Perché se parlare è difficile, capirsi lo è ancora di più.
Rachel
Sentivo ancora la testa pulsarmi incessantemente.
Le palpebre sembravano macigni da sollevare, perciò li tenni chiusi per un altro po,
emettendo alcuni versi per il fastidio che stavo provando.Distesi la mano sulla superficie in cui ero coricata per capire se almeno ero ancora viva.
Un odore familiare mi raggiunse riportandomi alla realtà.Stropicciai gli occhi e con molta fatica li socchiusi.
Quello che vidi fu il nero più totale.Cercai di voltarmi per vedere dove mi trovavo ma non ci riuscii, ogni mio muscolo sembrava essersi immobilizzato e irrigidito.
<<bambolina>>
Bambolina..
Ero con Dylan, nessun altro mi chiamava così.
<<D-Dylan>> sussurrai con le poche forze che ancora non mi avevano abbandonata.
Ecco di chi era l'odore, muschio e menta mi avvolsero in un'aspiralide che conoscevo benissimo.
Solo dopo dieci minuti buoni riuscii a voltarmi, poggiandomi sul fianco.
Mi ritrovai la figura imponente di Dylan seduto al bordo del letto.
Vidi la sua canottiera e presto ricordai.La festa, la lite,Il campo da basket e infine quando mi ero sentita male.
Aveva i capelli bagnati, per via del sudore, che gli ricadevano sulla fronte.
Leggere occhiaie contornavano i suoi occhi velati da una patina lucida.
Il suo torace muscoloso era piegato verso di me e fasciato dalla canottiera che imperlata
di sudore aderiva al suo busto risaltando gli addominali.Bello da togliere il fiato.
Poi mi resi conto che i suoi bicipiti prorompenti erano tesi verso di me e che la sua mano non riuscivo a vederla.
Notai una strana sensazione di bagnato sulla fronte e dopo collegati tutto.
Dylan mi stava tenendo della stoffa bagnata sulla fronte.
Sgranai gli occhi e feci una domanda ovvia
<<Cosa mi è successo?>>
Vidi il suo sguardo ammorbidirsi e i suoi occhi puntare i miei
<< Sei svenuta, non sapevo dove portarti e ti ho portata nel mio appartamento>> mi spiegò lui abbastanza stupito dagli eventi che si erano susseguiti.
Tutto a d'un tratto, poggiai le mani nel materasso e mi tirai su indietreggiando verso lo schienale.
E un pensiero assillante si impadroní della mia mente.
Non mi succedeva da parecchio tempo.
Lo stomaco bruciava e mi supplicava di ingerire qualcosa.
Mi piegai su me stessa cercando di attutire il dolore.Non avevo mangiato più nulla da questa mattina.
Dylan però non si stupì, anzi mi guardò consapevole.
<<Non hai mangiato niente per troppo tempo>> ammise più a sé stesso che a me.
L'ultima volta che ero svenuta per mancanza di cibo era stata un anno fa.
Mi sentii sconfitta, delusa da me stessa e annuii a Dylan ammettendo che non avevo ingerito nulla.
Sentivo che non c'era bisogno di mentirgli, non sarei riuscita a celare il mio punto debole.
Non adesso, non con lui .
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A new start (In revisione)
RomanceDal testo: > Rachel Anderson si è appena trasferita a New York. È al 4 anno del liceo, ormai reduce da eventi che hanno segnato negativamente la sua vita non si aspetta nulla dalla nuova scuola e dalla sua nuova vita, soprattutto dopo la morte del...