spostarsi. Draco richiamò alla mente con maggior precisione possibile il luogo di destinazione, era forse uno degli spostamenti più impegnativi che avesse mai eseguito, specialmente per il doversi sobbarcare altre tre persone oltre sé stesso. Prese un respiro profondo, assicurandosi di avere ben salde le mani di tutti addosso, quindi si smaterializzò.
Fu meglio della passaporta, almeno per i suoi compagni, per lui fu come venire privato di quasi tutte le proprie energie in un botto solo. Ogni salto in avanti che facevano il panorama diventava sempre più cupo e desolante. Gli sembrava di star scappando dal sole, perché più andavano a nord più il cielo era cupo e prossimo al tramonto.
Stavano calcando la scogliera gelida della Baia di Sjaivar, uno dei punti più a nord delle Orcadi, e ad accoglierli trovarono il soffio di un vento gelido e spietato che era solo la premessa di ciò che avrebbero trovato alle Shetland.
«Come state?» chiese Draco rivolto in particolare a Ginny e Makah che si stavano tirando su il colletto del mantello.
La prima era visibilmente stanca, la seconda era pallida ed esausta e a stento riusciva a trattenere la stoffa fra le dita ossute.
«Andiamo, ci siamo quasi, no?» sibilò secca la donna, ben decisa a procedere.
«Solo due salti ancora.» ricordò Harry cautamente ottimista, allungando un braccio verso Ginny e l'altro verso Makah. Si scambiò una lunga occhiata profonda con Draco, e quindi chiuse gli occhi per aiutarsi a concentrarsi meglio sulla propria meta.
In uno schiocco leggero i tre svanirono e Draco rimase da solo, con la sua ansia e nessun luogo dove nascondersi in quella desolazione.
I tre ricomparvero sulla costa nord ovest dell'Isola di Fair, quella più a sud dell'arcipelago delle Shetland, in una distesa di prati aridi, rocce, e nuove irritanti folate di vento gelido. Il cielo era abbastanza pulito, ma la furia del vento era implacabile.
Harry sentiva un fortissimo mal di testa, la montatura degli occhiali era così fredda da fargli male alla pelle. Sentì Makah staccarsi dal suo braccio quasi con riluttanza a discapito dei viaggi precedenti. Capì che fosse per il freddo, per quel poco di calore umano che stava per abbandonare. La donna si sfilò con estrema fatica la mantella di dosso, non era sua in fondo e non poteva rischiare di farsi trovare con un indumento misterioso addosso. Tremò violentemente quando si ritrovò a fronteggiare quel clima con solo un paio di stivali e una veste strappata e lurida. Ginny le allacciò un braccio intorno alle spalle e con le mani gelate le allungò una piccola ampolla.
«Bevi.» ordinò sbrigativa.
Makah non tardò ad eseguire, conscia che sebbene fossero sulla parte più a sud dell'arcipelago potesse sussistere già qualche rischio d'essere visti. Non appena ebbe mandato giù la pozione si sentì mancare definitivamente le forze e perse i sensi.
Harry aiutò Ginny a caricarsi la donna sulla schiena, fortuna che era minuta e molto magra, ma la rossa era esausta.
«Ce la fai?» chiese, preoccupato.
«Sì, sbrigati.» confermò secca.
Harry le ricoprì col mantello dell'invisibilità al meglio che poté.
«Se non torni indietro entro quindici minuti ti raggiungo.»
«Ok.» confermò la ragazza.
Ora fu il suo turno di concentrarsi. Pensò intensamente alla grotta, pregando che fosse vuota, che tutto andasse per il verso giusto.
Uno schiocco fu l'unica conferma che ebbe Harry della sparizione delle altre due.

La profezia del cerchio scarlatto [Drarry]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora