9. Lo capiranno molto presto

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Il viaggio in metro verso sera è lungo, ho il tempo di ragionare su me stesso.
I ricordi affiorano sempre di più, ormai tutto è chiaro e presente nella mia mente.
Ricordo mio padre dispotico e arrogante e come io mi sia ribellato a lui.
Mi viene in mente Jinoshi Diri e il sguardo infimo... il suo fare viscido, la sua presenza costante. La spia di mio padre... Non c'era occasione dove non gli riportasse eventuali miei errori.
Mio fratello e il suo desiderio di fare l'attore e la sua totale estraneita' agli affari di famiglia.
Mia madre che ha sempre dato ragione a mio padre cercando di convincermi che era la cosa giusta che la mia vita fosse totalmente dedicata all'azienda.
E Sunhi figlia di un socio in affari  di mio padre... Opportunista che si è insinuata nella mia vita... nel mio letto ... Diventando la mia donna. Per poi... scomparso io... saltare fra le braccia di Tae...poco male credo di aver trovato di meglio.

Ed eccomi qui finalmente sottocasa.
Per raggiungere il mio attico passo dalle scale di servizio, ci transita solo il personale delle pulizie, ho indosso un giubbotto scuro e un cappellino da baseball calato sugli occhi caso mai incontrassi qualcuno...potrei fare parte del personale di servizio. Ma non accade. Probabilmente è perché hanno sospeso ogni tipo di pulizie dato che io sono scomparso.
Salgo le scale due a due... So perché sono qui e cosa devo prendere.
L'ingresso per i dipendenti ha la combinazione a parete, l'ho memorizzata io la password per la donna di servizio. Entro indisturbato...non ci sono telecamere in casa mia. Le luci sono spente. Non posso accendere... l'unica luce proviene dal grande acquario presente nel salone.
Per un secondo resto immobile... È casa mia ma non mi rappresenta più... O forse non l'ha mai fatto.
Vado nella mia camera, sicuro di ciò che cerco, apro l'armadio in un cassetto faccio scorrere il fondo e recupero il mio pc. Stessa cosa in quello più sotto dove prelevo un bel po' di banconote. Infilo il pc nello zaino insieme ai soldi... Sto per andarmene quando sento un rumore alle mie spalle.
-L'aveva detto che se fossi stato vivo saresti tornato a prendere qualcosa.
Mi giro e non lo vedo in volto mi rendo solo conto di quanto grande sia la sua stazza.
Getto lo zaino sul letto e mi lancio contro di lui.
La colluttazione è violenta. Ma io ormai ho sviluppato un grande istinto di sopravvivenza, mi difendo in tutti i modi nonostante la sua forza sfiancandolo fino a quando mi si presenta l'occasione e lo tramortisco con una lampada.
Agguanto il mio zaino è corro via.

Quando arrivo in strada il mio cuore batte all'impazzata ora so... Ora so tutto.
Mi muovo in fretta verso la metro.

Non vado al lavoro, Carl si incazzerà ma dopotutto credo che non ci tornerò.
Quando arrivo fuori dal Fake Club, Jimin mi corre incontro.
-Carl mi ha detto che non ti sei presentato.
-vieni andiamo.
Dico senza rispondergli.
-cosa succede?
Chiede preoccupato.
-ti spiego a casa.
Jimin non mi fa storie  e non obietta nemmeno quando prendo la sua mano nella mia.  Fra le sue quattro mura glielo dico.
-quella sera hanno cercato di uccidermi e l'hanno fatto anche stasera.
Sono tornato a casa mia c'era uno dei suoi uomini ad aspettarmi.
Jimin spalanca gli occhi terrorizzato.
-chi vuole ucciderti?
Tiro fuori dallo zaino il mio pc accendendolo e i rotoli di banconote. Guarda tutto quel denaro scioccato.
-una sera facendo dei controlli contabili mi sono imbattuto in delle scritture anomale, non mi occupo di contabilità pura ma c'erano  alcune cose che non mi tornavano perciò ci ho lavorato con il mio pc da casa.
In breve ho scoperto un trasferimento di soldi neri aziendali all'estero. Inizialmente ho pensato che fosse mio padre a farlo.
-era Tae?
-no non capisce un cazzo di contabilità era Jinoshi Diri.
Il pomeriggio della sera che mi hanno picchiato l'ho affrontato mi ha deriso dicendomi che mio padre non ci avrebbe mai creduto che non aveva stima di me e che si lamentava sempre di entrambi i figli ... Non ho detto niente a mio padre non sapevo come fare. Jinoshi poi ha sentito che gli dicevo che andavo da Sunhi, ha visto che ho lasciato la mia auto nel parcheggio aziendale e sono andato via con lei. Quando sono venuto via da casa sua mi hanno seguito e volevano farmi fuori. Qualcosa deve averli disturbati e non sono riusciti a finirmi.
-Jk questo significa che sei in pericolo...e forse lo sono anch'io per averti ospitato. Se qualcuno ti riconosce potrebbe avvisare tuo padre che ingenuamente potrebbe dirlo al suo stramaledetto segretario!
-fondi neri... Ecco cosa sono vedi? Li passano ad una nostra filiale come acconti sui servizi che ci fornisce sotto forma di buoni krenger (così si chiamano in gergo) che non vengono mai convertiti mai fatturati dalla filiale. Periodicamente avrebbero dovuto fare la conversione in denaro e versarli invece  vengono girati su un conto Svizzero. Questa operazione veniva fatta periodicamente, quella filiale è piccola e lavora male la teniamo in poca considerazione nessuno di noi l'ha mai controllata, per motivi politici non abbiamo potuto chiuderla. Ma chissà quanta altra porcheria troverei controllando ancora.
Gli faccio vedere sullo schermo del pc portatile l'evidenza della cosa.
-quanti numeri è inutile che mi mostri non capisco niente. Mi fido di te.
Mi risponde sconsolato.
-Davvero?
Lo attiro a me, baciandolo in fronte...
-credimi Jimin e non te ne pentirai...
-Jk ti cercheranno?
-ho paura di si. Ma
per il momento nessuno mi ha riconosciuto qui in questa zona.
-pensi che tuo padre e tuo fratello centrino in tutto questo?
-no ma potrebbero essere d'ostacolo perché non si fidano di me, come famiglia siamo un po' strana ma nonostante il carattere di merda di mio padre e quello scostante di Tae ci vogliamo bene.
Jimin mi accarezza il braccio seguendo i disegni dei miei tatuaggi.
-Sunhi? Tornerai da lei?
Decido di prenderlo in giro perché è ovvio che è geloso.
-forse si in fondo non ci stavo male con lei.
Mi arriva un tale pizzicotto sul braccio che mi vengono le lacrime in istantanea.
Lo stringo a me imprigionandolo  fra le mie braccia.
-mi farai dormire sul materassino  anche stanotte?
-Jk... se tu ti prendi tutto anche il mio piccolo cuore... Se poi te ne andrai come farò?
-fidati di me...
Ed è così che fa lasciandosi prendere in braccio e portare a letto.
La mia bocca si unisce con la sua, mentre avvolge le braccia al mio collo, sento il suo respiro e il suo cuore che batte... Siamo vicinissimi  non solo fisicamente.
-non mi basta averti in questo letto io ti voglio per sempre ogni notte nella mia vita.
-ma la donna....
-non c'è nessuna donna la nostra storia era già finita non avevo il coraggio di porvi un termine.
John non aveva il coraggio.
Ma lui quella sera è morto davvero, io sono Jk e lo capiranno tutti molto presto...anche tu.

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