Dylan
Dopo aver pronunciato quelle parole andai via.
Feci l'unica cosa che da sempre mi riusciva meglio:fuggire,
cosa di cui l'avevo incolpata in biblioteca poco prima, solo per infastidirla.Dovetti radunare tutta la mia buona forza di volontà per andarmene,
il suo profumo al cocco era come una calamita per me,
tutto di lei sprigionava purezza,
quell'ingenuità bella che sembrava mancare a parecchie ragazze nella scuola.E ingenuità che per primo mancava a me..quella che mi era stata tolta via parecchi anni prima dagli eventi tragici della vita.
Non amavo giustificare ciò che facevo.
Perché ero uno stronzo e su quello non ci pioveva.
Il mio carattere era brusco e diffidente..Tuttavia sapevo che nessuno mi aveva mai insegnato come amare.
Quindi per me non esisteva l'amore assoluto, non credevo ai "ti amo".
È tutto solo un illusione a cui la gente crede pur di portare avanti le proprie relazioni e perdonare i tradimenti.
E io non volevo vivere di illusioni.
Rachel, con quelle labbra rosse come la ciliegia, mi guardava con due occhioni stracolmi di domande, delle quali mi avrebbe voluto riempire,
lo intuivo dalle sue sopracciglie aggrottate.Avrei voluto sentire ciò che aveva da dire, ma non potevo.
Sapevo che lei non poteva essere una delle tante..
Lei non doveva essere niente,
troppo bimba per uno come me che di legami non e vuole proprio sentire.
Io l'avrei fatta soffrire e non potevo permettermelo.Sembrava fragile,
avevo visto cosa le era successo dopo Ashley,
dopo ciò che quella stronza le aveva inflitto, le era mancata l'aria e una miriade di pensieri aveva preso a ronzarle attorno.Chissà in quali tortuosi pensieri o magari quali ricordi si era persa, in quel momento, una mente dolce come la sua ..
Ashley l'aveva presa come bersaglio.
La invidiava e io non potevo darle torto.Aveva un viso così bello da rimanerne stupiti,
un viso semplice privo di maschere,
due occhi dove tutte le sue emozioni si mostravano senza filtri.
E un corpo da far paura,
magro e con le giuste-giustissime forme.Ma da me doveva stare alla larga, volevo solo avvisarla che qui le persone non erano amiche di tutti, qui si detestavamo e avrebbero fatto di tutto per ottenere ciò a cui più ambivano.
Dopo aver espresso i miei più sinceri pensieri, liberai i suoi fianchi dalla mia presa, e le voltai le spalle, senza riuscire a dimenticare il suo corpo che sapeva di cocco.
Ero parecchio esausto psicologicamente dalla giornata, anche se avevo voglia di andare al campo da basket.
L'unica cosa che mi fotteva il cervello e mi permetteva di vivere.
Vivere senza rimorsi e rimpianti, poiché dimenticavo persino chi fossi.
C'era il mio corpo e una palla,
l'unica preoccupazione era fare punto, segnare, e fare alzare tutti dalle tribune,
il resto era NIENTE.Purtroppo l'allenamento sarebbe stato solo due ore più tardi.
Dovevo trovare un'alternativa plausibile e certamente il "Black night" non lo era.
Quel bar sarebbe solo servito ad affogare per un momento i demoni che più mi atterrivano, dopo, quando sarei uscito da lì loro sarebbero tornati a galla.
Lo avevo compreso,
lo avevo capito,
ma per quanto ne avessi preso consapevolezza, certe volte quello era l'unico luogo dove mi potessi rifugiare.
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A new start (In revisione)
RomanceDal testo: > Rachel Anderson si è appena trasferita a New York. È al 4 anno del liceo, ormai reduce da eventi che hanno segnato negativamente la sua vita non si aspetta nulla dalla nuova scuola e dalla sua nuova vita, soprattutto dopo la morte del...