11. Coinvolgimenti

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-Non posso andarmene senza dire la verità a Carl. Ci cercherebbe e sarebbe anche peggio.
Mi informa agitato Jimin.
-io non me ne vado se non sono certo che tu sei al sicuro. Jinoshi prima o poi verrà a sapere che ho vissuto qui e ti troverà non posso permettergli di farti del male.
-perché? Perché vuoi difendermi? Posso farlo da solo e poi c'è Carl.
-Jimin tu non saresti in grado di fare male a una mosca... Ed è chiaro perché voglio difenderti.
-perché... Perché siamo stati a letto insieme?
-io ho un sentimento per te stupido.
-Davvero?
Risponde con quell'aria da furbo.
-almeno quanto quello che hai tu che mi hai preso sotto il tuo tetto.
-io non ho detto niente hai fatto tutto e ricordati...
-che sono in debito con te...
Lo so benissimo!
Ora lasciami tranquillo che devo fare una telefonata.
Rispondo sorridendo.
-da quando hai un telefono? E perché non mi hai dato il numero?
Ma lui non molla
-Ho incontrato mio fratello me l'ha portato lui.
-ti puoi fidare di Tae?
-si.
Rispondo sicuro.
-chi devi chiamare?
-l'ispettore che si occupa della mia scomparsa.
-posso restare ad ascoltare?
Annuisco facendo il numero.
-l'ispettore Choi?
-si chi parla?
Risponde una voce da uomo sicura, metto in viva voce così che possa ascoltare anche Jimin.
-sono John junior Jeon.
-me lo provi... Stiamo ricevendo da mesi chiamate da sciacalli bastardi.
Ammette quasi seccato
-mio fratello ha una voglia vicino all'ombelico.
Rispondo serio.
-ok lo accertero'... Come sta?
Chiede... Ma sento che la sua voce è comunque dubbiosa.
-ora bene, ma ho passato un brutto momento la sera della mia scomparsa sono stato aggredito, mi hanno massacrato ma volevano sicuramente uccidermi. Qualcuno mi ha aiutato, purtroppo ho perso la memoria per molti mesi... Solo questa settimana finalmente sono riaffiorati i ricordi.
-chi voleva ucciderla?
-credo che si tratti di una persona vicina alla mia famiglia. Ho paura di tornare, sono rientrato nella mia abitazione ieri e sono stato aggredito di nuovo. Temo per me stesso e per chi mi è al fianco.
-voglio darle fiducia... Chiuda ora la chiamata altrimenti tra un paio di minuti la intercettiamo e lei ora è ancora al sicuro, mi richiami domani alla stessa ora.
-grazie ispettore Choi.

-credi che ci aiuterà?
-si ma è giusto che pure lui faccia i suoi accertamenti e poi che capisca come fare per aiutarci.
- pensi che posso esserci allo spettacolo di questa sera?
-non sono molto d'accordo ma se ci tieni lo capisco, avvisa Carl che te ne vai per qualche giorno tieniti largo perché non so se tutto si sistemerà in breve.

L'indomani...
-pronto...
-John è proprio lei... Taehyung ci ha confermato di avere una voglia vicino all'ombelico e di averla incontrata.
Ci ha raccontato molte cose.
-allora mi crede ora?
-ovviamente si. Abbiamo tracciato gli spostamenti di denaro... Jinoshi se ne occupa direttamente.
-quel bastardo li imbosca...
Commento amaramente.
-si ma chi glieli passa è suo padre...
Commenta grave l'ispettore Choi.
-non può essere...
-mi dispiace John...appena abbiamo le prove che Jinoshi ha tentato di ucciderla lo metteremo dentro ma ci finirà anche suo padre... Il riciclo di denaro è un reato nel nostro Stato.
Taccio per qualche secondo valutando la situazione che si è andata creando.
-John è ancora lì?
-si...
-protegga la persona che ha lì con lei, Jinoshi è piuttosto pericoloso. Inoltre ha dei precedenti per truffa... E ha relazioni con la mafia locale. Ma come avete fatto ad assumerlo non avete controllato?!?
-l'ha assunto mio padre.
-forse allora lo sapeva e i suoi contatti gli servivano.
-non posso credere a questa cosa... Mi scusi...è pur sempre mio padre.
-John lei può ancora scegliere non ho attivato le intercettazioni perché come le ho detto per il momento è al sicuro. Può scegliere di non farsi trovare intendo.
-no andiamo avanti... Incastriamo Jinoshi mi dica cosa devo fare.
Fra tre giorni fissi un incontro con suo padre... Lo verrà a sapere anche Jinoshi e verrà con i suoi scagnozzi per ucciderla e noi lo prenderemo.
Si procuri un giubbotto antiproiettile...non si sa mai.

Al termine della telefonata Jimin mi abbraccia.
-mi dispiace Jk.
-non posso credere che ci sia in mezzo anche lui... Mi ha sempre fatto sentire inadeguato... Per quanto mi impegnassi non era mai abbastanza.
-Jk non pensarci... Vieni a vedermi stasera ti distrarrai... Sono bravo sai a catturare l'attenzione.
Lo stringo forte...
-grazie Jimin... grazie.
-ho una cosa da dirti... Forse non è il momento... Ma potrebbe non essercene un altro...
Osmo non sta bene. Mi ha mandato un messaggio una delle drag queen, sua sorella lavora alla casa di riposo.
-vado da lui... Poi ti raggiungo al club.
-ok ti aspetto.

E così esco veloce di casa per raggiungere Osmo.
Lo trovo sdraiato in un letto candido, pieno di flebo e con un macchinario accanto che fa uno strano rumore.
-Jk... Figliolo...
Mi dice con un filo di voce.
-Osmo...
-questa volta non ce la faccio sai... Lo vedo come sono gentili tutti...
-non dire così...
-faccio fatica a respirare... A parlare...
-non serve che parli... Non ti affaticare...
-no... Certe cose te le devo dire... I tuoi ricordi? Sono tornati?
-si...
-io li ho visti sai quella notte... Tu correvi e loro ti hanno preso... Ti sei difeso... Hai perso questa... John...
Mi passa quella che riconosco essere la mia catenina c'è il mio nome e il mio gruppo sanguigno.
-hai sempre saputo che mi chiamavo John...
-si... Restando con me eri al sicuro... Quella sera smisero di dartele perché si accorsero che stava arrivando qualcuno.
-perché non me l'hai detto prima?
-sono un codardo John... Lo sono sempre stato.
-credo che a breve lascerò questo mondo infame...
-non lo dire...
- ragazzo ricco...promettimelo... che porterai via l'angelo da questo inferno... Ora Promettilo ora.
-lo prometto.

Un'altra vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora