12. Ho Bisogno di tempo

80 15 5
                                    

Sono qui nella penombra lo spettacolo sta per iniziare.
Ho salutato Osmo con la consapevolezza che non lo rivedrò.
La musica inizia ed è incalzante la riconosco la canzone Relax dei Frankie goes to Hollywood, una canzone esplicita e trascinante che si presta ad un posto come questo.
Il riflettore lo illumina avvolto in una tutina in lattice nero, le labbra rosso fuoco dalle quali esce una lingua provocatoria e i capelli tutti all'indietro evidenziando il suo bel viso sfigurato da finti orgasmi... Quel fondo schiena che è stato mio viene perlustrato da occhi avidi e vogliosi... Non si sottrae pur non facendosi toccare... Altro che angelo... Le sue sono le movenze del peccato in breve tempo gli animi di tutti gli uomini presenti si agitano...
Carl è a bordo palco... Jimin si china e lo bacia in bocca vorace mente in un modo indecente mentre una sua mano gli accarezza la schiena è ovvio che è una scena concordata con il solo scopo di accendere fiamme di desiderio nei presenti. Il pubblico impazzisce ed io qui nella penombra mi trovo costretto ad ascoltare le più amene oscenità...su quello che fino a pochi minuti fa consideravo il mio compagno. Sono sconvolto, infastidito, arrabbiato... Nauseato.
Penso a chi sono realmente e mi chiedo se sia giusto che io sia qui in un ambiente tanto diverso dal mio.
Decido che devo ritrovare John e abbandonare Jk per capire cosa desidero realmente.
Me ne vado quasi subito... Non posso tollerarlo oltre... Ogni passo che faccio mi porta lontano da Jimin...
Prendo una stanza in un motel... Dopo essermi fatto una doccia rigenerante. Guardo il telefono abbandonato sul letto.
Le chiamate di Jimin dopo poco tempo sono già dieci... Ci sono anche dei vocali che non ascolto.
Non riesco a pensare a lui in questo momento.
Faccio il numero e resto in attesa di quella voce che per me dovrebbe essere familiare.
-papà
Dico soltanto.
-John...
Sembra che le parole non gli vengano.
-sono vivo.
-tua madre e Taehyung erano preoccupati.
Lui no ovviamente.
-sto bene... Possiamo incontrarci?
Chiedo cercando di avere una voce sicura.
-si vieni qui da me in azienda?
-no. Troviamoci al Parco Berger dove ci portavi in bicicletta quando eravamo piccoli.
-te lo ricordi...
-ricordo tutto... Anche quando ho graffiato la bici cadendo e mi hai dato un ceffone.
-era per insegnarti il valore delle cose.
-certo... Ovvio... Ci vediamo allora domani alle 16 ok?

Faccio l'altro numero quello importante.
-ispettore Choi
Risponde.
-sono John... Anticipiamo i tempi... Facciamolo domani mattina al parco Berger alle 16 incontrerò mio padre.
-dobbiamo mettere in sicurezza la persona che è con lei prima.
-Sono in un motel lontano da dove abita proprio per precauzione.... Rive D'Aux n. 712 sopra il calzolaio, lavora al Fake Club...Si chiama Jimin è un ragazzo piccolo di statura biondo... bellissimo... può mandare qualcuno a proteggerlo.
Ed è così che accade.

L'indomani incontro mio padre...
Trovarci faccia a faccia non è facile.
-cos'è successo?
Mi chiede.
-mi hanno aggredito gli uomini di Jinoshi... Avevo scoperto i vostri fondi neri...Come hai fatto papà a sporcarti così? Volevano uccidermi sai?
Dico scrutando il suo viso perché ho il dubbio che ne sia al corrente...
In realtà è sconvolto.
-sapevi e non mi hai detto niente.
Dice chinando il volto.
-l'ho scoperto per caso... Da un controllo contabile... Pur non essendo un esperto non mi tornavano certe cose...
Lo sai che lui ti sta derubando...
Jinoshi... Quei fondi non li ricicla in quell'azienducola come gli hai ordinato tu che li volevi riutilizzare... Ha trovato il modo di sottrarli quel bastardo... Ma tu... Rovinarti così... Finirà sui giornali e sporcherai il mio nome e quello di Tae. Non ce lo meritiamo.
-non succederà...
Dice una voce laida alle mie spalle mentre sento la canna di una pistola premermi sulla colonna vertebrale. .
-tu morirai come avevo già deciso... Se non fosse stato per quel vecchio idiota i miei ti avrebbero finito.
Non mi giro lascio che parli mentre guardo in volto tristemente mio padre.
-è questo che vuoi? Che io muoia? Sono sangue del tuo sangue.
-no!
Urla mio padre gettandomi di lato incoscientemente sorprendendo Jinoshi per l'ardire e iniziando una colluttazione ... Parte un colpo che ferisce mio padre ad un braccio, lui non si arrende.
Ma è una cosa breve non riesco neanche a fermali perché interviene l'ispettore Choi e i suoi uomini prontamente.
Jinoshi e mio padre vengono ammanettati entrambi.
Prima di essere trascinato via riesce a dirmi
-perdonami John...
So che lo farò prima o poi, perché è pur sempre mio padre.
Sopraggiunge anche Tae che mi abbraccia piangendo, e del suo abbraccio ho davvero bisogno.

L'ispettore Choi dopo la deposizione alla centrale mi riporta lui personalmente a casa mia, perché Tae deve ancora finire, dato che hanno sentito prima mio padre e me.
-abbiamo controllato non ci sono terzi incomodi può salire in casa tranquillamente.
Mi dice rassicurandomi
-grazie.
-ah John... Quel Jimin... Sta bene... Ok?
-si si grazie me l'ha detto un suo agente.
-che tipo! Ci crederebbe mi ha mandato a cagare quando l'ho prelevato fuori dal Fake Club. Ho visto un pezzetto di un suo spettacolo... Farebbe resuscitare anche i morti...
Lo fulmino con lo sguardo e capisce subito di aver detto qualcosa fuori posto.
-scusi John...non avevo idea che voi due aveste un qualche rapporto...
-a dire la verità non so niente di me in questo momento, neanche questa cosa. Non so cosa voglio e quella che sarà la mia vita... Credo che mi prenderò un po' di tempo.
-è comprensibile direi.
Dice battendomi una mano sulla spalla prima di salutarmi.

Un'altra vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora