6. All i have is myself at the end of the day

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˚ Chris 𝜗𝜚˚

Le sue labbra sulle mie. Le sue braccia intorno al mio collo e le mie mani sui suoi fianchi, stuzzicandole l'orlo della maglietta.

Ho salutato Camille almeno mezz'ora fa, eppure non riesco a smettere di pensare a lei e alla serata che mi ha fatto passare.

Non solo mi ha portato in transenna per motivi a me sconosciuti, ma con lei mi sono divertito tanto da averle lasciato il numero di cellulare.

Esagerato forse, dato che la conosco da si e no tre ore. Si, forse un po' un gesto da disperati, Ma non posso perderla. Non posso proprio.

L'immagine di lei illuminata dalle luci colorate di She Is Beauty And We Are World Class è ormai impressa nella mia mente, come se fosse stata disegnata con l'indelebile e non potessi più cancellarla. Il suo dolce accento francese risuona nella mia testa come un'eco, ma non ho alcuna intenzione di cacciarla via.

(Nda: in caso non sapeste a cosa mi riferisco, ai concerti di Louis Tomlinson in She Is Beauty And We Are World Class delle luci arcobaleno che si alternano illuminando tutto il parterre, prego )

I suoi capelli biondi raccolti in uno chignon con del gel, i suoi occhi verdi contornati da un'ombretto rosso e un'eyeliner, le sue labbra sorridenti coperte da un gloss rosa, il suo corpo tremante sotto alle mie mani.

Cazzo, sono proprio fottuto in pieno.

«Allora... con la ragazza?» prova a farmi parlare Ash trattenendo un sorriso, mentre camminiamo verso la nostra macchina.

La verità è che non lo so neanche io: sono più che sicuro di non aver mai visto Camille prima di questa sera, perciò anche io sono piuttosto confuso sull'accaduto.

Scuoto la testa. «Non ne ho idea. So solo che, appena sono esplosi i coriandoli, le sue labbra erano sulle mie.» spiego mordendomi il labbro per trattenere un sorriso.

Lui, al contrario, me ne rivolge uno a trentadue denti. «Sono contento per te, Chris.» mi sussurra all'orecchio mentre mi spettina i capelli con la mano. Io, invece, cingo il suo collo con un braccio.

Dopodiché, in pochi minuti saliamo in auto e per tutto il tragitto ci alterniamo tra guidare e dormire.

Siamo entrambi troppo stanchi per parlare, quindi un silenzio assordante governa l'auto.

Ma non è uno di quei silenzi imbarazzanti, quelli in cui ti vergogni anche solo a respirare. No, è uno di quei silenzi confortevoli, quelli in cui ti senti al sicuro. Ed è proprio così che mi sento, con lui e con gli altri: più tranquillo.

Grazie a dio New York non è molto distante dal buco di culo in cui viviamo noi, perciò nel giro di due o tre quarti d'ora arriviamo a casa.

Non appena arrivati entriamo subito nell'appartamento, entrambi così stanchi da poter addormentarci sul pavimento di fronte alla porta d'ingresso. Facciamo per andare nelle nostre rispettive camere ma, quando facciamo il nostro ingresso, qualcosa ci trattiene. Precisamente una scena che si presenta davanti ai nostri occhi.

Dean è seduto sul divano, curvo su sé stesso e con il viso immerso tra le mani. Intorno a lui, Jason e Cameron cercano di rassicurarlo lasciandogli lievi pacche con le mani sulla schiena, con evidenti scarsi risultati.

«Che succede?» domando trattenendo a fatica uno sbadiglio.

Il castano non risponde, si limita a nascondere ancora di più il viso tra le mani. Il mio sguardo guizza in quello di Jason, chiedendogli spiegazioni.

«Ha quasi baciato Aurora.» spiega a bassa voce il rosso, ma Dean lo sente lo stesso e gli tira una gomitata nel fianco.

Mi acciglio e mi siedo di fianco a Dean, appoggiandomi allo schienale del divano e posando un braccio sulla nuca. «È una cosa buona, no?» chiedo.

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