7. Everything I do is tragic

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˚  Alexia 𝜗𝜚˚

Sono le sei e mezza di mattina quando la mia sveglia suona.

La voglia di spaccare in due il telefono e di continuare a dormire mi assale automaticamente, ma l'angelica voce di Harry Styles invade le mie orecchie portandomi a svegliarmi serenamente.

Però la dolce voce del mio cantante preferito viene immediatamente sovrastata da quella di mio padre che si mette ad urlare dal piano di sotto.

«Datti una mossa e vieni a fare da mangiare, mi hai capito?» grida.

Alzo gli occhi al cielo e mi alzo. Ho a malapena un'ora per prepararmi e assecondare quello stronzo di mio padre, perciò è meglio che mi dia una mossa e anche velocemente.

Scendo dal letto, lo rifaccio alla velocità della luce e mi fiondo in bagno.

Inizio facendomi una doccia, rigorosamente lavandomi i capelli due volte con lo shampoo e, mentre che aspetto che i capelli si asciughino, cerco dei vestiti decenti nel mio armadio.

Opto per una maglietta leggermente attillata azzurra e dei jeans bianchi. Ai piedi, naturalmente, porto le mie solite converse nere.

Mi guardo allo specchio: il mio aspetto non è troppo disastroso, quindi asciugo velocemente con un asciugamano i capelli e mi trucco con un po' di mascara.

Dopodiché scendo le scale praticamente correndo e mi fiondo in cucina per preparare colazione a me e alla mia famiglia.

Mio fratello Aaron e mio padre sono seduti al tavolo al centro della stanza, aspettando che io prepari da mangiare. Nel frattempo, Diana si trova in salotto, perché l'ho già allattata.

Perchè ovviamente è questo tutto quello che deve fare una donna, no?

Avere passioni, hobby e voglia di studiare non è assolutamente alla mia altezza. L'unica cosa a cui devo pensare è tenere in ordine la casa, fare da mangiare e sfornare figli.

Dio, che mentalità del medioevo. Mi viene da urlare solo a pensare a cosa sono costretta a fare a causa di questo pazzo.

Naturalmente queste non sono decisioni mie, ma di mio padre. Da quando mia madre è morta un paio di anni fa, l'uomo che dovrei definire padre è diventato più severo con me, secondo lui essere la donna di casa significa diventare automaticamente una schiava.

E guai se provo ad oppormi, ovviamente.

Dopo aver salutato entrambi con un "Buongiorno" biascicato a bassa voce, mi metto subito ai fornelli così da cucinare in maniera veloce per poi dirigermi all'istituto.

Mio fratello mi sorride, mio padre alza gli occhi al cielo.

Aaron si alza dal tavolo, si dirige ai mobili della cucina e inizia ad apparecchiare insieme a me.

È un gesto carino, molto gentile da parte sua.

Il problema è che lui non sa quanto mi costerà questo aiuto quando lui non sarà in casa.

Non appena mi ritroverò sola con quello scarto umano avverrà un vero e proprio putiferio.

Scampo questo pericolo da settimane ormai, facendo attenzione a non rientrare mai prima di mio fratello, ma è dannatamente difficile e il vecchio se n'è chiaramente accorto, infatti è incazzato come una iena da un po'.

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